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India: terminata la lunga protesta di Irom Sharmila ma i militari restano impuniti

12 Agosto 2016

È della scorsa settimana una notizia che ha dato sollievo a molti indiani.

Irom Chanu Sharmila [en, come tutti i link a seguire], nota anche come la ’Iron Lady’ dello stato indiano del Manipur, ha deciso di mettere fine allo sciopero della fame che portava avanti da 16 anni, un record mondiale.

Sharmila ha iniziato la protesta non violenta nel novembre del 2000, e la sua principale rivendicazione era l’abrogazione della Legge per i Poteri Speciali delle Forze Armate (AFSPA), che di fatto garantiva alle forze di governo l’impunità nei loro tentativi di controllo di militanti e separatisti attivi nella regione.

Per tutti questi anni è stata tenuta in detenzione in un ospedale di Imphal, la capitale del Manipur, e forzata ad alimentarsi tramite sonda nasale in ragione di una legge che vieta il suicidio.

Sharmila ha dichiarato in un comunicato che sente di non poter più vincere la battaglia contro l’AFSPA tramite il solo digiuno.

Ha inoltre espresso il chiaro desiderio di sposarsi e candidarsi alle prossime elezioni in Parlamento, dove continuerà a opporsi alla legge.

Sharmila ha iniziato la sua protesta nel novembre del 2000 dopo che 10 persone, di cui 2 bambini, furono uccise dalle truppe della forza paramilitare Assam Riflesdu ad una fermata di un bus vicino a Imphal.

Sharmila è stata messa in carcere, come previsto dalla sezione 309 del Codice Penale indiano, per aver tentato il suicidio iniziando lo sciopero della fame. Da allora è stata rilasciata e riarrestata ogni anno, e proclamata “icona di pubblica resistenza” nella regione, dove il governo centrale resta impopolare.

Qualche mese fa un tribunale ne ha richiesto il rilascio dalla detenzione provvisoria.

Mentre le sue azioni scatenavano la polemica, non vi sono dubbi sul fatto che le forze leali al governo centrale abbiano continuato a godere di una larga impunità durante le operazioni per il controllo dei conflitti nell’India del Nord-Est (inclusi Manipur e Kashmir) grazie all’ AFSPA.

L’AFSPA è diventata legale in Manipur nel 1958.

Per il cinquantenario della legge, nel 2008, Makul Sharma ha scritto su Kafila.org:

È una legge in vigore in gran parte del Nord-Est che dà alle forze armate dei poteri speciali in una località se definita ‘zona turbolenta’. Eppure, sebbene l’AFSPA sia considerata necessaria da apparati statali e ufficiali dell’esercito per proteggere lo Stato da disordini interni, salvaguardare l’integrità della nazione, lottare contro terrorismo e insurrezioni e proteggere zone di confine sensibili, è stata fortemente contestata e rigettata dai difensori dei diritti umani e da organizzazioni femminili e gruppi politici, poiché sentita come mezzo di facilitazione per gravi abusi ai diritti umani, impunità, stupri e torture, e un modo per mettere a tacere il dissenso democratico.
Gli abusi commessi dalle forze di sicurezza che operano nella regione sono ben documentati, malgrado la mancanza di interesse dimostrata dalla stampa nazionale.

L’anno scorso Lalit Shukla ha sottolineato sul sito alternativo Raiot:

L’AFSPA viola i diritti costituzionali fondamentali: alla vita, alla libertà, alla libertà di parola ed espressione, il diritto di riunione pacifica, di libero movimento, di pratica di qualsiasi professione, di protezione contro gli arresti arbitrari e di libertà di religione, così come espresso dagli Articoli 21, 14, 19, 22 e 25 della Costituzione.

A novembre 2010, Anjuman Ara Begum ha pubblicato su Twocircles.net una serie di articoli che raccontano nel dettaglio la protesta di Sharmila.

La seconda parte è dedicata ai massacri “irrisolti” nel Manipur, avvenuti tra il 1984 e il 2000, anno in cui è iniziata la protesta di Sharmila.

Di recente, una sentenza storica della Corte Suprema indiana ha richiesto un’indagine sui circa 1.528 casi di presunte uccisioni extra-giudiziarie da parte delle forze di sicurezza a Manipur tra il 2000 e il 2012.

La Corte ha inoltre espresso il proprio parere circa il fatto che non vi sia impunità per le forze armate operanti secondo i termini dell’AFSPA.

Ankita Mukhopadhyay del Being Indian analizza come in India le battaglie di Sharmila siano generalmente ignorate:

Penso che sia arrivato il momento di applaudire lei e la lotta del popolo di Manipur invece che ignorare queste notizie come fossero cose da tutti i giorni. Perché non lo sono.
Vishnu Pillai del Youth Ki Awaaz scrive:

I media nazionali l’hanno ignorata. Come fosse la celebrazione di un anniversario, erano soliti mostrare il suo digiuno, anno dopo anno, una, due, tre fino a quindici volte. Poi se ne dimenticavano. Non hanno mai insistito su quello che lei voleva – l’abrogazione dell’AFSPA. Hanno creato la storia del suo digiuno, ma non quella del motivo per cui lo faceva. Hanno deciso di evidenziare il messaggero ma non il messaggio. Forse dava loro migliori indici di ascolto.
Felicitandosi per la decisione di Sharmila di cessare il digiuno pur restando politicamente attiva, la Save Sharmila Solidarity Campaign (SSSC) ha voluto sottolineare la lunga attesa per i diritti fondamentali in Manipur, così come in altri stati dal Nord-Est e in Kashmir, dove la gente continua a vivere terrorizzata dai militari.

L’onnipotenza dell’AFSPA, la presenza di altri disumani ordinamenti giuridici (come la Legge sulle Zone Turbolente, applicata in Manipur nel 1980) e l’assenza di un sistema che costringa il personale militare fuori controllo a rispondere delle proprie azioni, si sono amalgamate in una colossale rete di ingiustizie.