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Il pugno di ferro del presidente filippino

26 Agosto 2016

Il 30 giugno Rodrigo Duterte, 71 anni, è diventato il nuovo presidente delle Filippine. Ex sindaco di Davao, Duterte è conosciuto nel suo paese con il soprannome “The punisher”, il castigatore, per la sua violenta lotta contro il crimine e la droga.

A maggio, in una conferenza stampa, ha detto che se fosse stato eletto avrebbe fatto sparire spacciatori, rapinatori e nullafacenti, aggiungendo che a loro non sarebbe stata applicata nessuna legge sui diritti umani. Duterte ha annunciato inoltre che avrebbe ripristinato la pena di morte.

Dall’inizio del suo mandato, la lotta contro la droga ha fatto più di 1.800 morti, molti dei quali sono stati uccisi dai “giustizieri”, ovvero cittadini che sono stati incitati direttamente dal presidente a sparare sui trafficanti o sui presunti tali. Agli agenti di polizia, nei confronti degli spacciatori, Duterte ha chiesto di “sparare per uccidere”.

Il 18 agosto l’Onu ha criticato duramente l’operato del governo filippino, chiedendo a Duterte di interrompere “l’ondata di esecuzioni e di uccisioni extragiudiziali” e di amministrare la giustizia nei tribunali.