General

Da omicidio a suicidio d’onore

5 Agosto 2016



Derya
è una ragazza di 17 anni che viveva con la sua famiglia nella città di Batman,
un luogo a sud-est del territorio turco. Derya commise il crimine di
innamorarsi di un ragazzo che aveva conosciuto a scuola, sebbene fosse al
corrente dei rischi che stava correndo: la zia era stata uccisa dal nonno per
aver frequentato un uomo.
Da quando però la
ragazza aveva incontrato il giovane, per la prima volta si sentì libera e volle
perciò continuare la relazione ed esprimere la sua indipendenza.
Un giorno la
famiglia scoprì la sua storia d’amore e i giorni felici di Derya finirono:
dapprima la madre avvertì la giovane del fatto che il padre l’avrebbe uccisa, e
successivamente tutta la famigli venne coinvolta, anche i fratelli e gli zii
iniziarono a inviarle messaggi telefonici con i quali la minacciavano di morte,
talvolta i messaggi erano così frequenti che arrivavano a 25 durante l’arco della
giornata. Le minacce furono anche verbali, uno degli zii le consigliò di
togliersi la vita da sola, altrimenti l’avrebbero uccisa.
La ragazza sopportò
questo comportamento dei familiari per diverso tempo, fino a quando decise di
esaudire i desideri della famiglia e suicidarsi perché pensava di aver
disonorato la famiglia. Prima saltò nel fiume Tigre per cercare di affogare,
poi provò a impiccarsi, infine si tagliò le vene con un coltello da cucina, ma
fortunatamente nessuna di queste brutali azioni condussero Deyra alla morte.
Dopo mesi passati in
quest’incubo la ragazza chiese aiuto per scappare dalla famiglia, ed ora si
trova in un rifugio lontano dal luogo d’origine.
La storia di Deyra
mostra un’altra faccia del fenomeno dell’omicidio d’onore in Turchia: il c.d. suicidio d’onore; purtroppo moltissime
altre storie non si concludono come quella di questa giovane, i suicidi d’onore
rappresentano una realtà concreta che coinvolge donne spesso molto giovani.
L’espressione
suicidio d’onore si riferisce a quella pratica seguita dalle famiglie che
consiste nel forzare le figlie o le parenti di sesso femminile, a togliersi la
vita.[1]
Nei casi più comuni,
le ragazze vengono rinchiuse in una camera in compagnia di una pistola, di una
corda e una sedia, o di un coltello, o vengono minacciate e “sfinite” da
atteggiamenti violenti e carichi d’odio che costringono loro alla morte.
La causa che motiva
il suicidio è sempre la stessa: la condotta disonorevole ed immorale della
vittima, che agli occhi della famiglia deve ripristinare l’onore familiare da
sola e risolvere il danno che ha provocato.
I suicidi si verificano nelle comunità e nelle famiglie che conducono
una vita basata sul tradizionale sistema di valori fondato sull’onore e su una
struttura sociale patriarcale.
Geograficamente, il
fenomeno dei suicidi sembra maggiormente legato alla zona sudorientale della
Turchia, non essendoci però statistiche ufficiali è difficile collocarlo in
modo certo.[2]
L’assenza di reports
e statistiche rappresentano un problema anche sul fronte della diffusione
numerica del fenomeno attraverso il paese e creano diverse incertezze rispetto
alla diversa presenza di tale fenomeno prima e dopo la riforma del codice
penale.
Su quest’ultimo
punto in particolare la dottrina dibatte: molti affermano che il numero dei
suicidi sia aumentato in modo spropositato a seguito dell’introduzione del
codice penale, altri non si sbilanciano ed aspettano dei dati sicuri.
Una parte degli
studiosi è convinta quindi che il fenomeno dei suicidi d’onore sia emerso
simultaneamente con l’adozione del nuovo codice penale nel 2005, in quanto
quest’ultimo ha inasprito la pena per chi commette omicidio in nome dell’onore,
portando di conseguenza le famiglie che vivono in questi contesti, a scegliere
di costringere le donne ad uccidersi in modo da evitare qualsiasi ripercussione
dal punto di vista legale.[3]
Prima dell’entrata
in vigore del codice penale raramente la stampa turca ed internazionale parlava
del suicidio d’onore, dal 2005 le autorità e persino le Nazioni Unite hanno
notato un drastico aumento del fenomeno, tanto che è stato inviato un membro
della Nazioni Unite, Yakin Erturk, ad investigare su queste misteriose morti e
capire se questi suicidi sono in realtà omicidi d’onore “camuffati”[4].
Il rapporto in questione, presentato nel 2006, che si inserisce nel contesto
generale sulla violenza contro le donne[5], si è
espresso con orrore per le numerosissime morti che coinvolgono le donne, ma non
si è potuto dimostrare un collegamento tra suicidi e il contesto dell’onore
familiare per tutti casi presi in considerazione.
A dispetto però di
questa documentazione, ne è stata pubblicata un’altra dall’organizzazione turca
per le donne, KA-MER, la quale ha intervistato 414 persone e tra i risultati
emerge che una vastissima porzione di suicidi registrati sono stati forzati o
indotti dalla famiglia allo scopo di ristorare l’onore perduto. [6]Secondo
l’organizzazione esiste una connessione diretta tra la riforma penale, le
famiglie e le morti delle giovani donne, ed afferma quindi che l’incremento dei
suicidi sia una conseguenza indiretta della riforma penale.
Come menzionato
prima, la mancanza di statistiche complete non permette di affermare con
sicurezza la realtà del fenomeno dei suicidi d’onore, oltre a ciò si aggiunge
il fatto che svolgere delle indagini in merito è difficoltoso, soprattutto
quando le donne non sopravvivono, è estremamente raro che la famiglia della
vittima confessi il crimine di istigazione al suicidio, specialmente se
l’obiettivo dei familiari è evitare un processo penale e la pena in carcere.
Ciò che rimane
invariato oggi rispetto al passato è la persistenza degli omicidi e dei suicidi
in nome dell’onore, si spera di poter vedere in un futuro prossimo l’incidenza
e la gravità della pratica dei sucidi per poter intervenire e risolvere la
questione, sia con mezzi legali che mediante strumenti di ordine sociale.[7]

[1] RUBIN, Between
Traditional Practice and Secular Law: Examining Honor Killings in Modern Turkey
,
2010, in middlebury.edu, pag 9.
[2] KOGACIOGLU, The
traditional effect: framing honor crimes in Turkey
, in a Journal of
feminist cultural studies, 2014, pag 129.
[3] HOWDEN, UN Investigates ‘Forced Suicides’ in
Turkey, The INDEPENDENT (May 25, 2006), http://www.independent.co.
uk/news/world/europe/un-investigates-forced-suicides-in-turkey-479641.html.
Ultima visita 23/10/2015
[4] CORBIN, Between
saviors and savages: the effect of Turkey’s revised penal code on the
transformation of honor killings into honor suicides and why community
discource is necessary for honor crime eradication, in Emory international law
rewiew,
2014,  vol. 29, pag 312.
[5] United Nations Expert on Violence Against Women
Concludes Mission in Turkey, U.N. HUMAN RIGHTS (May 31, 2006),
http://www.ohchr.org/en/NewsEvents/Pages/DisplayNews.aspx?NewsID=7658&
LangID=
[6] KAMER, We
can stop this
, 2011, pag 175..
[7] CORBIN, Between
saviors and savages: the effect of Turkey’s revised penal code on the
transformation of honor killings into honor suicides and why community
discource is necessary for honor crime eradication, in Emory international law
rewiew,
2014,  vol. 29, pag 315-317.