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Bambini soldato, l’esercito di minori coinvolti nei conflitti

23 Agosto 2016

Oltre 250 mila costretti ad azioni di guerra o a farsi saltare in aria. Solo negli ultimi due anni protagonisti di 100 attentati. Firmati da Isis e Boko Haram.

L’ultima immagine arriva da Kirkuk e ritrae un ragazzino di 15 anni con indosso una maglietta di Lionel Messi che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto camuffare la cintura esplosiva necessaria a compiere una strage.
Dopo l’arresto il 15enne si è giustificato dicendo di essere stato «rapito, sedato e costretto» a compiere un attentato suicida da parte dell’Isis. Il  comando della polizia di Kirkuk ha spiegato invece che un fratello dell’adolescente era riuscito a farsi saltare in aria un’ora prima in una moschea sciita e che i due giovani erano stati «addestrati e incoraggiati dal padre a compiere azioni suicide».
OLTRE 250 MILA BAMBINI SOLDATO. Solo l’ultimo caso di una drammatica escalation, quella dei bambini utilizzati nei conflitti o dalle organizzazioni terroristiche per la loro capacità di portare a termine missioni suicide senza opporre resistenza.
«Un’emergenza da combattere», come sottolineato da Telefono Azzurro, secondo cui sarebbero «ancora oltre 250 mila i minori arruolati nei conflitti armati di tutto il mondo e costretti a combattere». Un cifra in linea con quella diffusa dall’Unicef, tra le prime organizzazioni a sottolineare l’enorme mole di bambini soldato impiegati in quello che la Corte penale internazionale considera un crimine di guerra.
TRIPLICATO L’USO DA PARTE DELL’ISIS. In base a un rapporto della Georgia State University del febbraio 2016, l’uso di minori da parte dello Stato islamico nel corso di un anno è triplicato. Per il Combating terrorism centre, il 39% dei giovani rimasti uccisi è morto facendo esplodere veicoli, il 33% agendo come combattente a piedi, il 18% prendendo parte ad attacchi di gruppo conclusi con azioni kamikaze.
SOLO IN SUDAN SONO 16 MILA. L’utilizzo dei bambini permette ai terroristi di aggirare i controlli e di risparmiare i miliziani adulti per altre azioni più complesse. Sempre secondo l’Unicef sarebbero all’incirca 16 mila i bambini soldato in Sud Sudan, dei quali 650 reclutati solo nel 2016; centinaia di migliaia sono gli under 14 indottrinati nei campi di addestramento in Siria e in Iraq. Senza considerare i minori che Boko Haram rapisce e poi libera in spazi pubblici imbottiti di esplosivo.

Un attentato su cinque opera di minori

Lo Stato islamico non ha mai nascosto la sua intenzione di sfruttare i bambini e di creare future generazioni di jihadisti, chiamando i giovanissimi arruolati «cuccioli del Califfato». Sulla sua rivista Dabiq ha invitato i genitori musulmani a sacrificare i propri figli in nome della «causa».  Tra gli altri gruppi estremisti che usano minori, come detto, c’è Boko Haram: l’Unicef ritiene che uno su cinque attentati suicidi dell’organizzazione in Nigeria, Camerun e Ciad sia compiuto da minori.
OLTRE CENTO ATTACCHI. Oltre un centinaio gli attentati negli ultimi due anni in tutto il mondo che hanno visto protagonisti bambini soldato. Solo in Siria e Iraq l’Unicef ha contato 89 attacchi con baby-kamikaze dal 2014.
«Gli ultimi fatti di cronaca», spiega Telefono azzurro, «fotografano il dramma crescente dei bambini-kamikaze, reclutati e utilizzati come inconsapevoli strumenti di morte. Bambini, molto spesso di appena otto anni, utilizzati per combattere in prima linea, ma anche per partecipare a missioni suicide e agire come spie. Molti di loro vengono reclutati forzatamente, altri si uniscono a questi gruppi criminali nella speranza di migliori possibilità di sopravvivenza, spesso per fuggire alla povertà».
PERDITA DI COMPETENZE EMOTIVE. «Questi bambini sono esposti a gravi conseguenze psicologiche, a causa delle esperienze traumatiche che sono costretti a vivere», sottolinea Ernesto Caffo, presidente della onlus e docente di Neuropsichiatria infantile. «Sono soggetti a una perdita di tutte le competenze emotive ed empatiche tipiche dell’età, oltre che a una drammatica incapacità di gestire le emozioni. ‘L’altro’ è da loro percepito come un oggetto nemico e per questo maturano istinti distruttivi e aggressivi. La vita, degli altri ma anche la propria, non ha più alcun valore. Per questo, infatti, si registra tra di loro un indice di suicidi molto alto».