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Turchia: il muezzin torna a cantare da S. Sofia


Turchia, la sfida al mondo cristiano: il muezzin torna a cantare da Santa Sofia
S. Sofia

In
una Istanbul vuota di turisti stranieri dopo l’attentato di martedì
sera all’aeroporto internazionale Ataturk, il canto del muezzin è
risuonato dopo 85 anni a Santa Sofia, nella Piazza Sultanahmet oggetto
già a gennaio di un attacco kamikaze che uccise 10 visitatori tedeschi.
E’ la prima volta che accade da quando il museo, uno dei gioielli
architettonici della Turchia, fu convertito in struttura artistica dopo
essere stato prima una basilica e poi una moschea.

Un gesto di sfida consapevole al mondo cristiano, anche perché sono anni
che la minaccia di tornarvi a pregare innalzando lodi al profeta
Maometto viene avanzata con il diretto consenso del governo turco,
conservatore di ispirazione religiosa, e ora portata a termine con il
suo esplicito consenso.

Le note modulate del muezzin sono partite nella notte dall’interno
dell’edificio. Il richiamo ai fedeli, anzi, è stato trasmesso alla tv,
in diretta, presente l’autorità spirituale più alta del Paese, il Gran
Mufti della Turchia, capo della presidenza turca per gli Affari
religiosi (Diyanet), Mehmet Gormez. Fu proprio Gormez, la cui
particolarità è di avere un incarico non solo confessionale ma anche
come alto funzionario del governo, a criticare lo scorso anno Papa
Francesco per le sue parole sul genocidio armeno non riconosciuto come
tale da Ankara. E a polemizzare prima del suo arrivo in Turchia, quando
Jorge Bergoglio decise la sua visita a Istanbul nel 2014.

Sono almeno 4 anni che inviti alla preghiera erano già stati annunciati e
diffusi dai minareti di Santa Sofia, però mai prima d’ora il muezzin lo
aveva fatto dall’interno dell’edificio. Il canto è risuonato dopo la
cosiddetta ‘notte del potere’, al termine dell’ultimo venerdì di
Ramadan, il periodo del digiuno musulmano tuttora in corso, che rievoca
la rivelazione del Corano al profeta Maometto.

Santa Sofia fu trasformata in un museo laico nel 1935 dal fondatore
della Turchia repubblicana, Mustafa Kemal, detto Ataturk, il padre dei
turchi. Completata come basilica cristiana dall’imperatore bizantino
Giustiniano I nel 537, Santa Sofia era stata quindi convertita in
moschea nel 1453, dopo la conquista ottomana di Costantinopoli.

Più volte, di recente, gruppi radicali islamisti hanno manifestato
davanti all’edificio per chiedere un suo ritorno a luogo di preghiera
islamico. Un’eventualità non esclusa dalle autorità turche. La lettura
del Corano nei pressi della ex basilica aveva in passato scatenato già
polemiche con la Grecia, che attraverso il ministero degli Esteri di
Atene aveva criticato la scelta. Una presa di posizione definita però
“inaccettabile” dal responsabile degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.
Adesso il nuove gesto è destinato a scatenare dure polemiche, e proprio
con il Vaticano.

FONTE: Repubblica