General

Se avessi una pistola

di Jeremy Adam Smith, trad. di Agnese Tortosa, 14 luglio 2016



Ho ascoltato la voce di Jeronimo Yanez [en] dopo che aveva sparato a Philando Castile [en], ecco
cosa ho sentito: la voce di un uomo che sperava di essere il bravo
ragazzo con la pistola, confrontarsi con il fatto che poteva sembrare il
ragazzo cattivo, impaurito, quello che protegge se stesso dal buio ma
che non è in grado di proteggere gli altri da una minaccia imminente,
come aveva immaginato di poter fare da poliziotto.


Ho sentito nella sua voce la consapevolezza che sparare ad un uomo
che ha una donna e un bambino in macchina è terribilmente crudele e
assolutamente non eroico. Per me, non c’era nient’altro che dolore e
paura nella sua voce.


Ho pensato anche a Castile. Portava con se un’arma da fuoco perché
pensava che l’avrebbe tenuto al sicuro. Forse aveva troppe fantasie in
mente, di lui che protegge le persone che ama grazie ad una pistola. Se
nessuno dei due uomini avesse avuto un’arma, Castile sarebbe vivo,
libero di commettere errori, di amare, odiare e crescere; Yanez avrebbe
già scordato il biglietto da lui scritto in merito al fanalino rotto, e
Diamond Reynolds e sua figlia non avrebbero dovuto essere tormentate
dagli incubi per il resto della loro vita.



Ho pensato a tutte le volte che la violenza ha sferzato la mia vita, e
mi sono immaginato con una pistola in mano. Un paio di settimane fa,
mio figlio ed io abbiamo visto un uomo aggredire una donna su Telegraph.
Io mi sono alzato di scatto e ho detto qualcosa di stupido tipo “ehi,
basta, non è giusto!” e la cosa è finita lì. Il tizio mi ha guardato, ha
sbattuto le palpebre e se n’è andato. Dopo un po’ è tornato indietro,
si è scusato sia con lei che con me (in modo strano e da spostato, ma
questa è un’altra storia – e sì, ho chiamato la polizia, o almeno ci ho
provato, ma di nuovo, questa è un’altra storia). Che cosa sarebbe potuto
accadere se avessi avuto una pistola nella giacca? La mia mano sarebbe
andata proprio lì. La presenza della pistola mi avrebbe portato a dire
parole più dure, più aggressive. Mio figlio avrebbe potuto vedermi
mentre sparavo a quell’uomo, o ad uno dei presenti. Oppure avrei potuto
sparare addirittura a mio figlio se qualcosa fosse andata davvero
storta.



Ma niente di questo è successo. Siamo tutti vivi. Quando penso a
tutte le volte che sono stato aggredito, minacciato o alle volte in cui
ho assistito a scene di violenza, penso sempre che in nessuno di questi
casi una pistola avrebbe potuto migliorare le cose. E non sto dicendo
che non ci sarà mai una possibilità in cui una pistola potrebbe essere
utile, ma la mia esperienza mi dice che questa occasione potrebbe essere
l’eccezione alla regola.



Durante il fine settimana, passeggiando con la mia compagna ed i
nostri figli, siamo passati davanti ad un negozio che vendeva armi.
Ovviamente i ragazzi sono voluti entrare e fissavano inebetiti le spade,
i coltelli e le pistole. 

Lì ho capito: sono cresciuti con le immagini
di bravi ragazzi che impugnano delle pistole e hanno voluto vivere
quella fantasia per un momento. Ho il dubbio che anche Jeronimo Yanez e
Philando Castile una tempo siano stati come i miei ragazzi.



Annoiato, ho dato un’occhiata ai cartelli affissi sui muri del negozio: State
alla larga! Il proprietario è armato e pericoloso! Avere il controllo
di un’arma significa essere in grado di colpire il proprio bersaglio!

Ogni cosa gridava paura e solitudine. Niente diceva: respira, apprezza
le cose belle della vita e ricorda che siamo tutti fallibili e preziosi.

FONTE: Global voices