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Quando si parla di golpe e di democrazia

Di Evelyn Hecht-Galinski, Sicht vom Hochblauen,
20 luglio  2016, traduzione italiana di
Milena Rampoldi, ProMosaik.

Come ci si protegge in delle situazioni eccezionali che perseguono
l’unico scopo di limitare i nostri diritti e le nostre libertà? In realtà
dovremmo tutti preoccuparci di non diventare vittime inermi della perdita delle
libertà democratiche. Quello che attualmente avviene in Francia, è una caccia
orrenda a inseguimento e una competizione di cosiddetti valori che solo noi
come “comunità di valori cristiano-ebraica” rappresentiamo. Quello che ha
tentato di fare il primo ministro francese Valls subito dopo il terrificante
attentato di Nizza era di attirare l’attenzione sull’islamismo, ignorando tutte
le lacune di sicurezza e i fallimenti delle forze di sicurezza, trasformando il
reo in un islamista a “breve termine” visto che non si riusciva a dimostrare
nessun retroscena islamista.
 E già
questo quadro appare alquanto alienante. Si è forse fatto influenzare da sua
moglie di origine ebraica? 
(1)
La campagna elettorale in atto in Francia ha vissuto una svolta
inquietante: si tratta infatti di una campagna elettorale di agitatori che
cercano di superare i loro concorrenti puntando sulla lotta contro il
terrorismo e di dimostrare le loro competenze, servendosi dello Stato Islamico,
invece di mettere in luce i veri retroscena che sono da ricollegare
all’esclusione, o meglio al disprezzo di una società di francesi dalle origini
maghrebine, che sono quasi privi di opportunità e svantaggiati e stigmatizzati
quali soggetti non socializzabili. Tali condizioni sono le radici di ogni male
e promuovono criminalità ed estremismo. E se poi le persone coinvolte soffrono
anche di malattie psichiche, ci si trova dinnanzi ad un duplice pericolo. Se
dunque dei politici francesi come Valls e i suoi colleghi cercano di trarre
vantaggio da un azionismo cieco al fine di superare il Front National di Marie
Le Pen, muovendosi ancora più a destra, il fascismo è ad un piccolo passo di
distanza. Stiamo molto attenti a non farci coinvolgere dai politici francesi
per iniziare altre guerre. Il candidato alla presidenza francese Alain Juppe ha
già chiesto al governo federale tedesco di esaminare la partecipazione
all’operazione militare in Siria contro lo Stato Islamico. La Francia, con
tutte le sue forze, mediante operazioni militari e i cosiddetti successi
militari all’estero, cerca di distrarre il mondo dalla situazione interna che
si presenta catastrofica. Anche il prolungamento della situazione d’emergenza e
le tre nuove leggi anti-terrorismo e il richiamo del ministro degli interni Cazeneuve
a tutti i “cittadini patriottici” di registrarsi per un servizio volontario di
riserva presso le forze di sicurezza non fa che temere il peggio. (2)
Mentre nello “Stato Ebraico” da decenni si violano impuniti tutti i “valori”
democratici, Erdogan e Putin sono stati elevati a due nemici mostruosi, ovvero
a due mostri mediatici che simboleggiano ogni male. Tutto quello che fanno lo “zar
Putin” e il “sultano Erdogan” è essenzialmente un male.
Nella loro ombra Netanyahu e lo “Stato Ebraico” godono dello stato speciale
della “responsabilità speciale” e vengono nel frattempo lodati come un esempio
da seguire quando si tratta della “lotta al terrorismo”, visto che i
colonizzatori vivrebbero in una situazione quotidiana minacciosa e avrebbero
dunque molta esperienza nella difesa.
Ma quello che si continua a dimenticare, è che il terrorismo nello “Stato
Ebraico” è fatto in casa, in decenni di espulsione, occupazione e pulizia
etnica di un popolo, da continui attacchi contro gli stati vicini, il sorvolare
sopra il diritto territoriale e l’integrità dei confini e la violazione contro
i diritti umani e i diritti dei popoli.
Questa ricca esperienza di oppressione e rappresaglie comunque non
possono servire da esempio alla Germania e alla Francia. Fino ad ora la polizia
in Germania e Francia ancora implementa il diritto e non l’ingiustizia come
nello “Stato Ebraico”. Ed ora persino il famigerato ex attaché militare
israeliano ed esperto di sicurezza Nizan Nuriel invita gli europei a prendere
la decisione se rispettare prima i diritti umani o se non piuttosto il diritto
alla vita! Quello che sta succedendo è una strategia del tutto nuova del think
tank israeliano, della propaganda dell’hasbara, nella lotta per Eretz Israel.
Facendo decadere i diritti umani si vuole che gli europei divengano dei sostenitori
ancora più convinti dell’occupazione illegale della Palestina che farebbero di
tutto pur di proteggere se stessi. Ovviamente sempre con il pretesto della
propria sicurezza nella lotta contro il terrorismo. Ma è veramente questo che
vogliamo: ingiustizia israeliana, dalla licenza di uccidere fino agli omicidi
illegali, le guerre di aggressione, i muri di cemento dell’apartheid, blocchi
di metalli massicci e persino la guerra virtuale, andando a caccia di
terroristi su Facebook? Dunque lo “Stato Ebraico”, con le stessi frasi ripetute
all’infinito quali “siamo l’unico democrazia in Medio Oriente”, stato palestinese
e ritiro ai confini del 1967, e Gerusalemme come “capitale indivisa in eterno”,
è riuscito nella cerchia degli ipocriti cristiani dei valori, sostenuto in modo
alquanto discutibile da parte dell’UE e degli Stati Uniti, ad affermarsi come
membro fisso della coalizione dell’antiterrorismo, ovvero dei “buoni”. E in
questo contesto, l‘“occupazione” non era mai stata tematizzata. (3) (4)
E ancora una volta il regime di Netanyahu, varando la sua nuova legge
sulle ONG, è riuscito a mettere lo “Stato Ebraico” su uno stesso livello con
Egitto, Russia e Turchia. In nessun altro paese occidentale esiste una legge
del genere. Il messaggio di questa nuova legge sulle ONG essenzialmente è questo:
si persegue l’obiettivo dell’intimidazione di tutte le forze ed organizzazioni
che non si trovano nella sfera dell’influenza dell’estrema destra sionista, ma
si impegnano a favore della fine dell’occupazione illegale di Palestina, dei
diritti umani e di più giustizia. Questa legge dunque colpisce esclusivamente
le ONG critiche che ottengono donazioni dall’estero, mentre le organizzazioni
di estrema destra e vicine al governo ottengono aiuti stranieri non dichiarati.
(5)
Anche le autorizzazioni provocanti di innumerevoli nuove colonie, rilasciate
dal regime di Netanyahu, in questo modo sono passate in secondo piano. Al
regime israeliano infatti non poteva succedere di meglio. Infatti ora tutti
sono distratti dalle sue azioni volte all’occupazione illegale della Palestina
e all’obiettivo finale della giudaizzazione della Palestina. (6)
Al momento Netanyahu è sotto attacco per accuse di corruzione, che per
lui e per sua moglie non sono una cosa rara. Allora ha preferito farsi un
viaggio in Africa per vendere “tecnologie e sicurezza” e trattare
dell’estradizione di rifugiati africani. Sebbene Israele e la Turchia si siano
riconciliati, anche se a spese di Gaza, il “forte” Erdogan non è riuscito ad
ottenere l’eliminazione del blocco di Gaza, ma solo una nave carica di aiuti
per Gaza. Sicuramente un pessimo affare per la Palestina! Anche se Netanyahu ha
annunciato di voler continuare la “normalizzazione” nonostante il tentativo di
golpe (che magnanime!) per poi attaccare direttamente l’autorità autonoma
palestinese del Presidente Abbas per glorificare il terrorismo. (7) (8)
Anche il partito democratico americano si è rifiuto di impegnarsi a
favore della Palestina. Dunque un altro giorno nero per la Palestina che non
porta nulla di buono per il futuro. Infatti dopo le elezioni americane la
popolazione avrà votato per la peste o il colera, ovvero per Clinton o Trump! (9)
Durante il regime golpista egiziano al-Sisi è stato lodato come partner
democratico, uomo della pace e mediatore per la Palestina. Il ministro SPD
dell’economia e vie-cancelliere tedesco Sigmar Gabriel ha persino chiamato
l’equivoco dittatore al-Sisi un “presidente impressionante”, anche se dalla
presa di potere del suo regime giorno dopo giorno vengono fatti sparire o
torturare presunti oppositori di questo regime che fa parlare di sé a causa
delle violazioni contro i diritti umani e che mette a tacere con la violenza tutti
gli oppositori con il pretesto della lotta contro il terrorismo e che ha persino
messo in galera il proprio presidente Mursi, eletto democraticamente. Ma quando
si tratta di al-Sisi tacciono tutti coloro che invece sparlano quando si tratta
di diffamare Putin o Erdogan. (10) (11) (12)
Indipendentemente da che cosa si pensa di Erdogan, è un dato di fatto
che il golpe contro un presidente eletto democraticamente è stato giustamente
criticato – in contrapposizione all’Egitto. Un altro dato di fatto: il golpe
fallito contro Erdogan si è rilevato una vittoria della democrazia e del popolo
che è andato sulle strade per opporsi a questo tentativo di golpe al fine di
difendere la libertà che ovviamente deve essere anche difesa nel dopo-golpe e
non deve affondare in una vendetta frenetica. Va anche valutato positivamente
il fatto che tutti i partiti rivali nel parlamento turco, nonostante le loro
posizioni diverse, si siano mostrati solidali nella lotta contro i golpisti.
Visto che il sistema Erdogan è più stabile che mai ora dovrebbe essere condotto
in un futuro democratico. Si dovrebbe iniziare a coinvolgere Erdogan su uno
stesso piano. Demonizzare ed offendere non serve. Quello che necessitiamo è
invece una buona collaborazione con uno stato che a differenza dell’Europa ha
accolto milioni di profughi e entro breve vuole anche dare la cittadinanza a
300.000 profughi siriani.
Ecco quando si parla di golpe e di democrazia…