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Oltre l’ebola, i musulmani sierraleonesi tornano nei luoghi santi sauditi

01 luglio 2016.

È caduto il divieto dei pellegrini musulmani sierraleonesi di recarsi
nei luoghi santi dell’Islam. A due anni dallo scoppio della terribile
epidemia di ebola, l’Arabia Saudita ha tolto le restrizioni per i
musulmani della Sierra Leone. Ottocento di loro potranno raggiungere la
Penisola araba per il tradizionale pellegrinaggio (uno dei precetti
della fede islamica).

Il comitato organizzatore della Sierra Leone ha annunciato con
soddisfazione la disponibilità di Riyad, anche se ha lamentato il numero
limitato di posti riservati ai propri fedeli. Il Governo di Freetown
aveva infatti chiesto i permessi per tremila pellegrini, ma per mancanza
di spazio, le autorità saudite non hanno risposto positivamente.


Al di là della diatriba sui posti disponibili, la notizia è positiva
perché dimostra come ormai si sia allentato l’allarme sull’epidemia di
ebola. Dal 2014, il virus ha colpito, secondo le statistiche
dell’Organizzazione mondiale della Sanità aggiornate a maggio, 28.616
persone causando 11.310 morti. I Paesi più colpiti sono stati la Sierra
Leone (14.124 casi, 3956 morti), la Guinea (3.804 casi, 2536 morti) e la
Liberia (10.666 casi, 4.806 morti). Contagi sono stati registrati in
Mali, Nigeria, Senegal, Spagna, Regno Unito, Italia e Stati Uniti.

Dal gennaio 2016, l’epidemia è stata dichiarata ufficialmente
conclusa, ma il virus ha messo in ginocchio i Paesi più colpiti. La
Banca mondiale valuta l’ammontare delle perdite del prodotto interno
lordo (pil) per questi tre Paesi in 2,2 miliardi di dollari (1,4
miliardi per la Sierra Leone, 535 milioni in Guinea e 240 milioni in
Liberia). Nel 2015 questi Paesi hanno ricevuto delle promesse di aiuto
per oltre cinque miliardi di dollari, che non saranno certo troppi per
risanare queste economie in crisi.
La strada per una ripresa sia sociale che economica è ancora lunga. 

La decisione dell’Arabia Saudita di ammettere i pellegrini sierraleonesi
al pellegrinaggio nei luoghi santi è però un primo passo nella
direzione giusta.

FONTE: Africa rivista