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I tunisini dicono no al centro di intelligence della Nato

20 luglio 2016.

La Nato vorrebbe creare un centro di intelligence in Tunisia, ma tra i tunisini è polemica.

Sabato 9 luglio, Jens Stoltenberg, il segretario generale
dell’organizzazione militare occidentale, ha annunciato l’intenzione di
dar vita a una struttura che avrebbe un duplice scopo: raccogliere
informazioni sensibili in un’area delicata come il Nord Africa e
sostenere le strutture militari e di intelligence tunisine nella lotta
contro il fondamentalismo islamico. Questo progetto, che si inserisce
nel «quadro di una cooperazione rafforzata», è dettato dall’urgenza di
contenere le infiltrazioni del jihadismo che ha proprie basi in Libia e
sta cercando di creare una rete nel Sahara.



Il rapporto tra Tunisia e Nato si è andato via via stringendo proprio
di fronte alla minaccia terroristica. Nel luglio 2015, gli Stati Uniti
hanno concesso a Tunisi lo status «importante alleato della Nato».
Sempre Washington ha fornito materiale bellico all’esercito tunisino.


Ma la creazione della nuova struttura non è piaciuta a tutti. 
I media
tunisini hanno pubblicato editoriali infuocati chiedendo il perché di
questa alleanza con la Nato e il significato di questo centro di
intelligence. In molti hanno sottolineato il pericolo di mettersi sotto
la protezione dell’Alleanza atlantica perché ciò potrebbe attirare sul
Paese le ritorsioni dei jihadisti.


Il ministro della Difesa tunisino si è rifiutato di commentatore e si
è limitato a diffondere un comunicato per spiegare che la Nato
partecipa alla «formazione degli agenti di sicurezza tunisine»
insegnando agli agenti le tecniche di intervento e di difesa più
moderne.

FONTE: Africa rivista