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I terroristi vogliono un’Europa in guerra contro l’Islam

di Gwynne Dyer, trad. Alberto Frigo, 28 luglio 2016.

Il presidente francese Francois Hollande visita una base militare alla periferia di Parigi, il 25 luglio 2016.


“Siamo in guerra”, ha detto martedì il presidente francese François
Hollande, dopo che due presunti militanti del gruppo Stato islamico (Is)
hanno ucciso un prete davanti ai suoi fedeli vicino a Rouen. È il tipo
di cose che i leader si sentono in dovere di dire in casi del genere, ma
che purtroppo comunicano il messaggio sbagliato. 

L’aviazione francese sta già bombardando le truppe dell’Is in Siria,
quindi si può parlare di guerra (anche se priva di vittime sul fronte
francese). Ma non era di quello che parlava Hollande. Il presidente
stava dicendo che la guerra della Francia è in qualche modo interna, e
ha proseguito dicendo: “La nostra democrazia è il loro obiettivo, ma
sarà il nostro scudo. Se restiamo uniti, vinceremo questa guerra”. 

Parole commoventi, e certamente i francesi hanno bisogno di essere
incoraggiati, perché sono ancora sotto shock per la strage di Nizza a
opera del terrorista che ha ucciso 84 persone investendole con un
camion. Ma quelle parole sono sbagliate: se la guerra dei francesi è
interna, contro chi la stanno combattendo? La risposta ovvia, forse
l’unica plausibile, è: “I musulmani francesi”. Che, ovviamente, è
proprio la conclusione cui lo Stato islamico vuole giungano i francesi.


Non sto dicendo che i due illusi adolescenti musulmani che hanno
sferrato l’attacco in chiesa – entrambi nati in Francia – fossero
consapevoli della strategia che sta dietro alla campagna terroristica
dello Stato islamico in Europa. In tutte le campagne, è improbabile che i
soldati semplici ne sappiano (o gliene importi) granché. 


I terroristi vogliono incitare l’odio anti musulmano e portare alla vittoria Marine Le Pen


Ma chi decide la politica dell’Is e gestisce i siti web islamisti
che esortano i giovani musulmani europei a compiere queste azioni
terribili sa esattamente cosa vuole ottenere. In Francia, questi
individui vogliono incitare l’odio anti musulmano, mettere la
maggioranza contro questa minoranza emarginata e portare alla vittoria
Marine Le Pen – la leader del Front national (Fn), il partito
neofascista, islamofobo e contrario all’immigrazione – alle elezioni
presidenziali dell’anno prossimo.

È già praticamente certo che Le Pen sarà una dei due candidati che
andranno al ballottaggio alle presidenziali francesi del 2017. Se gli
attacchi terroristici radicalizzeranno molti francesi cristiani (e non
solo) portando così a una violenza antimusulmana generalizzata, Le Pen
potrebbe addirittura vincere e diventare la prossima presidente
francese.

La strategia dello Stato islamico in Germania è praticamente la
stessa. Il paese, però, costituisce un terreno meno fertile per
l’estremismo islamico: tra i musulmani tedeschi, infatti, gli arabi sono
relativamente pochi, mentre l’Is è un’organizzazione in larga
maggioranza araba. In Germania, inoltre, i partiti di estrema destra
sono molto più deboli del Front national in Francia. Eppure, l’Is vi ha
appena rivendicato due attentati terroristici nella stessa settimana.

Due attentati, non quattro. Sia il giovane afgano
che ha ferito cinque persone a colpi d’ascia su un treno vicino a
Würzburg il 18 luglio sia il siriano cui era stato rifiutato l’asilo e
che si è fatto esplodere all’ingresso di un festival musicale ferendo
altre quindici persone ad Ansbach il 24 luglio hanno proclamato fedeltà
allo Stato islamico.

Ma il diciottenne tedesco di origine iraniana che il 22 luglio, a
Monaco, ha ucciso nove persone, quasi tutte adolescenti, era un giovane
mentalmente instabile ossessionato dalle stragi nelle scuole e
dall’assassino norvegese Anders Breivik. Mentre il rifugiato siriano che
il 24 luglio ha ucciso con un machete una donna polacca a Reutlingen
conosceva la vittima e, secondo la polizia, è probabile che si sia
trattato di un “delitto passionale”.

Tuttavia, entrambi i soggetti erano musulmani, perciò agli occhi di
molti tedeschi c’è semplicemente stata un’ondata di sanguinosi attacchi
islamisti. I due attentati rivendicati dall’Is, di fatto, non hanno
nemmeno provocato vittime, eppure la politica tedesca è in preda a un
panico dalle forti connotazioni islamofobe. La strategia dell’Is sta
funzionando anche in Germania.



Le parole sono importanti, e Hollande sta facendo il gioco dei terroristi


Perché lo Stato islamico vuole una forte reazione islamofoba in
Europa? Perché questo comporterebbe la radicalizzazione di molti altri
musulmani europei, e forse anche l’ascesa al potere di leader populisti
che vogliono davvero “dichiarare guerra all’islam”.


La propaganda dello Stato islamico afferma che l’intero mondo
musulmano è sotto attacco da parte del malvagio occidente, e che solo
l’Is è in grado di difenderlo. Solo se il suo vero pubblico di
riferimento nel mondo arabo crederà a quella menzogna l’Is potrà sperare
di ottenere il sostegno delle masse (e forse, infine, il potere
politico) nei paesi arabi, perciò ha un disperato bisogno che
l’occidente si comporti male.


Ecco perché François Hollande ha sbagliato a dire che la Francia sta
combattendo una guerra interna. Le parole sono importanti, e Hollande
sta facendo il gioco dei terroristi.

Ed ecco perché è probabile che a ottobre gli Stati Uniti assistano a
un’ondata di attentati islamisti sul loro territorio. Per spingere
milioni di elettori statunitensi tra le braccia di Donald Trump non
dovrebbero nemmeno essere troppo clamorosi. E niente sarebbe più gradito
allo Stato islamico di una presidenza Trump.

FONTE: Internazionale