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HOLAAfrica, il sito web che racconta l’orgoglio di essere lesbica

di Antonella Sinopoli, 05 luglio 2016.


Uno dei testi recensiti e consigliati nel sito


Abbattere i tabù, costringere a
guardare in faccia la realtà, fornire uno spazio di informazione e
riflessione, permettere l’incontro di esperienze. Esiste per questi
motivi – e altri ancora – HOLAAfrica, primo sito dedicato alle lesbiche africane. Ma anche alle bisessuali e transgender.


L’idea è venuta a Tiffany Kagure Mugo, scrittrice e attivista keniana, residente in Sud Africa.
Tutto è cominciato con un blog che aveva raccolto così tanti consensi
da farle comprendere quanto fosse importante creare uno spazio
condiviso.



Nel Paese africano, primo in assoluto a legalizzare – nel 2006 – i matrimoni gay, la violenza contro questi ultimi, soprattutto se donne, negli ultimi anni ha raggiunto livelli estremi. Omicidi e lo stupro rituale,
definito “correttivo” sono una piaga sociale difficile da bloccare. 

Ma
questo non frena chi ha voglia di sapere, parlare, raccontarsi, uscire
allo scoperto.



HOLAAfrica – che naturalmente ha anche una pagina Facebook e un account Twitter
– rappresenta un piccolo universo in un panorama ormai niente affatto
sconosciuto. Qualche pruderia – come capita in siti che trattano certi
argomenti – ma anche riflessioni sul femminismo pan-africano da parte delle contributors del sito. Riflessioni che manifestano la filosofia che anima l’iniziativa.


Lo scopo è proprio quello di poter parlare di tutto:
dal sesso, appunto, alle relazioni difficili; dai consigli di lettura,
agli eventi pubblici come un gay pride o un workshop sui media digitali;
dai consigli su come proteggersi da attacchi online, a esibizioni
d’arte.

Persone che si incontrano, non solo in Rete, per rendere possibile la Queer African Revolution,
che guarda a un futuro di maggiore dignità per i gay, ma che si
interroga anche sul passato, quando l’omossessualità in Africa non era
vietata e condannata – certo non nei termini dell’estremismo
intollerante e feroce che molti studi e ricerche fanno risalire
all’epoca dei missionari e delle prime colonizzazioni. 

E combatte l’idea
che l’omosessualità sia un prodotto “importato” dall’Occidente, idea cavalcata da molti leader africani che continuano a firmare o sostenere leggi omofobe e liberticide.



In un articolo su come l’omosessualità stia prepotentemente entrando nella vita pubblica africana, Tiffany Mugo, pone una semplice domanda: perchè
su Internet si trovano migliaia di video e film porno tra persone dello
stesso sesso, ma nella realtà bisogna far finta che tutto questo non
esista? 


 
Un calcio all’ipocrisia dunque, e uno
spazio riservato a quelle donne che pensavano di essere sole o che
vogliono coinvolgersi e fare la propria parte in questa battaglia per il
diritto a vivere nella normalità la propria scelta. 

Nella pagina Risorse c’è
tutta la ricchezza di possibilità offerte da questo luogo virtuale: un
elenco di blog africani sul tema, link a siti riguardanti la salute, ma
anche arte, film, documentari e siti accademici. Affinchè – si legge
nella presentazione – “we can build this monster into a thing of great beauty. Knowledge = beauty = love.


Gay Pride, Johannesburg. Foto Flickr, Niko Knigge.


Il web sta certamente aiutando le lesbiche africane – quelle almeno che hanno accesso ad Internet. Nel 2003 nasceva la Coalition for African Lesbians.
Ci si incontrò in 50, segretamente, in una conferenza a Johannesburg. 

Oggi della CAL fanno parte 30 organizzazioni di 19 Paesi dell’Africa
Sub-Sahariana.



Un altro interessante movimento panafricano per i diritti di gay, lesbiche e trans è il Pan Africa ILGA,
nato con lo scopo di unificare e rafforzare le organizzazioni africane
per combattere insieme legislazioni repressive e promuovere la
salvaguardia e la protezione dei diritti umani delle persone LGBTI,
diritti dunque non basati sull’orientamento sessuale e l’identità di
genere.


Per tornare a Tiffany Mugo, altre idee sono in cantiere. 
Con
l’appoggio della Open Society Youth, di cui è membro, sta mettendo a
punto un progetto di storytelling per le donne queer. Un processo di narrazione – anche attraverso video/documentari – e di scoperta.



Insomma, l’Africa si racconta e si muove. Anche quella gay. Con la
propria voce e dentro i propri spazi, a cui non si vogliono dare limiti.

FONTE: Voci globali