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Essere gay in Nigeria

22 luglio 2016.

Bisi
Alimi – un attivista di uno degli slum più poveri della Nigeria – ha
rischiato la vita dichiarandosi gay in diretta alla televisione
nazionale. Il documentario “The Boy from Mushin” racconta la sua storia.

“In Nigeria non ci sono gay”. Queste parole, pronunciate nel 2004
dall’allora presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, hanno lasciato un
segno nelle parole di Bisi Alimi, un attivista di Mushin (uno degli slum
più poveri della Nigeria), spingendolo a compiere un’azione drastica.


Durante lo show “New Dawn”, presentato dalla giornalista Funmi Iyanda
sulla televisione nazionale nigeriana (NTA), Bisi Alimi ha fatto una
dichiarazione che gli sarebbe poi costato tantissimo: ha parlato della
sua omosessualità, apertamente, in diretta.


È stato il primo e unico nigeriano a fare coming out pubblicamente
sulla televisione nazionale. Il talk show è stato immediatamente chiuso e
il Parlamento ha iniziato a discutere della fiera dichiarazione di
Bisi. I suoi amici e la sua famiglia lo hanno abbandonato, e per molti
anni ha subito attacchi violenti e azioni d’odio da chi era accanto a
lui.

“The Boy from Mushin” è un documentario che ricostruisce la
storia della vita di Bisi, dalle campagne di sensibilizzazione sull’HIV
in Nigeria, al coming out, al viaggio che lo ha condotto a Londra da
rifugiato. Oggi Bisi è uno degli attivisti per i diritti umani più in
vista dell’Africa; il doc, girato dal regista Joe Cohen, mostra il suo pericolosissimo viaggio in Nigeria, il primo da quando ha assaggiato il calice amaro dell’esilio.


Quella che viene raccontata è una storia complessa – come la società
nigeriana – fatta di tensioni etniche, identità di genere, sessualità e
politica. Ma non è soltanto la storia di Bisi: il film dà voce anche ad
altri gay e lesbiche che con coraggio lottano per l’accettazione e il
riconoscimento in Africa. L’esempio di Bisi ha ispirato anche molte
altre persone a farsi animo e ad agire.

La storia di Bisi è la storia di milioni di persone che, in tutto il
mondo, sono discriminate e subiscono violenza ogni giorno. Il
documentario mostra la brutale ingiustizia che tantissimi africani
vivono sulla propria pelle e le sfide culturali che vive l’Occidente,
che sebbene accolga chi scappa da tali discriminazioni, non disdegna
rapporti commerciali e turistici con i paesi che  reprimono tali
minoranze.

Negli ultimi anni in Occidente la retorica anti-migranti sta
raggiungendo livelli spaventosi, sia nella società civile che nel mondo
politico. Ecco perché è importante condividere e sostenere progetti come “The Boy From Mushin”, che dà voce agli esseri umani dietro la Storia, mostrando che una persona è molto di più di una semplice statistica.

La Nigeria ha recentemente approvato una legge contro gli omosessuali
che criminalizza i rapporti tra persone dello stesso sesso con pene che
raggiungono i 14 anni di prigione. Sono previste pene simili anche per
chi, avendo la possibilità di denunciare una persona omosessuale, non lo
faccia. Questo provvedimento giuridico ha reso ancora più difficile
fare campagne per i diritti LGBT, e in seguito ad essa si è registrata
una sensibile diminuzione di trattamenti e prevenzione dell’HIV. Anche
la società civile si è ulteriormente irrigidita nei confronti delle
comunità LGBT, legittimando di fatto atti di violenza e umiliazioni
pubbliche contro.


Ma ci sono altri paesi
africani che hanno adottato provvedimenti ancora più radicali nei
confronti delle persone LGBT. In Uganda la comunità internazionale è
riuscita a combattere e sconfiggere il disegno di legge chiamato “Kill
The Gays”, ma in ben 35 paesi africani è illegale essere gay. Essere,
cioè, se stessi.
FONTE: Frontiere news