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Cesare Battisti, il “traditore” che morì 100 anni fa

14 luglio 2016 

Cesare Battisti con la divisa degli Alpini (FARABOLAFOTO 761554


La storia
del deputato del parlamento austriaco che decise di combattere contro
l’Austria e per l’Italia durante la Prima guerra mondiale.

Cesare Battisti fu un giornalista, geografo, politico socialista e irredentista
italiano morto impiccato come traditore a Trento, dove era nato, il 12
luglio di 100 anni fa: in Italia è considerato un eroe nazionale e a lui
sono dedicati monumenti, scuole, piazze e vie in tutto il paese.

Quando
Cesare Battisti nacque, il 4 febbraio del 1875, Trento era ancora parte
dell’Impero austro-ungarico. Si era anche già diffuso il movimento
irredentista, che chiedeva che le regioni in cui si parlava la lingua
italiana, come il Trentino, diventassero amministrativamente autonome
dagli imperi di cui facevano parte e venissero annesse all’Italia.

Battisti, dopo aver frequentato quello che oggi corrisponde al liceo
classico, andò a Firenze e si iscrisse alla facoltà di Lettere, dove si
laureò con una tesi in Geografia. Pubblicò alcune guide di Trento e
cominciò a fare politica con i socialisti impegnandosi in diverse
battaglie per migliorare le condizioni di vita degli operai, per rendere
autonomo il Trentino dall’Austria e per aprire un’università italiana a
Trento. Fondò e diresse anche alcune riviste: il giornale socialista Il Popolo (su cui scriveva anche Mussolini) e poi il settimanale illustrato Vita Trentina.


Nel 1911, convinto di poter ottenere dei risultati a favore
dell’irredentismo continuando a combattere l’impero dall’interno,
Battisti si fece eleggere deputato al Reichsrat, il parlamento di
Vienna. L’11 agosto del 1914, dopo l’uccisione dell’arciduca Francesco
Ferdinando a Sarajevo da parte di Gavrilo Princip, che si batteva per
l’unificazione degli slavi della Serbia con quelli che abitavano nel sud
dell’Impero austro-ungarico, e dopo l’inizio della guerra, Battisti si
trasferì in Italia, a Milano, seguito qualche giorno dopo dalla moglie e
dai tre figli.


Ebbe da subito su posizioni interventiste e tenne comizi nelle
maggiori città italiane pubblicando anche diversi articoli a favore
dell’entrata in guerra di quello che considerava il “suo” paese contro
il paese che, da deputato, rappresentava. Nel maggio del 1915 l’Italia
entrò effettivamente in guerra e Battisti si arruolò come volontario:
entrò nel corpo degli Alpini, venne trasferito al passo del Tonale e
successivamente, una volta promosso ufficiale, venne inviato sul Monte
Baldo e sul Pasubio. 

Nel 1916 partecipò alla cosiddetta battaglia degli
Altipiani, combattuta tra il 15 maggio e il 27 giugno sugli altipiani
vicentini e conosciuta in tedesco come “Strafexpedition” (“spedizione
punitiva”). Battisti venne fatto prigioniero con un altro irredentista,
Fabio Filzi, e dopo essere stato riconosciuto fu incarcerato a Trento.


 

Cesare Battisti dopo la sentenza di condanna a morte (ANSA)


La mattina dell’11 luglio Battisti venne trasportato attraverso la
città in catene sopra un carro, e insultato e malmenato come traditore,
vigliacco e disertore. La mattina dopo, il 12 luglio 1916, fu portato
con Fabio Filzi davanti al tribunale militare, che era stato istituito
al Castello del Buonconsiglio: durante il processo non rinnegò mai
quello che aveva fatto e anzi ribadì la propria fedeltà all’Italia.
Respinse le accuse di tradimento e volle essere considerato un semplice
soldato catturato in guerra. Secondo le trascrizioni del processo,
disse:


«Ammetto di aver svolto, sia anteriormente che
posteriormente allo scoppio della guerra con l’Italia, in tutti i modi
la più intensa propaganda per la causa d’Italia e per l’annessione a
quest’ultima dei territori italiani dell’Austria; ammetto d’essermi
arruolato come volontario nell’esercito italiano, di esservi stato
nominato sottotenente e tenente, di aver combattuto contro l’Austria e
d’essere stato fatto prigioniero con le armi alla mano. In particolare
ammetto di avere scritto e dato alle stampe tutti gli articoli di
giornale e gli opuscoli inseriti negli atti di questo tribunale al N. 13
ed esibitimi, come pure di aver tenuto i discorsi di propaganda ivi
menzionati. Rilievo che ho agito perseguendo il mio ideale politico che
consisteva nell’indipendenza delle province italiane dell’Austria e
nella loro unione al Regno d’Italia».


Fu condannato a morte e la condanna fu eseguita al castello. Gli
furono negate la fucilazione e anche la divisa militare. Battisti fu
impiccato: secondo alcune versioni dell’epoca, la prima volta il cappio
si spezzò e l’esecuzione della condanna venne ripetuta con una nuova
corda. Secondo altri non fu un caso che il cappio si spezzasse, ma era
stato deciso allo scopo di farlo soffrire di più. Secondo la versione
più accreditata dalla storiografia, Battisti morì gridando: «Viva Trento
italiana! Viva l’Italia!».

FONTE:  Il post