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Stop ai tagli per le visite dei familiari dei prigionieri palestinesi!

15 giugno 2016.

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) ha annunciato che a
partire dal luglio 2016 ci sarà una diminuzione di circa il 50%
delle visite familiari ai prigionieri, un’azione ampiamente condannata
dalle associazioni dei prigionieri palestinesi e da gruppi familiari.
L’associazione Samidoun partecipa alla campagna per chiedere all’ ICRC
di ripristinare le visite bimensili dei familiari ai prigionieri
palestinesi.

I prigionieri palestinesi, durante la detenzione
nelle carceri israeliane, sono separati in molti modi dalle loro
famiglie, in palese violazione dell’articolo 76 della Quarta Convenzione
di Ginevra, il quale stabilisce che “le persone accusate di reati
devono essere detenute nel paese occupato, dove in caso di condanna
devono poter scontare la pena”.


I prigionieri palestinesi sono invece imprigionati
all’interno del territorio della potenza occupante. Così le visite ai
prigionieri , anziché essere direttamente accessibili ai membri delle
famiglie, creano ulteriori ostacoli in quanto i famigliari devono
chiedere permessi speciali per poter visitare le persone care in
prigione.


Sottoscrivi e condividi: Petizione promossa da Samidoun


Questi permessi sono spesso negati o concessi in
ritardo, e quando vengono approvati richiedono mesi per essere
esaminati – Addameer (*) osserva che “ogni membro della famiglia di
sesso maschile e di età compresa tra i 16 ei 35 è tipicamente escluso
dalle visite.” Il processo della visita è di per sé lungo e difficile,
soprattutto per i genitori anziani o i giovani figli dei detenuti.


Sumoud Sa’adat descrive qui
la visita a suo padre Ahmad Sa’adat, il leader palestinese imprigionato
– la gioia dell’incontro, ma il dolore di vedere negata la visita di
sua madre, l’umiliazione imposta dalle guardie, la difficile procedura e
i lunghi tempi di attesa.


L’ICRC sottolinea che sta prendendo queste
misure sia per i tagli al bilancio che per motivi di “efficienza”,
precisando che le famiglie non sempre sfruttano l’occasione per la
seconda visita mensile. Israele si impegna in pratiche sistematiche
volte a scoraggiare la famiglia palestinese alle visite, dalla negazione
dei permessi, ai molteplici posti di blocco e perquisizioni, con le
aree di attesa sporche e scomode, con la negazione improvvisa delle
visite, col divieto di portare qualcosa, con i lunghi tempi di attesa.
Negando alle famiglie palestinesi la loro seconda visita mensile, L’ICRC
partecipa così alla politica israeliana che compromette, riduce al
minimo e nega le visite dei familiari.


Il Comitato Internazionale della Croce Rossa
dovrebbe lavorare per porre fine agli ostacoli che israele pone alle
visite familiari, e alle violazioni israeliane delle Convenzioni di
Ginevra, a partire dalla condizione di reclusione per la stragrande
maggioranza dei prigionieri palestinesi, piuttosto che approvare tagli
di bilancio per coloro che sono più vulnerabili e meno in grado di
sopportare tali misure – i prigionieri palestinesi e le loro famiglie.
Le famiglie palestinesi non hanno altri mezzi per assicurare le
visite famigliari.


Il programma di visita di famiglia ICRC è
la loro unica opzione – e questa decisione esclude il 50% delle famiglie
palestinesi dall’accesso a questo diritto essenziale.


Samidoun, il Network di Solidarietà con i
Prigionieri palestinesi, sollecita l’ICRC a rivedere non solo
immediatamente questa decisione e riprendere il programma che permette
alle famiglie di visitare i prigionieri due volte al mese, ma anche di
rispettare la sua responsabilità nel proteggere le persone che vivono
sotto l’occupazione – il popolo palestinese.


Agisci! Iscriviti e condividi la petizione
su change.org diretta al Comitato internazionale della Croce Rossa e
che chiede loro di modificare tale decisione.


I prigionieri palestinesi e le loro famiglie hanno bisogno di sostegno anziché ostacoli alla vita e ai legami famigliari.


(*) Addameer (in arabo per la coscienza) è
un’associazione non-governativa che si occupa dei diritti umani, è
un’istituzione civile palestinese che lavora per sostenere i prigionieri
politici palestinesi detenuti nelle carceri israeliane e palestinesi.
Fondata nel 1992 da un gruppo di attivisti interessati a diritti umani,
il centro offre assistenza legale gratuita ai prigionieri politici,
sostiene i loro diritti a livello nazionale e internazionale, e lavora
per porre fine alla tortura e altre violazioni dei diritti dei detenuti
attraverso il monitoraggio, procedure legali e campagne di solidarietà. (Approfondimento in inglese)

Traduzione a cura di Invictapalestina.org

Fonte: Samidoun