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Siria: tra le macerie, uno studente-fioraio ora fotografo di guerra

trad. Filomena Pelosi, 13 giugno 2013.



Nel 2011, Nour, uno studente di economia dell’Università di Damasco,
vendeva fiori per pagarsi le spese scolastiche. 

Aveva 17 anni e sognava
di lasciare la Siria per completare i suoi studi in un altro paese.


All’inizio della rivolta del 2011, Nour era convinto che la fine del
regime decennale di Bashar al-Assad fosse ormai vicina e che presto i
siriani avrebbero potuto trasformare la loro società in una società
libera e democratica. Come molti altri siriani, Nour ha messo da parte
momentaneamente i suoi obiettivi personali e non ha più venduto rose per
finanziare la sua istruzione. Si è invece unito al movimento di
resistenza non violenta contro Assad, cambiando la sua vita per sempre.



Giorno dopo giorno, il regime ha trasformato la rivoluzione in una
guerra e ha coinvolto una generazione di giovani uomini, con il servizio
militare obbligatorio o creando delle condizioni che li portassero ad
unirsi all’opposizione armata.


Quindi, Nour ha dovuto nascondersi e spostarsi da un posto all’altro,
mentre programmava la rivolta. L’anno seguente, la guerra, da semplice
contrasto alle proteste, ha portato allo sfollamento delle persone
durante le campagne militari. Nour ha cercato di scappare dal paese ma
non ci è riuscito. 

E’ stato messo nella lista nera del governo, per il
suo impegno nelle manifestazioni pacifiche e il suo rifiuto del servizio
militare.


La guerra è diventata più intensa a Douma, una città a sei miglia da
Damasco. Dal 25 ottobre 2012, le forze di Assad hanno dato l’assedio
alla città, insieme a campagne aeree ed un blocco totale. Nour, il
fioraio, ha iniziato ad annusare la morte ovunque, mentre i missili
uccidevano tutta la gente nei palazzi. Le uniche domande che si poneva
riguardavano la morte e le armi: “E’ un missile superficie-superficie? O
è una granata? Morirò sotto le macerie?”.

Dato che non vendeva più fiori, Nour ha trovato un lavoro
alternativo; ha imparato a fotografare, per mostrare al mondo cosa
stesse accadendo a Douma. Svolge ancora questo lavoro per le donne, i
bambini, gli anziani che vivono queste tragedie ogni giorno.


Egli spera ancora di salvarsi: crede comunque nei suoi sogni e pensa
al futuro, nonostante tutte le tragedie che ha visto con i suoi occhi
durante la guerra. Gli ultimi cinque anni possono aver fatto invecchiare
la sua anima più della sua età angrafica. Vivendo sotto assedio a Douma
da tre anni, la sua unica speranza è di vedere realizzati i suoi sogni.

FONTE: Syria untold

La prima versione di questo articolo è stata scritta in arabo, in collaborazione tra Syria Untold, Humans of Syria e Radio Souriali. La storia è stata tradotta da Lilah Khoja.