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Meno attacchi hacker cinesi contro gli Usa

22 giugno 2016.

Meno attacchi hacker cinesi contro gli Usa

Gli attacchi degli hacker cinesi contro gli Stati Uniti hanno registrato una netta battuta d’arresto da
quando lo scorso settembre Pechino e Washington hanno trovato un’intesa
– a margine di un incontro tra Xi Jinping e Barack Obama – per interrompere il furto di segreti commerciali.
Secondo un recente rapporto della società americana FireEye Inc
-proprietaria della Mandiant, la compagnia che nel 2013 ha accusato
l’Esercito popolare di liberazione di spionaggio economico – le intrusioni attribuibili a gruppi con base in Cina sono crollate del 90 per cento negli ultimi due anni; il calo più drastico è stato evidenziato in seguito al raggiunto accordo dello scorso anno.

Se il trend fa ben sperare, tuttavia, alcuni indizi farebbero pensare ad
una diversificazione degli obiettivi (Corea del Sud, Russia, Ucraina,
Giappone e Medio Oriente) nonché delle finalità sempre più
politico-militari e meno commerciali.

Euromonitor: calano le vendite cinesi di tabacco per la prima volta in oltre 20 anni

La Cina registra il primo calo delle vendite di tabacco in oltre vent’anni.
Dopo una crescita del 2,4 per cento nel 2014 (pari a un volume annuo di
2,5 tonnellate di sigarette), lo scorso anno il consumo è diminuito del
2,4 per cento per la prima volta dal 1995, secondo dati di Euromonitor.
Il calo è da attribuirsi alla campagna antifumo lanciata dal governo cinese per ridurre le spese della sanità e l’alto tasso di mortalità. Secondo stime di Lancet,
mantenendo il ritmo degli scorsi anni, entro il 2030 un terzo della
popolazione maschile sotto i 20 anni rischia di morire prematuramente a
causa del fumo.

Ciononostante la Cina conta ancora per il 45 per cento del mercato globale del tabacco.
Il fatto è che l’industria del tabacco- controllata dallo Stato-
continua a rappresentare una preziosa fonte di introiti per le casse
pubbliche per un valore di 150 miliardi di dollari nel 2015.

Bancari cinesi umiliati pubblicamente per scarso rendimento

Otto impiegati della Changzhi Zhangze Rural Commercial Bank, istituto di credito nella provincia dello Shanxi, sono stati severamente puniti dal loro motivational trainer a causa della deludente performance registrata durante un corso di formazione.
Gli otto sono stati sculacciati pubblicamente con un bastone e
sottoposti alla rasatura (gli uomini) e al taglio dei capelli (le
donne).

La scena, ripresa da uno dei presenti con un cellulare, ha fatto il giro
del web innescando la reazione indignata di buona parte dell’opinione
pubblica. Il coach Jiang Yang, -assunto dalla banca per migliorare le prestazioni dei dipendenti – si è giustificato dicendo che quella delle sanzioni corporali era una tecnica già collaudata in passato
e adottata indipendentemente dal consenso della direzione della banca.
Una motivazione che non ha convinto l’organo di vigilanza bancaria che
ha sospeso dai loro incarichi il presidente e il vicegovernatore
dell’istituto, mentre Jiang è stato costretto a chiedere pubblicamente
scusa.

La maternità surrogata in Giappone come «exit» per le fortune dei funzionari cinesi

La corruzione cinese non riempie soltanto le tasche dei quadri di
partito, ma va anche ad oliare il mercato nero della maternità surrogata
nel vicino Giappone. Secondo quanto riportano fonti del quotidiano nipponico Mainichi quella di affittare un utero nel Sol Levante è una pratica sempre più diffusa tra i parenti dei funzionari del Pcc,
desiderosi di trovare nuove strade per mettere al sicuro i propri averi
oltreconfine. Un bambino nato da madre surrogata giapponese, infatti,
può ottenere la cittadinanza giapponese anche se uno dei due genitori è
di un’altra nazionalità.

Avere un membro della famiglia con passaporto nipponico dà alla famiglia
cinese la possibilità di trasferire in modo sicuro i propri beni in
Giappone, oltre a facilitare la compravendita di immobili e l’apertura
di società nel vicino asiatico. Capita così che a soli pochi anni di vita i bambini si trovino ad avere conti in banca miliardari
grazie ai controlli rilassati che rendono il Sol Levante una meta anche
più appetibile rispetto agli Usa, fino ad oggi una delle destinazioni
preferite dai cinesi per la fecondazione assisitita.

Il governo cinese vuole meno monaci nell’accademia lamaista di Larung Gar  

Il governo cinese ha chiesto l’allontanamento di oltre 5.000 monaci e monache dall’accademia buddhista di Larung Gar e prevede di demolire il 50 per cento delle abitazioni che circondano lo storico monastero. Secondo Free Tibet,
alcune abitazioni sono già state distrutte e il governo ha minacciato
di demolire l’intero monastero se le autorità religiose di Larung Gar
non si adeguano.

La scuola è il più grande istituto buddista tibetano del mondo
e si trova nella remota prefettura di Gharze, nella provincia cinese
del Sichuan. Vi risiedono attualmente oltre 10.000 persone, l’ordine del
governo dispone che siano ridotte a 5.000. Al monastero è stato dato
come termine per ridurre la popolazione, il 30 settembre 2017. Lo scopo
della misura sarebbe quello di facilitare la «guida ideologica» che ormai da alcuni anni viene impartita ai monaci.

L’ascesa della letteratura cinese online tra successi multimilionari e rischio pirateria

Oltre 140 milioni di cinesi leggono abitualmente narrativa online da pc e
smartphone, soprattutto fantasy, un settore alimentato dalla
generazione degli scrittori nati negli anni ’80, con un background
culturale diverso da quello dei letterati tradizionali, cresciuti
leggendo opere ambientate nella Cina rurale. Un nome spicca su tutti,
quello di Zhang Wei,
35 anni, di Pechino, 16 milioni di dollari di royalties soltanto nello
scorso anno, più di quanto guadagnato dal «padre» di Game of Thrones,
George R.R. Martin.

Mentre in passato la principale fonte di guadagno dei siti letterari
derivava dall’acquisto di longform da parte dei lettori, adesso le
potenzialità commerciali del settore sono ingigantite dalla promettente produzione di trasposizioni televisive e cinematografiche. Ma se aumentano le possibilità di fare affari, aumentano anche le insidie. Nel mese di maggio il motore di ricerca Baidu ha dichiarato guerra ai forum letterari online
per violazione della proprietà intellettuale. Nel 2014, la circolazione
di copie pirata di libri digitali è costata agli editori cinesi circa
7,8 miliardi di yuan di fatturato in meno.

FONTE: China files