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Gay pride di Kiev: un piccolo passo avanti

di Danilo Elia, 16 giugno 2016.



Un migliaio di persone hanno sfilato per il centro di Kiev domenica
12 giugno: il secondo Gay pride dell’Ucraina post Maidan è riuscito, ma
la strada da fare è ancora molta.

A un anno dal primo Gay pride dell’Ucraina post Maidan, la parata di
domenica 12 giugno è andata molto meglio. Ma tra misure di sicurezza
sempre imponenti, strade chiuse, estremisti in cerca di scontro e
semplici cittadini contrari ai diritti LGBT, la marcia è stato più un
successo per le autorità che per la stessa comunità LGBT.

Nel
migliaio di persone che domenica hanno sfilato per il centro di Kiev –
700 secondo alcune fonti, 1.500 secondo altre –  è difficile non vedere
qualcosa di positivo. Pur in presenza di numeri marginali per un Paese
di 45 milioni e una città di quasi tre milioni di abitanti, è pur sempre
un grande progresso. Solo un anno fa, durante il secondo Gay pride
della storia ucraina, le cronache avevano raccontato di poco più di 200
manifestanti colorati in mezzo a qualcosa come 2mila poliziotti in
tenuta antisommossa, di scontri con estremisti e omofobi, 25 arresti,
nove poliziotti e otto manifestanti feriti. La marcia aveva percorso in
tutto 500 metri sul lungofiume di Kiev, lontano dal centro della città. 

Una sconsolante metafora della strada percorsa dall’Ucraina sulla via
dei diritti e della democrazia.

Bene, oggi di strada se n’è fatta un po’ di più.

Niente da festeggiare

Per
la prima volta, un corteo di gay e lesbiche ha attraversato
pacificamente le strade del centro di Kiev, e questo non può che essere
preso come un segno positivo. Ma la Marcia dell’uguaglianza (questo è il
nome ufficiale della manifestazione) tutto sembrava fuorché una festa.
Perché la verità è che la comunità LGBT ucraina non ha niente da festeggiare

«La maggior parte della gente vede l’omosessualità come qualcosa di
“diverso”», ha detto alla Bbc l’attivista LGBT Zoryan Kis. «Le coppie
dello stesso sesso spesso sono cacciate dai ristoranti e la maggioranza
degli ucraini vuole semplicemente che i gay lascino il paese».

L’Ucraina
è purtroppo ancora una realtà in cui può essere pericoloso per una
coppia omosessuale passeggiare in centro mano nella mano, come ha
dimostrato un esperimento sociale
dello scorso anno. L’omofobia è ancora molto diffusa e trova manforte
nelle forze conservatrici e nella potente Chiesa ortodossa di Kiev.

In
un quadro riportato come positivo da molti media, però, purtroppo i
segnali negativi non mancano. Alla vigilia della parata, il portavoce
della formazione estremista Pravy Sektor,
Artem Skoropadsky, aveva detto che il Gay pride si sarebbe potuto
trasformare in un «bagno di sangue» perché «contrario ai valori
patriottici e cristiani».

E solo lo scorso marzo, nella tollerante
e più occidentale (in tutti i sensi) delle città ucraine, Leopoli,
un’analoga Marcia dell’uguaglianza è stata cancellata dopo che due
attivisti LGBT erano stati violentemente picchiati da un gruppo di
giovani. Secondo quanto riportato dall’Ong americana Human Rights First,
nelle settimane precedenti gli organizzatori avevano scritto al sindaco
Andriy Sadovyi – leader del partito Samopomich, forte di 33 seggi alla
Rada – senza ricevere alcuna risposta. Pochi giorni prima della marcia,
infine, il tribunale locale ha vietato tutti gli eventi pubblici in quel
fine settimana.

Sfortunatamente, non sono poche neanche le prese
di posizione di soggetti che dovrebbero incarnare l’imparzialità delle
istituzioni. Poco più di un mese fa, per esempio, il capo del
dipartimento antidroga della polizia – uomo del dopo Maidan, volontario
al fronte e ammirato patriota – Ilya Kiva si è messo in posa sulla sua pagina Facebook
con un cartello in mano che diceva “Io credo in Dio. Io sono contro
l’omosessualità”, guadagnando più di 4mila like. Ma nessun procedimento
disciplinare.

Un piccolo passo, un grande balzo

In
questo clima e per come si sono svolte le cose, la marcia è stata
comunque un piccolo grande successo. Ma probabilmente lo è stato più per
l’immagine delle autorità nazionali e cittadine che per la comunità
LGBT. Non a caso il governo ha incassato il plauso degli Usa e di molti
Paesi europei. Niente di meglio del tweet di Judith Gough,
ambasciatrice britannica a kiev, riassume la situazione. «Un paio di
passi in avanti (letteralmente!) per il Gay pride di Kiev. Un grande
balzo per l’uguaglianza in Ucraina», ha scritto sul social network la
diplomatica inglese, che recentemente ha dichiarato pubblicamente la
propria omosessualità.

Non c’è dubbio che le autorità abbiano
fatto la loro parte per garantire una manifestazione senza incidenti. I
gruppi violenti sono stati tenuti lontano dalla marcia e la polizia ha
riferito di una cinquantina di arresti. Ma chi era presente non ha
potuto fare a meno di notare l’imponenza del dispositivo d’ordine, le
recinzioni antisommossa che chiudevano le vie d’accesso al percorso del
corteo e la sproporzione tra il numero dei manifestanti e quello degli
agenti impiegati, secondo alcune fonti più di 5mila. Le autorità di
Kiev, pressate dalla diplomazia occidentale, hanno insomma fatto di
tutto pur di non veder nuovamente le brutte scene dello scorso anno.

Questo
aspetto, secondo alcuni tra gli stessi attivisti gay, suggerisce però
l’idea che il governo si muova in parte grazie solo alle spinte che
arrivano dall’estero, più che per una reale volontà di tutelare la
comunità LGBT. L’Unione europea ha chiaramente condizionato l’abolizione
dei visti per i cittadini ucraini che vogliono viaggiare in Europa, tra
le atre cose, alla promulgazione di leggi contro la discriminazione
delle minoranze sessuali.

Ma sono soprattutto gli Usa a far
sentire la loro voce. Barack Obama ha mandato in rappresentanza degli
Stati Uniti alla marcia Randy Berry, il primo inviato speciale per i
diritti umani dei LGBT della storia americana, omosessuale lui stesso, e
fresco di nomina lo scorso aprile. Un segnale molto forte per il
governo di Kiev. «Sono convinta che il supporto degli Stati Uniti sia
molto importante per noi», ha detto Olena Shevchenko, attivista che
dirige Insight, l’Ong ucraina per la difesa dei diritti LGBT. «Gli Usa
sono il principale partner dell’Ucraina in molti campi, compresa la
promozione dei diritti umani».

In questa luce, l’appuntamento
ormai annuale del Gay pride è un ottimo termometro degli sviluppi
raggiunti dal paese nel suo complesso.

FONTE: Balcanicaucaso