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Rifiuto globale

di
Jacopo Ottaviani,
18
Maggio 2016.

L’esportazione
illegale di rifiuti,
soprattutto elettronici, dall’Europa e dagli Stati Uniti verso
l’Africa è un fenomeno dirompente da un punto di vista ambientale
e sociale, ma è anche un’importante cartina di tornasole delle
contraddizioni e degli squilibri della nostra epoca. 

I Paesi ricchi
producono tonnellate di rifiuti altamente inquinanti che avvelenano
l’ambiente in Paesi che invece sono poveri. Popolazioni che
usufruiscono molto limitatamente delle tecnologie e che producono
dunque rifiuti di questo tipo in maniera molto minore, assorbono
letteralmente le conseguenze di uno modello di sviluppo di cui non
godono i frutti.

I numeri in questo caso possiedono una spietata
freddezza ma aiutano a comprendere processi complessi. Gli Stati
Uniti producono annualmente 7072 migliaia di tonnellate di rifiuti
elettronici (circa 22,12 chilogrammi per abitante). La produzione pro
capite è piuttosto costante nel cosiddetto mondo industrializzato
(23,51 chilogrammi l’anno per abitante nel Regno Unito, 22,17 in
Francia, 21,68 in Germania, 17,61 in Italia, 17,32 in Giappone). 

Cifre molto più alte della media mondiale (6,30), nettamente
superiori a quelle di giganti come Russia (8,73) Cina (4,41), India
(1,31), che ovviamente incidono in termini assoluti, e a quelle della
maggioranza dei Paesi africani (Egitto 4,35, Ghana 1,43, Nigeria
1,26, Repubblica Democratica del Congo 0,21). Questa mappa assume un
rilievo maggiore se si considera la tendenza all’incremento
costante dei rifiuti elettronici, passati complessivamente dai 33,8
milioni di tonnellate del 2010 ai 43,8 milioni di tonnellate del
2015. 

L’electronic
waste, un immenso cimitero di frigoriferi, televisori, computer,
telefoni, obsoleti o rotti, spesso ad alto tasso d’inquinamento,
non sempre viene smaltito con criteri adeguati e legali. 

Infatti lo
smaltimento nel rispetto delle leggi a tutela dell’ambiente
presenta costi elevati nei Paesi sviluppati e allora si tende a
trasferire questo processo verso i Paesi in via di sviluppo, dove la
legislazione è più permissiva verso chi inquina e i controlli più
blandi. 

In realtà esportare rifiuti elettronici, in Base alla
Convenzione di Basilea, è illegale in tutta Europa ma non è
difficile aggirare il problema presentando i rifiuti come prodotti di
seconda mano. Del resto, molti apparecchi elettrici ed elettronici
dismessi hanno un valore commerciale, perché ancora parzialmente
funzionanti o perché contengono materiali che possono essere
riciclati. 

Il Ghana, per esempio, è un importante centro di
ricezione, riutilizzo, recupero e smaltimento di rifiuti elettronici.

All’interno della capitale Accra c’è la sede di una gigantesca
discarica di rifiuti elettronici, Agbogbloshie, un’area dove
uomini e bambini ricavano dai rifiuti, con elevati rischi per la loro
salute e per l’ambiente, rame, alluminio e altre materie prime a
volte destinate ad essere di nuovo impegnate nella produzione dei
Paesi sviluppati. 

 


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