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Pirati africani, minaccia ancora viva

di Viky Charo, nigrizia, 11 Maggio 2016.




Il
Golfo di Guinea resta una delle zone più soggette ad attacchi di
pirateria del continente africano. Assalti alle imbarcazioni
commerciali con furti e rapimenti a scopo estorsivo sono ancora
frequenti. Nel Corno d’Africa aumentano i sequestri di persona. Il
rapporto di Ocean beyond piracy.




La
pirateria continua a rappresentare un serio problema per il commercio
marittimo in Africa, anche se le operazioni militari di
pattugliamento hanno dato incoraggianti risultati negli ultimi cinque
anni. Se nel sudest asiatico le misure di cooperazione regionale
hanno portato ad una netta diminuzione degli attacchi nella seconda
metà del 2015, il Golfo di Guinea resta invece la zona più
pericolosa, con un aumento delle azioni di pirateria e della violenza
con cui vengono condotte.



Sequestri di imbarcazioni, furti,
rapimenti a scopo estorsivo e uccisioni, sono concentrati nella
regione del delta del Niger, dove i pirati hanno le loro basi. 

Ma,
come evidenzia il recente rapporto “State
of maritime piracy 2015
”, stilato dall’organizzazione Ocean
beyond piracy (Obp), “l’aumento dei pattugliamenti delle forze
dell’ordine nigeriane ha costretto le gang a modificare il proprio
modello di business, spingendo i pirati a cercare nuovi obiettivi
fuori dalle acque territoriali della Nigeria”.
 

In generale,
“gli sforzi per combattere la pirateria nella regione hanno ridotto
con successo i casi di dirottamento per furto di petrolio, ma resta
ancora molto da fare contro la minaccia di sequestri di persona”. 

Alla diminuzione dei furti di petroliere, ha contribuito notevolmente
anche l’abbassamento del prezzo del greggio che ha reso meno
vantaggioso questo tipo di attività e favorito, invece, i rapimenti
di membri degli equipaggi. 

Il principale problema in questi mari,
però, è la sostanziale impunità dei reati di pirateria che, fa
notare Obp, rischia di cronicizzare l’insicurezza marittima nella
regione.


Mappa che riporta gli
attacchi di pirateria avvenuti nel 2015 nel Golfo di Guinea.

Cambio al vertice

Il
rapporto evidenzia anche come le elezioni presidenziali di marzo
abbiano influenzato notevolmente la sicurezza in mare. Alla vittoria
di Muhammadu Buhari sul presidente uscente Goodluck Jonathan
(originario del Delta del Niger), è seguito il licenziamento del
capo della sicurezza marittima, Patrick Ziadeke Akpobolokemi, e
l’annullamento del contratto per le attività di sicurezza affidato
alla Global West Vessel Specialists, società legata all’ex
militante del Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger,
Government Ekpemupolo (alias Tompolo). 

La società è finita nel
mirino della magistratura nigeriana in relazione alla presunta
sottrazione di 231 milioni di dollari di fondi governativi. 

Dopo la
fuga di Tompolo – tuttora latitante – fa notare il report, “il
numero di attacchi è lentamente diminuito”.



Corno d’Africa
 

La
situazione generale è migliore nel settore dell’Africa orientale,
anche se, avverte l’organizzazione legata al trasporto marittimo,
l’attività di pirateria rischia di rianimarsi con l’affievolirsi
della presenza di controllo. 

Alla diminuzione del 15% delle attività
di pattugliamento internazionale nelle acque dell’oceano Indiano
antistante la Somalia e il golfo di Aden nel 2015, è corrisposto
infatti, un aumento dei sequestri di persona, con 108 marittimi
tenuti in ostaggio.
 

Se in passato il sostegno della popolazione
ai pirati aveva favorito la creazione di porti sicuri in cui far
approdare le imbarcazioni sequestrate e in cui tenere gli ostaggi, la
massiccia presenza di navi di pattuglia e la parallela attività di
controllo a terra, hanno ridotto le “zone di sicurezza” dei
pirati somali.
Ma, avverte Obp, “una serie di indicatori
dimostrano che i pirati somali rimangono attivi e ancora in possesso
di volontà e capacità di condurre attacchi” in particolare nelle
zone di Galmudug e ad est di Bosasso, nel Puntland.