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L’Eurasia di Slavs and Tatars. Arte, umorismo e laboratorio di ricerca

di Francesca La Vigna, 16 Maggio 2016.
Matthew
Black. Reverse Joy (2013)

Ben vengano gli artisti
ibridi
, quelli che
cercano contaminazioni con altre discipline, per uscire dai confini
dell’arte fine a se stessa e mettere in discussione convenzioni e
convinzioni. Ciò è inevitabile se a costituire fonte di ispirazione
e laboratorio di ricerca storico-antropologica è

una vasta area geografica

di cui si vogliono raccontare trasformazioni politiche e transizioni
di popoli, culture ed epoche diverse al pubblico contemporaneo,
soprattutto quello occidentale. 

Questo in sintesi l’ambizioso
progetto del collettivo artistico
Slavs
and Tatars
,
autodefinitosi come “una fazione di polemiche e intimità dedicata
all’area ad est dell’ex Muro di Berlino e ad ovest della Grande
Muraglia cinese, conosciuta come Eurasia”.

Nato nel 2006 da
un duo polacco-iraniano
,
il collettivo, che preferisce non rivelare le singole identità dei
suoi membri, è cresciuto negli anni rendendosi famoso grazie ad un
approccio
interdisciplinare che combina mostre, pubblicazioni e conferenze
performative
Questi
archeologi di
tutti i giorni
giocano soprattutto su associazioni più o meno
dirette, umorismo
ed emozioni, e considerano l’arte come un mezzo per parlare di
questioni
complesse
. Al modo del leggendario saggio-pazzo medievale
Molla
Nasreddin
, personaggio
che ispirò l’omonima rivista
satirica azera
(1906-30), e rappresentato dagli artisti in
chiave antimodernista
in groppa ad un asino al contrario (2012),
Slavs and Tatars guardano al passato “per anticipare, immaginare o
rimpiangere un futuro impossibile”.


Interessati sopratutto a
concetti come identità,
fede,
nation building
e preservazione della storia
,
tre sono fino ad oggi i principali cicli tematici esplorati nelle
loro opere: dalla celebrazione della complessità del Caucaso,
all’improbabile eredità tra Polonia ed Iran fino all’attuale
ricerca attorno al ruolo rivoluzionario del sacro e del sincretico. 
In particolare, è la
ricerca linguistica a giocare un ruolo importante
:
una lingua non è un mero sistema razionale di transazione e
comunicazione, “nasconde tanto quanto rivela” e a loro giudizio
va rivisitata come forma di “ospitalità
sacra
”. 
Molteplici sono infatti le opere dedicate agli alfabeti
dell’area, alle riforme linguistiche intraprese nel XX secolo o
alla fonetica,
così come a poeti
e scrittori.


Raccontare
estensivamente la loro prolifica attività in un breve articolo è
impresa impossibile, ma già alcune opere introducono alla loro
visione del mondo. 
Come ad esempio il primo lavoro Slavs,
ovvero un piccolo poster-manifesto che intende
evocare
l’affinità culturale esistente nel vasto territorio dell’est
Europa, ignorando confini geografici e rigide classificazioni
accademiche
.


Nel 2009 la scena
artistica internazionale li scopre grazie alla serie
Kidnapping
Mountains
, un
tributo all’alfabeto azero e all’identità georgiana, così come
un’esigenza di soffermarsi su altre
questioni
geopolitico-culturali dell’area
.
Sempre nello stesso anno, rifacendosi ad un’iconografia
hollywoodiana, il cartellone
Idź
na Wschód! Go East!

affisso nel centro di Varsavia, riportava alla memoria il ruolo dei
tatari polacchi
nella creazione dell’attuale identità nazionale del Paese. Nel
progetto
Hymns
of No Resistance
invece,
è attraverso classici della musica pop riarrangiati da
Berivan
Kaya
e da The
Orient Orchestra
che si
affrontano questioni come la
diaspora
armena, l’identità curda, il conflitto russo-georgiano del 2008 e
la toponomastica
.


La pubblicazione
79.89.09
(2011) crea un collegamento tra date simboliche a livello mondiale:
la Rivoluzione Iraniana (1979), la caduta del comunismo (1989), tema
poi ripreso in
Friendship
of Nations: Polish Shi’ite Showbiz

con focus sull’esperienza di
Solidarność,
e i prodromi della crisi finanziaria (2009). Un mix accattivante di
foto d’epoca, documenti ufficiali, citazioni e fotomontaggi per
capire meglio il mondo in cui viviamo.


Mirrors
for Princes
(2015) si
presenta come raccolta di scritti e saggi di prominenti ricercatori
che, ricollegandosi alla
letteratura
didascalica
stile “Il
Principe” di Machiavelli, genere condiviso dal mondo cristiano e da
quello musulmano, tratta del
delicato
equilibrio tra isolamento e società, e tra spirito e stato
Sempre recente è la pubblicazione e installazione Qit
Qat Qlub
(2015) che,
rievocando un brindisi a Damasco dell’imperatore
Guglielmo
II
nel 1898 per celebrare
l’alleanza con
Abdul
Hamid II
e ripescando dal
dimenticatoio il giornale propagandistico
El-Dschihad
indirizzato ai prigionieri di guerra musulmani in Germania, analizza
il
rapporto tra cultura e
politica tedesca rispetto all’est e all’orientalismo
.


E questo è solo un
assaggio, chissà quali altri temi verranno affrontati nei prossimi
anni. 
La vastità e la ricchezza della loro amata Eurasia fanno
sperare che
Slavs and
Tatars
continuino la loro
attività di
aedi dei
nostri tempi
, attingendo
ad un’epica ancora poco conosciuta in Occidente e dandone
diverse,
a volte insolite, chiavi di lettura
.

Source: East Journal