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L’età di Tamerlano

Carlo
Pallard, East Journal
, 03 Maggio 2016.

Tamerlano
è stato probabilmente l’ultimo grande condottiero del mondo
pre-moderno
. La sua
irruzione nella storia mondiale fu un vero e proprio terremoto, che
sconvolse l’ordine
geo-politico dell’Eurasia e lasciò in eredità un mondo
trasformato

L’impero
che egli creò fu in verità effimero, ma per tutti i paesi coinvolti
nelle sue campagne militari e nelle sue strategie politiche – dalla
Russia fino alle Indie e dalla Georgia fino all’Afghanistan – la
storia si divide in un prima e un dopo rispetto al passaggio di
Tamerlano.


L’uomo che l’Occidente
conosce come Tamerlano
nacque
nel 1336
nei pressi della
città di Shahrisabz, che oggi si trova in Uzbekistan e al tempo
faceva parte del khanato Çağatay, una delle quattro ripartizioni
dell’impero mongolo. 
Era il figlio del capoclan dei Barlas,
una tribù nomade di modesta rilevanza. I Barlas avevano
antiche origini mongole, ma erano ormai completamente turchizzati da
un punto di vista linguistico e culturale.
Il
suo nome era in realtà Timur, che in turco significa “ferro”

ed è una forma arcaica del più comune Demir. 
Probabilmente in
giovane età,
Timur rimase
menomato da un grave incidente
,
le cui circostanze non sono mai state chiarite e sono materia di
leggenda. Per questa ragione i persiani gli affibbiarono il
soprannome di Timur-e
Lang
(Timur lo
zoppo)
, che fu storpiato
dai turchi in
Timurlenk e
sta all’origine del nostro Tamerlano.


Timur era in principio
uno dei tanti piccoli signori tribali della regione, e per tanto non
sembrava predestinato a un futuro imperiale.
Dovette
costruire il suo potere partendo dal basso
,
servendo altri signori più potenti e inserendosi con astuzia nelle
rivalità e nelle gelosie tra questi.
La
sua ascesa fu dapprima discreta, poi negli anni ’60 divenne rapida
e travolgente
. Attorno al
1370
era il padrone assoluto delle terre del khanato Çağatay. Sposò la
figlia del
khan,
prendendo il titolo di

Gurkan,
genero imperiale
.  
Il
legittimo sovrano restò formalmente al proprio posto, ma Timur era
il suo burattinaio
. Anche
il
kurultay
– cioè il consiglio supremo dell’impero – continuò a
riunirsi, ma fu ridotto a una mera cassa di risonanza delle opinioni
e delle decisioni di Tamerlano. 
Tutto questo avvenne senza che
venisse però mai a mancare
il
formale e ossequioso rispetto che Timur mostrava per le istituzioni
imperiali
che
egli stesso aveva svuotato di qualunque significato effettivo
.


I trent’anni
seguenti furono una lunga guerra, condotta contro tutte le potenze
turche e islamiche circostanti
.
In queste pagine non è possibile rendere conto di tutte le campagne
militari – in media una all’anno – e dei loro risvolti
politici. Le distruzioni e i massacri causati dal passaggio di
Tamerlano ebbero un’eco leggendaria che è giunta fino ai nostri
giorni. 
La più importante di queste imprese è stata
la lunga e intermittente guerra contro il
khan
dell’Orda d’Oro Toktamış
.
Il risultato non  fu tanto la conquista di nuovi territori,
quanto
la distruzione del
khanato dell’Orda d’Oro
,
che non si riprese mai più e cominciò a dissolversi in regni più
piccoli e instabili. 
Le conseguenze di ciò furono importantissime, e
si può dire che la Russia sia indirettamente debitrice a Tamerlano
per la propria stessa esistenza.


Oltre a un guerriero
spietato, capace di azioni talora mostruose,
Timur
fu però un intellettuale e un mecenate altrettanto notevole
.
Amante delle arti e delle lettere,
fece
della sua capitale Samarcanda una delle città più splendide del
mondo
. Si preoccupò
sempre di tenere artisti e intellettuali sotto la sua ala protettiva
e finanziò generosamente il loro talento. In tal modo gettò le basi
per il cosiddetto
“rinascimento
Timuride”
, stagione di
eccezionale vitalità culturale in tutto il mondo turco-mongolo e
persiano. 
Nato e cresciuto in un ambiente nomade e semi-pagano, per
tutta la vita Tamerlano si sforzò con scarsi risultati di
trasformarsi in un uomo di città e in un guerriero della fede
islamica. Ingannò forse gli altri, ma non se stesso. 
Per quanto il
suo proposito di servire l’Islam fosse sincero al pari
dell’ammirazione che provava per la civiltà urbana della Persia,
in fondo al cuore rimase
fino all’ultimo nomade e pagano
.
Forse odiò se stesso per questa ragione, ma tale è il destino di
chi vive
lacerato tra due
fedi e due culture
.


Al principio del XV
secolo, l’impero di Timur comprendeva quasi tutta l’Asia
centrale, l’Afghanistan, l’Iran, la Mesopotamia, il Caucaso e
l’Anatolia orientale. 
Eppure portò
sempre il modesto titolo di emiro
,
che nel mondo musulmano corrisponde a un sovrano di secondo livello.
Ossessionato da una certa forma di legalismo,
non
volle mai sovvertire le gerarchie formali dell’universo
turco-mongolo e agì sempre in nome del suo
khan
e delle legittime istituzioni gengiskhanidi
Non era tuttavia un mistero per nessuno che Tamerlano fosse il vero
padrone di un impero che tutti vedevano come erede di quello di
Gengis Khan.


Nel 1402 i bey
dell’Anatolia orientale, sempre più schiacciati dalle mire
espansionistiche del sultano ottomano
Beyazıt,
chiamarono in soccorso Tamerlano.
Lo
scontro ormai inevitabile tra i due grandi sovrani turchi avvenne ad
Ankara il 28 luglio 1402, e vide una schiacciante vittoria di Timur
.
Beyazıt fu fatto prigioniero e morì in cattività. 
Lo stesso
Tamerlano lo seguì nella tomba due anni più tardi, e
dopo
di lui non ci sarebbero stati altri grandi conquistatori nomadi
.


L’età dei
popoli della steppa era finita

insieme a quella degli arcieri a cavallo, che da sempre avevano
costituito la loro forza. Le novità tecnologiche stavano per
cambiare completamente il modo di fare la guerra, mentre il centro
economico, politico e culturale del mondo si stava spostando dagli
immensi altopiani asiatici verso la piccola Europa. 
Di tutti gli
imperi costruiti dai turchi e dai mongoli, gli ottomani erano gli
unici in grado di adattarsi alle nuove condizioni. Dal loro punto di
vista la disfatta di Ankara, per quanto grandiosa, si sarebbe
rivelata solo un incidente di percorso.