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Israele e Cisgiordania visti dagli altri


This
place
presenta i lavori di dodici fotografi di fama internazionale che
hanno viaggiato in Israele e in Cisgiordania e hanno raccontato la
complessità di questi luoghi offrendo delle prospettive non
scontate.

La mostra (in corso fino
al 5 giugno al Brooklyn
Museum
di New York) è stata ideata da Frédéric Brenner; il
fotografo parigino ha deciso di non coinvolgere colleghi israeliani o
palestinesi e di scegliere autori senza una conoscenza approfondita
della regione. 

Tra di loro ci sono fotografi come Stephen Shore, Jeff
Wall, Josef Koudelka, Martin Kollar, che insieme al resto del gruppo
hanno trascorso sei mesi in Israele e in Cisgiordania, tra il 2009 e
il 2012.




Ogni artista coinvolto
nel progetto ha potuto muoversi liberamente, scegliendo le proprie
storie, concentrandosi sugli individui, le comunità, il paesaggio e
la vita di tutti i giorni. 

Come opera collettiva, This
place

riesce a rivelare aspetti diversi, dissonanze e paradossi che saltano
fuori dal racconto di questi due paesi.



 


Brenner (1959) è
cresciuto in una famiglia di intellettuali francesi che ha sempre
ignorato le proprie origine ebraiche, almeno fino allo scoppio della
guerra
dei sei giorni
, nel 1967. 

Da quel momento, i suoi genitori hanno
sperimentato un risveglio della loro appartenenza religiosa
costringendo il giovane Brenner a frequentare una scuola ebraica per
tre anni. 

Nonostante l’imposizione, Brenner è rimasto molto
affascinato dall’ebraismo e tutta la sua carriera di fotografo è
stata dedicata allo studio delle forme diverse assunte da questa
identità in culture diverse. 

Da questo punto di vista, This
place
è
un altro tassello che si aggiunge al percorso di Brenner.



Brenner ammette che “è
impossibile non essere politici quando ci si confronta con la
questione israelo-palestinese, ma volevo che i fotografi vedessero
questa realtà come una metafora”. 

Il titolo stesso della mostra è
un riferimento al modo in cui gli israeliani e i palestinesi parlano
del luogo in cui vivono, “questo posto” oppure “la situazione”.
“Israele è un luogo dove si radicalizza la diversità, dove ogni
persona è ‘l’altro’”, afferma Brenner, “così ho chiesto
ai fotografi di chiedere ad ‘altri’ di mettere in discussione
questa diversità”.




Fonte: Internazionale