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Foto dell’anno scattata al confine tra Ungheria e Serbia

di Paola Mentuccia,
Ansa, 04 Maggio 2016.

Warren Richardson

Un uomo consegna un bambino di pochi
mesi alle braccia di chi è oltre il confine, facendolo passare tra
gli spazi di una recinzione dal filo spinato, in un disperato gesto
di protezione. 

È la foto dell’anno del World Press Photo 2016, che
da domani al 29 maggio espone le immagini premiate al Museo di Roma
in Trastevere. 

L’autore dell’immagine in bianco e nero, sintesi del
doloroso pellegrinaggio dei profughi siriani, è l’australiano Warren
Richardson, un fotografo freelance che vive a Budapest e che ha
scattato la foto il 28 agosto del 2015 a Roske, al confine tra
l’Ungheria e la Serbia. 

“Ero accampato con i rifugiati da cinque
giorni sul confine”, ha raccontato il fotogiornalista, che ha
intitolato la foto “Hope for new life” (speranza per la
nuova vita). 

“Un gruppo di circa duecento persone è arrivato –
ha proseguito – posizionandosi sotto gli alberi lungo la linea di
recinzione.

Prima sono passate le donne e i
bambini, poi i padri e gli uomini anziani. Devo essere stato con
questo gruppo per circa cinque ore, giocando al gatto e il topo con
la polizia per tutta la notte. Non ho utilizzato il flash perché
altrimenti la polizia avrebbe potuto vedere quelle persone. Ho
scattato la foto grazie alla luce del chiaro di luna”. 

“Rappresentava quasi tutto quello che si può esprimere
visivamente rispetto a ciò che sta accadendo con i rifugiati”,
ha detto Francis Kohn, presidente della giuria e caporedattore di
fotografia dell’agenzia di Afp, ricordando il momento in cui, per la
prima volta, ha visto la fotografia. 

Quest’anno, alla Press World
Photo Foundation di Amsterdam sono arrivate 82.951 fotografie da
5.775 autori, di 128 nazionalità. 

La giuria, che ha suddiviso i
lavori in otto categorie, ha premiato 42 fotografi provenienti da 21
Paesi. Le persone accalcate durante la marcia contro il terrorismo in
Place de la République, a Parigi, che ricorda il dipinto “La
libertà che guida il popolo” di Delacroix, migranti con coperte
termiche soccorsi in mare, la competizione tra gli oranghi maschi in
Indonesia, le manifestazioni contro le violenze razziali della
polizia negli Stati Uniti, i bombardamenti a Damasco: solo alcune
delle spettacolari immagini esposte al museo in piazza Sant’Egidio. 

L’umanità dei profughi, dei migranti, dei rifugiati è sicuramente
il tema centrale della mostra: “Spesso l’informazione si
riferisce a queste persone come a dei numeri, raccontando una parte
della realtà ma non soffermandosi su quali siano le dinamiche che le
spingono a salvare la propria vita e quella della propria famiglia
venendo da noi – ha detto il fotografo Francesco Zizola, tra i
premiati del concorso – Si fornisce, così, una facile
interpretazione che è spesso oggetto di campagne populistiche basate
sulla propria comprensione dei fatti”. 

La mostra al Museo di
Roma in Trastevere prevede un’apertura straordinaria il venerdì
sera, per consentire a più persone possibile di guardare da vicino
gli eventi cruciali avvenuti negli ultimi anni nel mondo, attraverso
lo sguardo dei fotogiornalisti che li hanno vissuti da diretti
testimoni. 

“Soprattutto in momenti di difficoltà, è
fondamentale creare dibattito e confronto – ha detto Zizola – e
offrire alle persone non elaborazioni ideologiche dei fatti ma
elementi di realtà”.






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