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Egitto, l’attivismo digitale nel mirino del regime

di
Rossana Miranda, 24 Maggio 2016.

Nuovi casi di
repressione contro blogger dissidenti in Egitto. La sentenza contro
Alaa Abd El Fattah.



I venti rivoluzionari
delle primavere arabe sembrano essersi placati. Dopo che migliaia di
persone sono scese in piazza in Libia, Egitto, Tunisia, Yemen,
Algeria, Iraq e Bahrein e i regimi sono caduti, la situazione
politica in questi Paesi è instabile. In Egitto, per esempio, finita
l’egemonia di potere di
Hosni
Mubarak
,
è stato eletto
Mohamed
Morsi

nelle prime elezioni democratiche degli ultimi trent’anni. Hanno
vinto i Fratelli Musulmani ma, una volta al potere, si sono
comportati come i vecchi autocrati. Dopo poco più di un anno un
colpo di Stato ha messo il paese sotto il controllo militare.


Aiuti dall’estero


Dal 1993 l’Egitto
non chiede aiuto al Fmi
, ma questa volta lo scenario economico è
critico: nel 2012 si è registrato un rallentamento del Pil superiore
al 2%, mentre l´inflazione ha raggiunto il 13%. Il tasso di
disoccupazione è salito al 12% (con il 25% nella fascia giovanile) e
le riserve straniere sono precipitate a 15 miliardi di dollari (dai
36,2 miliardi di dollari del dicembre 2010). Circa il 40% della
popolazione è povera e il debito estero è condannato ad aumentare. 

A salvare l’economia egiziana non sarà solo il Fondo monetario
internazionale ma anche l’Unione europea. 

Anche il Consiglio di
cooperazione del Golfo ha promesso circa 18 miliardi di dollari
mentre altri 20 miliardi dovrebbero arrivare dai Paesi del G8. Da
parte sua, il presidente americano
Barack
Obama
ha cancellato parte
del debito estero egiziano nei confronti di Washington: circa 1,3
miliardi di dollari.



Mancata libertà di espressione


In Egitto sono ugualmente condizionate
le libertà di stampa e informazione
. In Egitto è molto famoso
Alaa Abd El Fattah.
Questo blogger scrive in arabo, il che fa di lui una preda più
facile per il regime. Nato nel 1981 al Cairo,

Alaa Abd El Fattah
aveva
una formazione come programmatore informatico. Il suo lavoro si
svolgeva tra computer e software. 

All’età di 25 anni, insieme alla
fidanzata, aggiornava il sito anti-Mubarak, Manlaa. 

È stato
arrestato la prima volta durante una manifestazione che chiedeva una
magistratura indipendente. Durante le proteste di Tahrir, cominciò
ad essere molto attivo nella battaglia dei giovani egiziani. 

C’è
chi sostiene che l’idea dell’hashtag #TweetNadwa, per comunicare
lo sviluppo delle proteste, sia sua. Su Twitter è un punto di
riferimento per conoscere le vicende mediorientali. Il suo account è
@manal.
 

El Fattah
partecipava alle manifestazioni di Maspero, il palazzo della tv
egiziana al Cairo, in difesa dei diritti dei cristiani. In quegli
scontri sono state uccise 27 persone. 

Il blogger cercava il suo amico
Mina Daniel e lo trovò morto in ospedale. Indignato,

El Fattah
cominciò a
scrivere pesanti editoriali sul quotidiano Shourk e organizzò un
movimento insieme alle vittime per chiedere l’autopsia e l’apertura
di un’inchiesta.



La condanna a El Fattah


Il blogger fu arrestato, uscì solo
dopo due mesi per poi rientrare nel marzo del 2013. 

Si è consegnato
volontariamente dopo che è stato accusato di “incitamento”
contro il governo di Morsi. Il giorno dopo è stato liberato. “Quello
che verrà potrebbe essere più duro e difficile. 

Ma non credo che
questa rivoluzione finirà senza riordinare completamente il potere
in Egitto e in tutto il mondo arabo”, ha scritto il blogger.
Secondo il Netizen Report di Global Voices Advocacy, El Fattah è un
importante blogger pro-democratico che ha giocato un ruolo
fondamentale nelle proteste del 2011 contro
Mubarak
È stato condannato a 5 anni di reclusione.




FONTE: Blastingnews