General

Avorio criminale

di
François Misser, 16 Maggio 2016.

I
jihadisti dell’organizzazione nigeriana Boko Haram, in virtù di
una rete di sudditanze e di complicità, si finanziano anche con i
traffici di zanne. A farne le spese i pachidermi dei parchi naturali
camerunesi.




In una serie di reportage
pubblicati dal 5 al 9 marzo dal quotidiano di Bruxelles La
Libre Belgique
,
la giornalista Aurélie Moreau e la fotografa Mélanie Wenger
rivelano che l’organizzazione jihadista nigeriana Boko Haram si
finanzia sempre più attraverso il traffico di avorio. André Ndjidda,
responsabile del parco nazionale di Waza nel nord del Camerun, spiega
che il gruppo terroristico si dedica a questo commercio perché
rapimenti e altre attività illecite non rendono più come in
passato. 

Il parco, situato in prossimità delle frontiere con la
Nigeria e il Ciad, è secondo Ndjidda, «assediato da Boko Haram che
vi compie continue incursioni». Nel 2015 i terroristi hanno
abbattuto anche dei leoni per rivenderne gli organi e gli artigli,
utilizzati nei rituali e nelle pratiche di magia.




Il traffico di avorio si
svolge con diverse modalità. 

C’è una predazione diretta da parte
dei terroristi e c’è un rifornimento che arriva da altri gruppi
armati. Per esempio, i janjawid che, provenendo dal Sudan,
attraversano la regione pagando un pedaggio ai Boko Haram. Così
almeno affermano ufficiali del Battaglione d’intervento rapido
(Bir) dell’esercito camerunese. 

E la giornalista Moreau, contattata
da Nigrizia,
ricorda che nel già 2013 i janjawid avevano compiuto un raid nel
parco di Boubandjida , sempre in Camerun, uccidendo 300 elefanti con
i loro kalashnikov.




Ma più spesso Boko Haram
ricorre a degli intermediari, non pochi dei quali finiscono per
aderire alla setta. 

Intorno al parco Waza vivono dei “convertiti”
dell’etnia kanuri, che abitano un vasto territorio a cavallo tra il
nord del Camerun, lo stato di Borno (Nigeria) e i dintorni del lago
Ciad. 

Secondo un colonnello del Bir, ci sarebbero interi villaggi
“specializzati” nel bracconaggio dei pachidermi. I capi villaggio
contribuiscono alla causa dei terroristi, fornendo falsi documenti
d’identità, medicine, armi e appunto avorio.




Ousmanou Moussa,
direttore del parco di Boubamdjida, è convinto che la città di
Ngaoundéré sia il crocevia dei traffici di avorio, la cui pista
principale porta in Nigeria attraverso Tcholiré, Reï Bouba e Lagdo.
Questa pista, insieme ad altre, è utilizzata da Boko Haram per il
contrabbando dell’etanolo e del tramadol, un antidolorifico che
assunto in forti dosi dà un senso di invulnerabilità ed è
utilizzato per spingere all’azione i bambini-soldato. 

L’avorio
circola anche grazie ai pastori transumanti che con le loro mandrie
fanno la spola tra Camerun e Nigeria.




Scarsi
controlli
 

L’inchiesta
de La
Libre Belgique

conclude che un terzo dell’avorio frutto di bracconaggio risale
verso la Nigeria, con una forte probabilità che a beneficiarne siano
soprattutto le reti che sostengono Boko Haram. Ciò ha avuto come
conseguenza che il parco di Boubandjida è stato quasi completamente
svuotato di elefanti, anche perché i pachidermi che non sono stati
massacrati si sono spostati in altri territori.




La situazione è estremamente
preoccupante. 

Dal 1997 ad oggi la popolazione di elefanti è passata
da 27.600 a 4.500, di cui 1.500 nelle savane del nord e 3.000 nelle
foreste. Va però detto che né le autorità né il Bir né le
organizzazioni non governative in difesa dell’ambiente comunicano
dati precisi sull’ammontare dell’avorio contrabbandato. Va
aggiunto poi che l’estremo nord del Camerun non è raggiungibile
liberamente e ci si può recare solo con l’autorizzazione del Bir… 

Si può ricordare, per avere un riferimento, che uno dei sequestri
più importanti (100 chilogrammi di zanne) compiuti dall’esercito
risale al 2011.




Rimane il fatto che due
terzi dell’avorio di contrabbando transita dalla capitale Yaoundé
e da Douala per arrivare in Europa, soprattutto in Belgio. 

Isabelle
Grégoire, responsabile diplomatica del ministero belga dell’ambiente
presso la Convenzione sul commercio internazionale delle specie
minacciate di estinzione (Cites), ritiene che con l’apertura nel
2010 di una nuova linea aerea verso la Cina, da parte delle compagnia
Hainan Air, l’aeroporto di Bruxelles-Zaventem è divenuto un
importante punto di transito.




Cionondimeno la maggior
parte dell’avorio di contrabbando è esportato via mare a partire
da Douala. Lo sottolinea Tom Milliken di Traffic, la Rete
internazionale di sorveglianza del commercio delle specie selvagge,
costituita dal World Wildlife Fund e dall’Unione internazionale per
la conservazione della natura. 

L’avorio si cela soprattutto nei
carichi provenienti da industrie minerarie e forestali in mano a
società cinesi. Da Douala le zanne sono inviate a Taiwan nascoste
tra i carichi di carbone, pietra, noci o tronchi.




Un’altra parte
dell’avorio, infine, passa da Khartoum, capitale del Sudan, e
prende la via marittima probabilmente a Port Sudan fino a
destinazione, toccando anche il sud della Somalia grazie al concorso
delle reti del gruppo jihadista al-Shabaab.




Di fronte alla
complessità del problema, le autorità camerunesi si ritrovano prive
di mezzi o, peggio, di volontà per contrastare il flagello. Arresti
e condanne sono rari, raccontano le autrici dell’inchiesta. 

Succede
pure che i servizi antibracconaggio debbano prezzolare le autorità
giudiziarie e penitenziarie per fare in modo che i condannati
rimangano in carcere. 

E così, il già insufficiente bilancio
dedicato alla lotta contro il bracconaggio viene mal speso.




Jean-Paul Kevin Mbamba
Mbamba, responsabile del parco nazionale di Bénoué, spiega che solo
la metà delle eco-guardie a sua disposizione sono impiegate nel
pattugliamento del parco, vasto 1661 km². 

Ed è vero che il
ministero delle acque e delle foreste dispone di due aerei
ultraleggeri che potrebbero consentire di controllare meglio le aree
toccate dal bracconaggio, ma gli aerei non si sono mai levati in
volo…



Fonte: Nigrizia