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Svizzera: recuperiamo la moneta intera!

Svizzera: recuperiamo la moneta intera!
(Foto di Stefano Mussio: consegna delle firme per il referendum)

di Leopoldo Salmaso, Pressenza, 23 april 2016. Oggi la moneta è quasi tutta “vuota”, è solo la promessa da parte di banche private di pagarla con moneta “intera”, cioè quella dello Stato che è garantita dalla ricchezza della nazione. Intervista a Konstantin Demeter, Comitato dell’Iniziativa Popolare[1] per la Moneta Intera.
Leopoldo Salmaso: Che cosa significa ‘Moneta Intera’ ?
Konstantin Demeter: Raccogliendo firme per strada la prima reazione al nome „Moneta intera“ fu spesso di stupore: „Ma come, oggi abbiamo solo moneta a metà?“. In effetti è così, o peggio, poiché oggi abbiamo una moneta quasi vuota. In Svizzera è “intera” al 2,5% e nella zona Euro all’1%, stando alle rispettive riserve minime obbligatorie. La Moneta Intera sarà il mezzo legale di pagamento a pieno titolo, emesso dalla Banca Nazionale Svizzera (BNS, la banca centrale). Oggi la moneta bancaria elettronica sui nostri conti non è intera e neppure nostra, per legge. Il denaro sui nostri conti è solo la promessa di una banca privata di pagarci in denaro “intero”, quello emesso dalla BNS. Per questo motivo tale denaro non è sicuro. In caso di crisi o di fallimento di una banca questa promessa non può essere mantenuta e i clienti perdono il loro denaro oppure la banca dev’essere salvata dallo Stato, cioè dai cittadini contribuenti. In un sistema di moneta intera tutto il denaro viene emesso dalla BNS e quindi il denaro sui nostri conti non è più solo una promessa ma esiste realmente. Inoltre i conti correnti sono tenuti fuori dai bilanci delle banche, non rientrano nella loro massa fallimentare. In questo modo nessuna banca è “troppo grande per fallire”, perché il suo fallimento non coinvolgerebbe più il giro dei pagamenti. I suoi conti correnti verrebbero semplicemente trasferiti ad un’altra banca senza che nessun cliente perda denaro.
LS: In che cosa consiste il referendum da voi promosso?
KD: La nostra iniziativa popolare ha l’obiettivo principale di ripristinare il monopolio statale sull’emissione di denaro. Se passa questo referendum la BNS emetterà tutto il denaro denominato in franchi svizzeri, inclusa la moneta scritturale che oggi viene emessa dalle banche private. Il denaro emesso ex-novo entrerà in circolazione direttamente attraverso la spesa pubblica e l’eventuale distribuzione ai cittadini, non gravato di interessi e quindi senza costituire debito, anzi, restituendo allo Stato l’utile di signoraggio[2] che attualmente non è a sua disposizione. Il denaro già in circolazione verrebbe “riciclato” nel corso di 10-15 anni, diventando anch’esso moneta intera e quindi un utile. Per garantire l’indipendenza della BNS dalle ingerenze del Consiglio Federale, dei partiti politici e del potere economico, e per darle una maggiore legittimità democratica, l’Iniziativa le conferisce uno statuto simile a quello del Tribunale Federale e prevede una verifica da parte del Parlamento sulla sua forma giuridica, sulla composizione del Consiglio e del Direttorio, e sulle modalità di elezione di questi ultimi.
LS: Avete incontrato resistenze o boicottaggi? Se sì, da parte di chi?
KD: Ci stupì l’immediato rifiuto dell’influente think tank liberale Avenir Suisse, creato dalle multinazionali svizzere, che pubblicò una critica già prima del lancio della raccolta firme, cosa molto inusuale. Nei primi tempi della raccolta firme ci aspettavamo piuttosto un silenzio da parte degli avversari, per non attirare inutilmente l’attenzione. Abbiamo dunque interpretato tale rigetto anticipato come un complimento, poiché conferma l’importanza e correttezza di questa iniziativa popolare, e rivela la loro paura. Le obiezioni di Avenir Suisse, come pure quelle dell’Associazione Svizzera dei Banchieri presentate lo scorso autunno, sono comunque infondate e mirano essenzialmente a creare paure non giustificate. Com’era previsto, anche il Consiglio Federale si è dissociato dall’iniziativa, ripetendo essenzialmente le critiche infondate delle due organizzazioni menzionate.
LS: Il 5 Giugno avete il referendum per il reddito di base incondizionato: questo è in sinergia o in competizione col la vostra proposta?
KD: Le due iniziative hanno in comune alcuni obiettivi, ad esempio di favorire una attenuazione delle disparità economiche e sociali vigenti. Però si differenziano sostanzialmente nel metodo. Il reddito di base incondizionato cura un sintomo, mentre un’emissione di denaro esente da debito a beneficio della collettività elimina la causa principale della malattia.
Insensato non è distribuire denaro alla popolazione, vuoi col reddito incondizionato o in altri modi. Insensato è lasciare che siano le banche private a creare questo denaro e ad appropriarsi di tutti i profitti. Oggi il denaro, invece che essere accreditato ai cittadini che ne sono collettivamente titolari, viene loro addebitato, e per giunta gravato di interessi. Per questo motivo le due iniziative si abbinano molto bene. La moneta intera dovrebbe essere una precondizione per il reddito di base.
Entrambe le iniziative propongono un cambiamento fondamentale del sistema attuale, ma il reddito di base introduce un concetto completamente nuovo mentre la moneta intera recupera un sistema già approvato dai cittadini svizzeri nel 1891 con la vittoria nel referendum che stabiliva il monopolio statale sull’emissione di denaro, prerogativa di cui nel corso degli anni si sono silenziosamente appropriate le banche. In questo si differenziano anche le due campagne, poiché l’iniziativa Moneta Intera reintroduce ciò che la maggioranza della popolazione crede sia già oggi realtà, mentre il reddito di base introduce una idea completamente nuova.
Infine, gli utili derivanti da un sistema di moneta intera potrebbero contribuire a finanziare il reddito di base in maniera significativa. Ma la cosa più importante di tutte è che le due iniziative hanno già contribuito a un dibattito pubblico sostanziale, che continuerà anche in caso di bocciatura.
LS: In Islanda c’è una proposta di Legge per una riforma monetaria in linea con le proposte referendarie svizzere. Siete in pochi nel mondo ma ben coordinati fra di voi, oppure lavorate isolati ma siete espressione di un fermento sotterraneo molto più diffuso di quanto appaia?
KD: Siamo in contatto con gran parte dei movimenti di riforma monetaria internazionali. Il gruppo “International Movement for Monetary Reform” (IMMR), promosso da Positive Money UK, funge da punto d’incontro e da perno, ma ci sono anche contatti diretti tra i vari movimenti. Oggi 24 Paesi fanno parte dell’IMMR. Alla conferenza stampa in occasione della consegna delle firme per il nostro referendum, il 1 Dicembre 2015 a Berna, abbiamo dato spazio anche a rappresentanti del movimento britannico Positive Money, di quello tedesco “Monetative” e abbiamo proiettato messaggi di congratulazione da parte di altri movimenti internazionali. Nel pubblico e al susseguente incontro erano presenti anche rappresentanti del gruppo danese “Gode Penge”. Ai primi dello scorso marzo a Bruxelles l’IMMR ha tenuto una conferenza-workshop internazionale di riforma monetaria alla quale hanno partecipato anche due nostri rappresentanti. In tutto erano rappresentati 18 paesi, dal Sudafrica fino all’Islanda. Ritengo essenziale questa collaborazione internazionale, anche perché le prime riforme avrebbero un effetto sinergico se applicate in più Paesi, oltre che ampliare il dibattito e accrescere lo stimolo per altri Paesi a seguire vie simili.
Konstantin Demeter: fotografo e bibliotecario, studioso di sistemi monetari. Membro del Comitato Promotore della Iniziativa Popolare “Moneta Intera” e coordinatore del gruppo regionale ticinese. Socio di Modernizzazione Monetaria (MoMo).
Link: http://www.iniziativa-moneta-intera.ch/   e   http://www.vollgeld.ch/index.php
[1] In Svizzera il termine “Referendum” corrisponde al referendum abrogativo italiano. Ma c’è anche la “Iniziativa Popolare”, corrispondente al referendum propositivo che in Italia ancora non c’è.
[2] Signoraggio è la differenza fra il valore nominale di una moneta o banconota e il costo effettivo della sua produzione. Con il denaro elettronico il signoraggio è prossimo al 100%.