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Sostiene la democrazia e denuncia Mao, studente cinese mandato in manicomio.

di Frank Fang, epochtimes, 06 Aprile 2016



Uno studente universitario sostiene la democrazia e critica Mao.

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Una cosa normale in Occidente, ma non
in Cina: il giovane è stato immediatamente ricoverato in un
ospedale psichiatrico.

«Ho scritto della mia fede nella
Repubblica di Cina; ho sostenuto una Repubblica unita, e il ritorno
della democrazia. Ho scritto anche che Mao Zedong è stato il più
grande macellaio e altre mie opinioni del genere», ha raccontato lo
studente ventiduenne
Lao
Yeli
a New
Tang Dynasty Television

(Ntd), un’emittente cinese con sede a New York parte dell’Epoch Media
Group. «Qualcuno ha fatto uno
screenshot
di quello che ho detto, e mi ha denunciato all’amministrazione
scolastica».

Per niente divertiti dalle
dichiarazioni politiche dello studente, e dal suo rifiuto di
ritrattarle, il 25 marzo alcuni funzionari scolastici di
un’università imprecisata di Wuhan hanno spedito Lao Yeli in un
ospedale psichiatrico sulla base di presunti «disturbi della
personalità e idee estremiste».
Il 28 marzo, mentre era ancora
in stato d’arresto, Lao ha spiegato a Ntd che l’incidente è
nato da un
post
lasciato sul
social
media Tencent QQ:
ad
alcuni utenti (che Lao ritiene fossero commentatori al soldo
del regime) che gli chiedevano perché usasse la bandiera
di Taiwan (nota come ‘quella dal cielo blu, il sole bianco e la terra
rossa’) come immagine del profilo, lui aveva risposto con le
sue opinioni. […]

Taiwan, isola nel Mar Cinese
Meridionale, è ufficialmente nota come ‘Repubblica di Cina’; ma
Repubblica di Cina era anche il nome dello Stato che riuniva tutta la
Cina dal 1919 al 1949. Attualmente il governo democratico di
Taiwan e il regime comunista cinese seguono il cosiddetto
Consenso del 1992:
entrambi riconoscono l’esistenza di un’unica Cina, ed entrambi
se ne dichiarano i legittimi governanti.
Ma aspirare a una
Cina continentale democratica, a quanto pare, è considerato un
problema psichiatrico, almeno stando alla reazione dell’università
di Lao Yeli.

Intervistato da Radio
Free Asia
, Lao ha
dichiarato di aver «accettato solo due trattamenti»
all’ospedale: «una terapia fisica standard e una terapia al piede». 

Quindi pare non sia stato soggetto a torture psichiatriche, come
invece accade spesso nel caso di ‘nemici politici’, che vengono
rinchiusi in questo genere di manicomi. 

«Inizialmente
l’ospedale insisteva affinché prendessi delle medicine e
accettassi certe iniezioni, ma io ho rifiutato», ha affermato
Lao, aggiungendo che dovrebbe venire rilasciato il 29 marzo.

Il costituzionalista cinese
Chen Yongming
, ha spiegato a Ntd che il regime fin dagli
anni 80 ha l’abitudine di mandare gli studenti universitari al
manicomio, quando sposano idee democratiche: «Il regime cinese usa
questa tattica per rovinare la reputazione delle persone. Gli altri
penseranno che sostenere la democrazia sia una cosa da pazzi,
e quindi la società nel complesso li ostracizzerà».

Anche nei primi anni della campagna di
persecuzione contro la pratica spirituale del Falun Gong,
la tortura psichiatrica è stata spesso impiegata. 

Dopo una forte
attenzione e pressione internazionale, compresa la produzione di una
meticolosa documentazione a dimostrazione dei reati commessi, questo
tipo di tortura è stata in gran parte abbandonata (sebbene
i praticanti del Falun Gong vengano ancora incarcerati e torturati in
gran numero con altri metodi).

Lao non prova risentimento verso
quelli che lo hanno ‘venduto’ alle autorità, ma soffre per la
sua temporanea prigionia: «A dire la verità, se quella persona
mi avesse denunciato alla polizia, non sarebbe successo niente: sono
in tanti in Cina a dire cose simili, se arrestassero tutti quanti,
metà della popolazione cinese sarebbe in prigione», ha
commentato Lao a Ntd. Ma «dato che era stata coinvolta la
scuola, hanno chiamato i miei genitori e mi hanno rinchiuso in un
istituto psichiatrico, dove ho perso la mia libertà […] Ma
penso che mi libereranno domani».