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Preservare e punire: storie di giovani vagabonde

di treccani, 29 Aprile 2016.


Vagabondes
.
Les
écoles de préservation pour les jeunes filles de Cadillac, Doullens
et Clermont, 
pubblicato
dalle edizioni L’Arachnéen,
si presenta come un libro inconsueto nei contenuti e nella forma:
è al tempo stesso un libro fotografico, un importante contributo
alla storia delle donne, a partire dalle più oppresse e sfortunate,
un’analisi dei sistemi di rieducazione sperimentati in Francia nel
corso del Novecento. 

Il libro ricostruisce infatti la vita delle
giovani donne detenute nelle case di correzione di Cadillac, Doullens
et Clermont attraverso il bianco e nero delle fotografie di Henri
Manuel, realizzate dal 1929 al 1931, i materiali d’archivio
dell’amministrazione penitenziaria, che coprono il periodo dal 1909
al 1934, i testi di approfondimento di Sophie Mendelsohn,
psicanalista e psicologa clinica. 

Emergono le difficili vite di
queste ragazze, accusate spesso di vagabondaggio, sospettate di
essere prostitute, a volte spinte all’infanticidio da drammatiche
condizioni economiche e sociali, ristrette in condizioni durissime e
distruttive. Henri Manuel è stato un importante fotografo,
specializzato in ritratti di artisti e di personalità politiche. 

Il
suo studio nel 1929 ebbe l’incarico dal Ministero della giustizia
francese di realizzare un reportage a livello nazionale sulle
istituzioni penitenziarie rivolte ai minori; l’intento era quello
di mostrare come esse non fossero soltanto un luogo di punizione ma
anche un momento di riscatto attraverso il lavoro. 

Le foto però non
vennero mai pubblicate e il reportage è rimasto negli archivi del
Ministero dove sono state riscoperte casualmente, durante le ricerche
relative alla pubblicazione delle opere complete di Fernand Deligny,
che al ripensamento dei sistemi di recupero dei minori ‘devianti’
dedicò la sua vita e la sua riflessione. 

Un ritrovamento importante
non soltanto per il valore estetico delle foto: le immagini di Manuel
e dei fotografi del suo studio rappresentano infatti un documento
straordinario poiché si sa pochissimo di queste scuole e della loro
opera di ‘preservazione’. 

Il mito del delinquente è una
narrazione al maschile: una storia della devianza minorile femminile
è in buona parte da scrivere.



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