Perché le donne sono più religiose degli uomini.
di Ana Swanson – Washington Post, 05 Aprile 2016
Lo dicono i dati, e si fanno diverse
ipotesi per spiegarlo: alcuni dicono che c’entri la biologia, ma in
realtà sembra che la questione sia un’altra.
Cosa hanno in
comune Gesù Cristo, Maometto, Siddharta e Mosè?
Oltre a essere
personaggi religiosi, sono tutti uomini.
Eppure, in giro per il
mondo, la maggioranza dei loro seguaci sono donne.
A livello globale ci sono più donne
che uomini che si identificano con una religione, pregano
quotidianamente e definiscono la religione «molto importante»,
stando ai dati
del centro di ricerca americano Pew. Nel mondo le donne che
dicono di professare una religione sono l’83,4 per cento del
totale, contro il 79,9 per cento degli uomini: le donne affiliate a
una religione nel mondo sono circa 100 milioni in più rispetto agli
uomini.
Per quale motivo? È una vecchia domanda, che gli
esperti definiscono un “enigma scientifico”. Secondo alcuni
ricercatori la differenza è dovuta alla biologia, per altri è
il risultato di fattori sociali e culturali, per altri ancora sono
entrambe le cose.
I dati di Pew però mostrano che la biologia, se
non altro, non è l’unico fattore.
I comportamenti e le credenze
religiose di uomini e donne variano in modo significativo a seconda
del gruppo religioso di riferimento e del paese, il che dimostrerebbe
come il modo in cui le persone vengono cresciute e fatte socializzare
abbia un peso.
Lo studio di Pew ha preso in
considerazione sei gruppi in 192 paesi − cristiani, musulmani,
buddisti, induisti, ebrei e persone che non appartengono a
nessun credo religioso − e ha scoperto che a livello globale
le donne sono più religiose degli uomini, che a loro volta
costituiscono il 55 per cento delle persone al mondo non affiliate a
nessuna religione.
Questo
divario religioso tra i generi è ancora più accentuato negli Stati
Uniti, che in media sono un paese molto più religioso rispetto alle
altre economie avanzate.
Secondo Pew il 64 per cento delle donne
americane pregano ogni giorno, contro solo il 47 per cento degli
uomini (come mostra il grafico sotto, in Canada pregano
quotidianamente il 30 per cento delle donne e il 28 per cento degli
uomini; in Francia il 15 per cento delle donne e il 9 per cento degli
uomini).
Negli Stati Uniti il 68 per cento degli atei sono uomini.[…]
In passato
alcuni ricercatori hanno sostenuto che questa discrepanza sarebbe
dettata soprattutto da fattori biologici. Stando a una teoria in
particolare, i livelli più alti di testosterone negli uomini, che
generano un comportamento più incline a correre dei rischi,
porterebbero anche a una maggiore propensione a rinunciare alla
religione e rischiare di giocarsi la possibilità di una vita dopo la
morte.
Altri ricercatori hanno puntato sulla spiegazione biologica
dopo aver osservato che le donne che presentavano caratteristiche
considerate dai luoghi comuni più “femminili” − per esempio
essere più affettuose, empatiche, compassionevoli, dolci e amorevoli
con i figli − avevano maggiori probabilità di essere
religiose. Altri studiosi invece insistono sul fatto che l’educazione
− cioè il modo in cui a donne e uomini viene insegnato a
comportarsi, e i valori che vengono trasmessi loro − abbia
un’influenza più significativa sulle differenze religiose tra i
generi rispetto alla natura.
I dati raccolti da Pew sembrano
sostenere quest’ultima teoria in due modi.
Innanzitutto lo studio evidenzia come
ci siano alcune differenze notevoli tra le diverse culture. Queste
tendenze indicherebbero che il divario religioso tra uomo e donna non
deriva soltanto dalla biologia ma anche dalla cultura.
Come
mostra il grafico qui sotto, tra i cristiani è più probabile che
siano le donne ad andare a messa, pregare ogni giorno, pensare che la
religione sia importante, e credere nel paradiso, nell’inferno e
negli angeli. Tra i musulmani, però, il divario di genere è molto
meno omogeneo: le tradizioni religiose fanno sì che sia molto più
probabile che siano gli uomini a partecipare alle funzioni religiose
settimanali e che le donne preghino in casa. Mentre le donne
musulmane tendono a pregare e credere negli angeli più degli uomini,
altri comportamenti e credenze tra donne e uomini di fede musulmana
sono grossomodo le stesse.
In secondo
luogo, lo studio di Pew rivela che la religiosità delle donne varia
in qualche modo a seconda del fatto che lavorino o stiano a casa, un
altro indizio che indicherebbe come le credenze religiose potrebbero
essere influenzate dall’ambiente a cui donne e uomini sono esposti.
Le donne che lavorano hanno credenze religiose più simili a quelle
degli uomini e sono meno impegnate dal punto religioso rispetto a
quelle disoccupate o casalinghe.
Il dato però potrebbe anche essere
letto in senso opposto: le donne più religiose hanno più
probabilità di rimanere a casa, perché sono legate a
un’interpretazione dei ruoli più tradizionale.
Secondo lo studio, inoltre, i paesi
cristiani in cui il tasso delle donne occupate è più alto tendono
ad avere un minore divario religioso tra i generi, anche se la
tendenza non si riscontra nel caso di altri gruppi religiosi.
Nel
grafico qui sotto, i paesi sulla sinistra mostrano un ampio divario
tra la percentuale di donne e uomini che sostengono di pregare tutti
i giorni, ma anche un tasso minore di donne che lavorano. I paesi
sulla destra invece hanno più donne occupate e un divario più
ristretto tra le donne e gli uomini che dicono di pregare tutti i
giorni.
I ricercatori hanno ipotizzato molte
teorie per spiegare come la cultura e le norme sociali possano creare
un divario religioso tra i generi. Alcuni
sostengono che la chiesa offrisse alle donne che per tradizione
non lavoravano lo stesso tipo di vantaggi sociali e psicologici che
il lavoro forniva agli uomini: un’identità personale e una
comunità sociale.
Per le donne non avere un lavoro potrebbe anche
portare ad avere più tempo a disposizione per le attività
religiose, o una minore
esposizione alle forze laiche che nel tempo hanno preso il
sopravvento nella vita pubblica. Altre teorie sostengono che le donne
sarebbero state spinte a essere molto religiose in modo da poterne
controllare la sessualità, oppure che la chiesa cristiana sostenga
meno l’identità delle donne che lavorano rispetto alle casalinghe.
Altre ancora sostengono che per le donne la chiesa possa essere una
fonte di sicurezza concreta ed esistenziale: vista la loro posizione
sociale sfavorita, le donne sarebbero più vulnerabili alla povertà
e alla mancanza di sicurezza fisica, e la religione potrebbe offrire
loro un maggiore senso di protezione.
Infine, secondo David Voas, un
sociologo studioso delle religioni interpellato da Pew, il divario
potrebbe anche essere ricondotto alla natura della cristianità, che
esalta le persone miti e gli oppressi.
Dal momento che le donne sono
state tradizionalmente relegate a ruoli di minor potere e peso, la
filosofia religiosa della cristianità potrebbe fare presa
soprattutto su di loro.