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Obama a Riad per salvare l’alleanza con l’Arabia Saudita

di Luca La Mantia, Interris, 21 Aprile 2016

Visita cruciale del presidente Usa. Si tenta la strada del disgelo dopo le aperture di Washington a Teheran

Prove di disgelo tra Usa e Arabia Saudita nella visita di Barack Obama a Riad.
Nell’incontro di due ore con il monarca il presidente americano ha
provato a rassicurare l’alleato. Un compito particolarmente arduo date
le tensioni che percorrono il rapporto tra i due Paesi e che impongono
per Obama una sorta di corsa contro il tempo, nel tentativo di salvare
un asse oggi strategico ma che secondo i più critici è messo a dura
prova.

Eppure a questa partnership Obama non può rinunciare quando,
come ribadisce regolarmente, insiste per impostare la lotta al
terrorismo in generale e all’Isis in particolare come uno sforzo
condiviso e che ha bisogno di un impegno di certo maggiore da parte di
una coalizione che deve essere globale ma che vede una particolare
concentrazione di equilibri e interessi da una parte proprio nel Golfo e
dall’altra in Europa. 

Per questo la delegazione americana giunta ieri a
Riad comprende anche il capo del Pentagono, Ash Carter, e il direttore
della Cia John Brennan. 

E per questo il presidente Usa incontra anche il
principe di Abu Dhabi, Sheikh Mohammed bin Zayed Al Nahyan. 

Carter ha un ruolo centrale in questa visita,
soprattutto nell’ambito dell’incontro domani con i paesi membri del
Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg) – tra cui Qatar, Kueait, Oman e
Bahrain – con l’obiettivo di dare seguito al summit di Camp David di un
anno fa. 

Ci si aspetta infatti che il titolare della Difesa Usa
incontri in quella sede i suoi omologhi e che chieda maggiore sostegno
economico e politico all’Iraq per esempio, forte anche del fatto che gli
Stati Uniti hanno in qualche modo fatto la loro parte, annunciando nei
giorni scorsi – Carter in persona dall’Iraq – un rafforzamento della
presenza militare americana nel Paese da impiegare nella lotta all’Isis.

Fondamentale anche in quest’ottica l’influenza dell’Arabia Saudita e allora Obama,
per rendere questa strada percorribile, ha dovuto giocare la carta
dell’alleanza stretta e indispensabile nel faccia a faccia con il re
saudita. Riad deve tornare a fidarsi, a convincesi che sì, Washington dà
tutte le garanzie necessarie perché certi cambiamenti di equilibri non
sfuggano di mano. Il punto centrale resta l’Iran, o meglio la rivalità
tra Riad e Teheran nella ragione. Quest’ultimo spinge, tentando di
trarre vantaggio da un’incertezza sul piano economico dettata dal calo
dei prezzi del petrolio che è un fenomeno nuovo con cui confrontarsi per
la casa regnante saudita. 

La possibilità che l’Iran guadagni ulteriore
spazio in seguito alla rimozione delle sanzioni dopo l’accordo sul
programma nucleare fortemente voluto da Obama è una prospettiva che
innervosisce Riad e che richiede particolare cura diplomatica da parte
di Washington.