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Mozambico, il riscatto delle donne della discarica di Maputo.

Di
Raffaele Masto, africarivista,
08 Aprile 2016

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Quasi
un milione e duecentomila abitanti che producono circa mille
tonnellate di rifiuti ogni giorno. Sono questi i numeri essenziali
dei
residui
urbani della città di Maputo
,
capitale del Mozambico. Numeri che fanno immaginare cosa può essere
il luogo nel quale tutti questi rifiuti si ammassano ogni giorno. 

Questa discarica si chiama Lixeira
di Hulene

e prende il nome del quartiere periferico della città nel quale è
situata, vicino alle recinzioni che proteggono le piste
dell’aeroporto internazionale della città.

Come in
tutte le città africane una discarica è anche una opportunità e
infatti la lixeira di Hulene è frequentata da almeno cinquecento
raccoglitori informali di rifiuti riciclabili. 
Nel colpo d’occhio
che il visitatore getta, entrando, in questa immensa pattumiera
sembrano formiche che aggrediscono depositi putrescenti di materia
commestibile. 
In realtà lavorano: separano, sminuzzano, dividono,
accumulano, esaminano all’insegna del motto secondo il quale nulla
si crea e nulla si distrugge. 
Motto dal quale discende il fatto che
nessun rifiuto è veramente inutile.

E
proprio su queste considerazioni che la Ong italiana Lvia ha
promosso una cooperativa di raccoglitori che valorizza i rifiuti e ne
trae il valore intrinseco con la separazione dalla massa di rifiuti. 

La cooperativa è composta da sette donne che erano ex raccoglitrici
informali, cioè facevano parte di quella schiera di “formiche”
che ogni giorno si avventano sui rifiuti “freschi” depositati
nella lixeira dai camion delle società private, ingaggiate dal
comune, che fanno la raccolta in città.

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Oggi
la ComSol, acronimo che significa «C
ooperativa
di Maputo per Soluzioni Ambientali»
,
raccoglie, acquista e successivamente vende rifiuti solidi urbani
riciclabili nell’intero mercato del Mozambico. 

Nel 2015 ha
acquisito e commercializzato circa 120 tonnellate di rifiuti solidi
urbani riciclabili composti da plastica, alluminio e vetro. 

Le sette
donne della cooperativa hanno generato uno stipendio mensile, per
ognuna di loro, di circa 56 euro, praticamente uno stipendio
medio-basso per i livelli del paese. 

Non è poco.