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Il nostro pane di Sedigheh Vasmaghi in traduzione italiana

di Milena Rampoldi, ProMosaik e.V. – Una poesia persiana, della poetessa feminista iraniana Sedigheh Vasmaghi, in traduzione italiana. Il pane come simbolo della vita, e anche di tutto quello che perdiamo, di tutto quello di cui veniamo derubati dallo stato, dalla politica, dalla struttura sociale…
Le immagini in fondo alla poesia sono immagini di PANE, del nostro pane iraniano di cui parla la poesia.

IL NOSTRO PANE

Guarda là,
in strada una
donna baratta
il proprio corpo
per pane
e vicino un uomo
deruba un altro
del pane che sta
portando a casa.
E noi che
aspettiamo affamati
sappiamo che una
mano sporca
ha privato del
pane la nostra tavola.
Questo è il
nostro pane trasformato
in uranio
nascosto in corridoi
per decorare la
tavola dell’oppressione.
Il pane è stato
trasformato in missili
che raggiungono
Israele
più rapidi
dell’acqua e del cibo
per le vittime
del terremoto
di Varzaqan ed
Ahar.
Guarda quei
Bossoli e gli
scheletri dei carri armati
sparsi per le
strade di Homs
sono il nostro
pane.
Guarda, quello è
il nostro denaro
sepolto sotto
alle rovine di Damasco
accanto alle
speranze di un giocatore d’azzardo.
Guarda, questo è
il nostro pane
speso per le
strade di Aleppo
alla vista del
morto
dato a uno
sconfitto che ha perso la partita
prima che questa
cominciasse.
Il nostro pane è
diventato
seme di frode e
corruzione
ed è sparso in
terra.
Magari un
contadino con pensieri prosciugati arriverà
a coltivare le
vuote speranze.
Il nostro pane è
diventato legna da ardere
che brucia ogni
cosa attorno a sé
e viene lei
stessa ridotta in cenere.
Il nostro pane
denaro è diventato pistole
puntate sui
bersagli sbagliati.
Il nostro pane è
la centrale nucleare del Bushahr
sotto un manto di
stupida polvere
che è vecchia
quanto potente.
Il nostro pane è
una mazzetta che si ingrandisce nelle tasche di Cina e Russia.
È il nostro pane
denaro che paga gli stipendi ai Comandanti delle Guardie della Rivoluzione
che appendono
teste e serrano labbra
in modo che il
povero non sappia perché sono affamate.
Il nostro pane è
diventato un pulpito
per i predicatori
dell’ignoranza
che ci insegnano
che la nostra fame
è un peccato
creato da Dio
e un segno del
ritorno del salvatore.
Ma noi sappiamo
che il peccato è nostro
se un uomo
stupido si affaccia dal pulpito
che è nostro
peccato se un uomo testardo siede sul trono.
Noi sappiamo che
dai semi
della menzogna,
dell’inganno, della paura e del silenzio
non cresce altro
che fame.
Il nostro pane
denaro è stato perso nei casinò della Politica e del Potere.
Ciò che rimane
siamo noi stessi,
e i nostri figli
che sono pieni di
giovani e verdi speranze
ed una casa dalle
fragili fondamenta
alle quali è
sufficiente un singolo strattone
per cadere
in rovina
su di noi.
Ma sarebbe meglio
facessimo attenzione
perché domani
svegliandoci
e alzandoci
realizzeremo
che loro avranno
perso noi
perso i nostri
figli
e perso la nostra
casa.