General

I soldi o la vita

di
Gabriela Wiener,

trad. Lucia Cupertino, La Macchina Sognante,
27 Aprile
2016

In un posto di Madrid ferve
un’economia parallela che si regge sulle canicas





Da poco tempo sono venuta a conoscenza
di un posto a Madrid in cui ferve
un’economia parallela che si regge sulle canicas. Ho preso parte ad
una delle riunioni convocate, non in veste di giornalista ma di
cittadina interessata ad avere il coraggio di andare oltre il sistema
produttivo tradizionale e con la speranza di inserirmi in un circuito
di scambio più reale. 

Con canicas. Per un momento ho immaginato una
massa di persone antisistema con borse colme di biglie 1
e con sogni di Utopia. Quello che ho constatato è stato molto
diverso. 

Una grande lezione. 
La riunione aveva chiamato a raccolta
una grande varietà di reti e collettivi che da mesi lavoravano alla
messa a punto di uno strumento di commercio equo che fungeva anche –
ma questo non l’ha detto nessuno, l’ho pensato io – da forma di
sabotaggio culturale. 

Questo perché la “canica” non è un
elemento materiale né una “moneta”. 

Se dovessimo definirla, la
parola adatta sarebbe più che altro “antimoneta”. 

Rappresenta
un’unità di misura, un “saldo”, la definiscono, “che si
attiva nel momento in cui le persone o i collettivi accettano
liberamente lo scambio”. Non pensiate che la faccenda sia semplice.
Demolire un concetto come quello di “denaro” non lo è affatto.



A differenza di ciò che in molti
potrebbero pensare, i soldi non sono stati sempre uno strumento del
capitalismo o dell’usura. Lo scambio di grano o bestiame, come
anche quello di metalli quali il rame o l’argento, nacque come
alternativa al baratto, dal momento che quest’ultimo comportava una
serie di difficoltà pratiche: la principale, l’insanabile
differenza tra le necessità delle parti che rendeva impossibile uno
scambio equitativo. 

Da ciò ne è derivata la moneta come unità di
valore che potesse omogeneizzare i beni da scambiare. Uno scambio
equo. Ebbene, facciamo un’ellissi fino a ciò che succede in The
Wolf of Wall Street, per esempio. O nelle tasche di Rato2.
O con la cassa B del partito di governo. 

O nei conti degli
aggiotatori. O con gli indennizzi milionari
che si concedono ad alcuni a detrimento di altri che quasi non
possono arrivare a fine mese. 

L’elemento che ha portato da una cosa
all’altra si chiama avidità. 


Potremmo sostenere anche che sorge
dall’abolizione totale di un istinto così profondamente umano come
quello della solidarietà. L’avidità ha convertito il baratto in
speculazione, lo scambio in lucro.
Ma di tutto questo non si parla nella
riunione a cui partecipo. 

Tutto questo si sa già. È ormai
interiorizzato. 

Facciamo una pausa per prendere dei ceci e delle
birre che si distribuiscono a prezzo libero – ancora in euro, la
canica è infatti ancora una parte minima degli scambi quotidiani
conosciuti come economia domestica – e mi domando per quale motivo
sarebbe meglio passare dalla moneta all’ “antimoneta”. 

Mi
spiegano allora che la canica non è meramente un’unità che misura
il valore delle cose, quanto piuttosto uno strumento che cerca di
collettivizzare il tempo e le conoscenze. 

All’interno di questo
sistema io potrei preparare vasetti di ajì peruviano e ottenere
canicas (mi sembra ragionevole 3 per vasetto) da parte di un altro
membro di questa economia; con quelle canicas potrei prendere lezioni
di inglese da un altro collega a cui cederei a mia volta un numero
determinato delle mie canicas (ad esempio fisso 10 per ora). 

Potrei
apprendere e insegnare senza fare neppure una transazione monetaria. 

Potrei mangiare (pane, birra, pasta, marmellata) a
prescindere dal
Banco de España. 

I movimenti delle canicas
che
accumulo e
cedo restano registrati solo nel sito internet della comunità1. Se solo consumassi in canicas, sarei
“consumatrice” e se invece offrissi pure cose mie sarei
“prosumer”. Finisce la riunione e rimango con la sensazione che
ci sono altri mondi e che esistono in
questo.




1- Questa fantasia della scrittrice
deriva dal significato letterale di canicas che è appunto biglie,
NdT.


2- Rodrigo Rato, politico spagnolo e
direttore di Bankia tra il 2010 e 2012. Nel 2015 è stato oggetto di
investigazioni da parte dell’A.E.A.T (Agenzia Statale di
Amministrazione Tributaria) per frode, occultamento di beni e
riciclaggio di denaro.






© GABRIELA WIENER/ EL PAÍS, 2015.