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L’ex manager che scrive favole su commissione.

Mariarosa Ventura dopo aver perso il lavoro ha creato il laboratorio Fiabe in Costruzione
di Mauro Pianta, , lastampa, 22 Marzo 2016


Padenghe Sul Garda (BRESCIA)-Se hai cinquant’anni e ti capita di perdere il lavoro, la vita può diventare durissima. 
Inutile raccontarsi favole. 
A meno che le favole decidi di inventarle, raccontarle e scriverle tu per gli altri. 
Per chi te le chiede: bambini, certo, ma soprattutto adulti. 
Facendo divenire questa singolare attività il tuo nuovo mestiere. 
È la storia – verrebbe da dire la favola – di Mariarosa Ventura, 52enne da Padenghe sul Garda (Brescia), sposata, una figlia, ex manager di un’azienda nel settore della formazione e delle risorse umane che due anni fa ha pagato il suo personale tributo alla crisi rimettendoci il posto. Lei, studi umanistici alle spalle, una passionaccia per la scrittura (ha pubblicato due libri) e per la maratona, non si è mai arresa. 
«Una sera – racconta Mariarosa –, dopo la presentazione di un mio libro noir, mi si è avvicinata Vittoria, la figlia piccola di un’amica. Era triste perché non aveva potuto partecipare alla serata, non adatta alla sua età. Allora le ho promesso che avrei scritto una fiaba tutta per lei. Così è stato, era l’ottobre del 2014. La storia è piaciuta, si è sparsa la voce. E mi si è accesa una lampadina…».

Nasce così «Fiabe in costruzione» (c’è anche il sito web), con Mariarosa nelle vesti di chi inventa storie su misura a pagamento. «Ma deve essere il “cliente” – spiega lei – che mi dice quale dovrà essere il messaggio da lanciare nella storia». E allora, eccoli i clienti: c’è chi vuole regalare una fiaba per il compleanno dell’amica, chi ordina una storia per fare un regalo di nozze, chi per chiedere scusa di qualcosa che proprio non doveva fare. Altri comprano una fiaba semplicemente per dire a qualcuno quanto gli vogliono bene o per «celebrare» un’antica amicizia. 

«In tutti i casi – chiarisce – è fondamentale che le persone mi raccontino tutto su chi diventerà poi il protagonista della trama. Succede così che mi inondino di foto, inevitabilmente ci si sente spesso, non di rado si stabilisce anche un rapporto molto profondo. D’altro canto, proprio il dover spiegare a me la natura del rapporto, sia esso di amicizia o affettivo, “costringe” le persone a fare un po’ il punto della situazione su quel legame…». 
Il lavoro di Mariarosa, alla quale nel frattempo si sono affiancate alcune amiche disegnatrici, dura circa due settimane. 
Il risultato finale è un mini-libro con una copertina morbida, una ventina di pagine zeppe di sogni e disegni per un prezzo medio che si aggira intorno ai 300 euro.

I PROGETTI

Adesso Mariarosa e le sue amiche si sono lanciate anche in un altro progetto: «Vogliamo fare formazione nelle aziende utilizzando le fiabe. Attraverso questo mondo vorremmo insegnare ai team di lavoro a diventare gruppi forti e uniti, a far emergere i propri talenti, a fare le scelte giuste. E stiamo raccogliendo fondi sul web per diventare una vera e propria impresa».

Ma qual è stata la vicenda più divertente di cui si è occupata nel suo strano mestiere di cantastorie? «Forse – ricorda – quando i bambini di una quinta elementare hanno voluto donare una storia alla loro maestra per ringraziarla di quegli anni trascorsi insieme. Ho dovuto ascoltare come ciascuno di quei venti ragazzini vedeva la sua maestra: sono stata come “travolta”, ma è stato bellissimo».

Quanto, invece, alla storia che più l’ha coinvolta, Mariarosa non ha dubbi: «Scelgo quella ordinata dai genitori per una figlia che aspettava il suo primo bambino. Ho voluto raccontare l’universo di una donna che si prepara a diventare madre: i suoi sogni, quelli del bambino, gli incontri meravigliosi che può fare solo chi sa sognare…».

Cosa ha imparato dallo scrivere fiabe per gli altri? «Sto studiando il mondo delle favole, si tratta di un patrimonio culturale estremamente prezioso. Quelle storie parlano alla nostra parte più profonda, hanno un grande potere terapeutico ed educativo. Più mi addentro in questa ricerca e più mi convincono le parole scritte da Italo Calvino negli Anni Cinquanta, come introduzione a un suo studio sui racconti popolari italiani per un volume pubblicato poi da Einaudi: «Le fiabe – scriveva – sono vere, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, sono una spiegazione generale della vita».