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Leopoldo Salmaso: Medico in Tanzania – Agire? Basta, per carità! Dovremmo fermarci e riflettere.

di Milena Rampoldi, ProMosaik e.V. Una bellissima intervista vera e impegnata con Leopoldo Salmaso, medico che da anni opera in Tanzania. Medico, marito, padre e nonno. Studioso dei rapporti
economici, finanziari e monetari fra il nord e il sud del pianeta,
cooperando con le popolazioni rurali della Tanzania da oltre trent’anni.
Rappresentante Europeo di TANDEM -Tanzania Development Mates. Autore di
“AIDS: Sindrome da Indifferenza Acquisita?” e di “Il Golpe Latino:
l’Europa salvata dalla crisi per errore” scaricabile da
www.monetabenecomune.it (anche in spagnolo). Conduttore della
trasmissione radiofonica “Debito e Democrazia”. Co-fondatore del
movimento “Moneta Bene Comune”.



Milena Rampoldi: Caro Leopoldo, che cosa significa per te come
medico la cooperazione internazionale?
Leopoldo Salmaso: Ho
sempre avuto la certezza che, dopo la laurea, potevo servire molto meglio la
famiglia umana (ma anche la ‘patria’) come medico in Tanzania, piuttosto che
come allievo ufficiale nell’esercito italiano.

Anni dopo, un maestro della cooperazione medica internazionale, Maurice King,
constatando la natura prevalentemente predatrice dei rapporti nord-sud, scrisse
che noi eravamo come i medici dei lager, cioè che tenevamo in vita le vittime
del sistema mondiale col risultato di farle sfruttare più a lungo. King parlò
provocatoriamente della cooperazione medica come ‘complice in tortura di
massa’.

Ma il singolo è responsabile delle sue azioni e intenzioni, non dei risultati.
Perciò io, pur dovendo condividere l’analisi di King, sono rimasto fedele a
quella mia scelta e continuo a recarmi in Tanzania, ogni tanto fisicamente,
molto più spesso telematicamente, e ogni giorno spiritualmente.

MR: Che cosa possiamo imparare dalla gente in Tanzania?
LS: La
gioia di vivere.

La gratitudine quotidiana per il dono della vita e per i tanti piccoli doni che
loro sanno riconoscere e godere appieno. Sono fatalisti? Certo, ma soprattutto
sanno vivere nel presente!

MR: Come dobbiamo agire nel nord del mondo per ridurre il divario con il mondo
del sud?
LS: Agire?
Basta, per carità!

Dovremmo fermarci e riflettere. E aiutare noi stessi e i nostri amici e i
nostri figli a riconoscere come stiamo sprecando le nostre vite con questo
consumismo sadomasochistico… Oltre a torturare il resto dell’umanità e
della natura.

Politicanti e Press-titute ci propinano senza tregua il mantra della ‘qualità
della vita’, ma noi occidentali non abbiamo mai vissuto una vita di qualità
così pessima a confronto del bene che abbiamo a portata di mano per noi stessi
e per il mondo intero. La Costituzione degli Stati Uniti d’America afferma che
ogni uomo ha diritto alla felicità… ma poi vediamo come la mettono in pratica,
col diabolico Prodotto Interno Lordo. Invece il povero Bhutan si accontenta
della Felicità Interna Lorda.

MR: Parlaci dei tuoi libri. 

LS: ‘AIDS,
Sindrome da Indifferenza Acquisita’ era una guida illustrata per i giovani e i
loro educatori. Nacque dagli incontri che facevo a tappeto nelle scuole
superiori e nei quartieri fra il 1987 e il 1997.

Quel titolo era sbagliato o, piuttosto, era in anticipo di 30 anni perché oggi
c’è un’indifferenza abissale in confronto ad allora. Oggi le infezioni da HIV
continuano a crescere, e si torna a morire di AIDS senza diagnosi, nella
crescente ignoranza e totale indifferenza. Quella guida fu distribuita nelle
scuole superiori di Padova a cura dell’ASL e ristampata nel 1992. Esaurita,
nell’indifferenza come tutto il resto…

‘Il
Golpe Latino’, disponibile su Lulu.com anche in
inglese e spagnolo, è nato dalla mia rabbia interiore per la cecità e sordità
dei miei concittadini, tele-comandati dai media, di fronte alla crisi europea.
Mentre i più osannavano il premier Monti, per me era evidente che si stava
applicando a noi il medesimo ‘trattamento’ che conosco bene nel sud del mondo.
Più in generale, questa globalizzazione, invece che migliorare le condizioni
dei paesi poveri, sta applicando sulle nostre classi medie il medesimo
sfruttamento, con le medesime tecniche e politiche già imposte al sud del mondo
(i famigerati aggiustamenti strutturali, trattati di ‘libero’ commercio, e
dintorni). Però, se solo provi a parlarne con uno di noi, scatta subito un
doppio rifiuto mentale: primo, perché ci hanno indottrinati a credere che siano
cose complicatissime e noiosissime; secondo: perché il buon senso e l’etica
comune avallano la falsa idea che i debiti sovrani debbano essere ripagati. La
tragedia sta nel fatto che questo sistema è strutturato in modo che un numero
crescente di persone, imprese, e perfino Stati, finiscano nella tagliola di un
debito che è matematicamente inestinguibile. Ripeto: tutti sappiamo che tanti
fallimenti sono causati da incapacità o disonestà, ma pochissimi sanno che il
Debito (con la D maiuscola, quello che grava ogni moneta all’atto stesso della
sua emissione) è una necessità matematica nel sistema bancario attuale! Vista
la situazione, ho deciso che bisognava scrivere un libro di fantapolitica, in
modo da incuriosire il lettore, e farvi accadere quello che i nostri
politicanti non fanno. E accompagnare i protagonisti, gente comune, in un
percorso di riappropriazione dell’economia, aiutandoli a scoprire da soli che
il re è nudo, che nelle questioni monetarie la complessità è costruita apposta
per nascondere la semplice verità (noti che questa affermazione non è mia ma
del premio Nobel Irving Fisher), e che le soluzioni sono a portata di mano, per
tutti. E ci arriveremo, purtroppo in maniera molto più cruenta e dilazionata di
quanto sia possibile, ma ci arriveremo.

MR: Quali sono i problemi sociali maggiori delle donne in Tanzania?

LS: Eh,
questa domanda richiederebbe un seminario di mesi… ma tenterò di condensare al
massimo, anche a rischio di sovra-semplificare. Direi che i problemi sociali
della Tanzania sono una sovrastruttura dei più basilari problemi di coppia. In
questa affermazione mi assiste il fatto che, prendendo in cura persone affette
da HIV-AIDS per vent’anni, sono diventato anche una specie di consulente
sessuologo, e ho maturato la convinzione che chi pensa in termini di ‘rapporto
di coppia’ è una specie di marziano. Le sacrosante lotte contro l’infibulazione
femminile, e tutto quello che si predica e si attua per le ‘pari opportunità’,
scalfiscono il problema solo in superficie, affrontano i sintomi e non la
causa. Nel profondo, il maschio tanzaniano non desidera avere un ‘rapporto’
sessuale. Lui cerca solo il proprio godimento, eiaculando in due minuti e anche
meno. Quando lui ne ha voglia, la donna deve riceverlo senza se e senza ma, e
subito dopo deve lavarlo e ringraziarlo. Punto. Molte donne, madri di molti
figli, sanno solo per sentito dire che anche qualcuna di loro, qualche volta,
potrebbe aver raggiunto un orgasmo. Men che meno pensano che possa essere un
loro diritto ordinario. D’altra parte, condividere il piacere con la compagna
non passa neanche per la testa dei maschi, neppure di quelli che noi ammiriamo
perché tengono in spalla un figlioletto e da quel segno immaginiamo che siano
mariti affettuosi… Ecco perché io penso che tutto il resto, a livello
familiare e sociale, sia semplice conseguenza. Bisognerebbe educare le nuove
generazioni, fin dalla scuola materna, alla pari dignità in tutto e per tutto,
a cominciare proprio dall’educazione sessuale… Per ora siamo al punto che le
donne tanzaniane emancipate socialmente lo sono perché, non volendo affatto
rinunciare alla maternità, trattano il maschio come un fuco: sono separate o
divorziate e riescono a raggiungere o mantenere posizioni sociali di prestigio
perché, in Africa, tutti i figli sono figli della famiglia allargata.


MR: Quale è il tuo sogno per il
mondo del futuro?

LS: Un mondo permeato dalla consapevolezza, etica e scientifica insieme, che la
diversità è ricchezza. Che nella ‘macchina’ evolutiva, non solo biologica ma
anche sociale ed economica, la cooperazione è l’acceleratore mentre la
competizione è il freno (anche quello necessario ma certamente secondario). Che
la tolleranza non è buonismo ma saggezza lungimirante.