General

La nuova colonizzazione del Messico

Di John M. Ackerman, 14/3/2016. Tradotto da Milena Rampoldi


Originale: La colonización de México

Français:
La (re)colonisation du Mexique

Questo venerdì 18 marzo celebriamo il 78esimo anniversario dell’espropriazione petrolifera ad opera del Presidente messicano Lazaro Cardenas del Rio, in un contesto di tradimento assoluto dei principi della sovranità nazionale, della democrazie e del benessere sociale, incarnati dal grande generale della rivoluzione. Un tempo la forza enorme dello stato messicano veniva posta al servizio degli interessi e del benessere del popolo messicano. Oggi invece questo stesso stato è stato messo a servizio degli interessi internazionali più vili che stanno facendo di tutto per smantellare il paese, annientando la resistenza popolare.
 

Il 22 febbraio scorso il presidente Enrique Peña Nieto si è recato a Houston in Texas per partecipare al congresso annuale dell’IHS Energy CERAWeek. Nel suo tentativo disperato di svendere il nostro oro nero, il presidente messicano si è abbassato al livello dei burocrati di secondo ordine e dei dirigenti delle compagnie petrolifere internazionali che si riuniscono ogni anni. Era l’unico capo di stato a partecipare a questo evento (vedi la lista dei partecipanti qui). In maniera scandalosa Peña Nieto ha anche approfittato del suo viaggio per incontrare il governatore del Texas, Greg Abbott, riducendo in questo modo lo stato messicano a rango di entità federale degli Stati Uniti.
E’ stato molto simbolico che Peña Nieto abbia deciso di annunciare dal Texas, e non a partire dal territorio nazionale, l’accelerazione della privatizzazione e dello smantellamento del settore dell’energia nazionale. Durante questo congresso petrolifero ha dichiarato che il Messico a partire da giugno avrebbe avuto delle stazioni di servizio straniere. Ha anche detto che nel 2016 due depositi di petrolio nelle acque profonde del Golfo del Messico saranno date in concessione e che si autorizzerà “la prima grande linea di trasporto energetico a partecipazione privata”.



L’impresa petrolifera Gulf ha già annunciato che nel 2016 aprirà 100 stazioni di servizio a Monterrey e a Città del Messico, perseguendo l’obiettivo di aprirne oltre 2000 nel corso dei prossimi tre anni per controllare il 25 percento del mercato nazionale. Ma i suoi dirigenti hanno precisato che “non cerchiamo di aprire nuove stazioni di servizio, ma che gli attuali affiliati Pemex cambino insegna per passare a quella di Gulf”. Allo stesso tempo Pemex ha annunciato di voler ridurre notevolmente i propri investimenti e che continuerà con il processo di licenziamenti massicci, con 15.000 posti di lavoro già eliminati nel 2015 e altri 10.000 licenziamenti previsti per il 2016.
Questo fatto conferma quello che in molti denunciamo da anni: la controriforma energetica non significa l’arrivo di “nuovi investimenti” nel paese, ma semplicemente la svendita delle risorse e dell’economia nazionale in mani private e straniere. Allo stesso tempo la controriforma dell’educazione non significa rinforzare il sistema nazionale dell’educazione, ma solamente la “pulizia” e l’espulsione dal sistema nazionale dell’educazione degli insegnati più impegnati e critici.

Allo stesso tempo continua la dollarizzazione dell’economia. Giovedì scorso, nel contesto del 79esima Convention bancaria, tenutasi ad Acapulco, Agustin Carstens, il governatore della Banca del Messico, ha annunciato la messa in opera di un nuovo meccanismo di trasferimenti bancari, detto SPID, che permette alla imprese nazionali di effettuare delle transazioni fra di loro  direttamente in dollari.
-Una volta tutto questo era tuo.
-Anche il negozietto, papà?
In questo modo le imprese messicane e le filiali delle imprese internazionali potranno eludere il sistema finanziario nazionale, evitando di dover “sporcarsi” con le nostre banconote variopinte alle effigi di eroi nazionali come Benito Juarez, Miguel Hidalgo, José Maria Morelos, Frida Kahlo, Suor Juana Inés de la Cruz e Nezahualcóyotl. Oramai le imprese potranno utilizzare esclusivamente la banconota verde, in cui valore si fida del Dio del nord. In God we trust (“In Dio noi confidiamo”) proclamano queste banconote, il cui obiettivo consiste nel cancellare la storia e il valore umano di tutti i popoli.

La colonizzazione di fatto della repubblica messicana continua. Se non reagiamo rapidamente, il paese percorrerà il cammino di Porto Rico, diventando un “territorio” degli Stati Uniti, senza alcuna possibilità per il popolo messicano di influire sul destino della nazione.

In questo contesto è fondamentale rendersi conto del fatto che il neoliberalismo e la corruzione strutturale non hanno ancora distrutto lo stato messicano. Nonostante tutto le nostre istituzioni di governo continuano ad avere una forza enorme che, se impiegata bene, potrà trasformare il paese.

Il problema è che grazie alla frode elettorale, alla censura dei media e alla distruzione dell’azione collettiva, il potente apparato statale oggi si trova al servizio della macchina internazionale di morte e saccheggio. Dobbiamo partecipare tutti per rimettere in piedi lo stato messicano. Onoriamo l’eredità di Don Lazaro Cardenas e di tutti gli eroi che ci hanno regalato la patria, escludendo dal potere chi ha tradito la loro eredità.

NdT  
Pemex: Petróleos Mexicanos: impresa petrolifera parapubblica, fondata dal presidente Lázaro Cárdenas, il 18 marzo 1938, è stata la maggiore impresa dell’America Latina. La riforma “energetica”, inizializzata dal presidente Calderón e messa in opera dal suo successore Peña Nieto, include soprattutto la sua apertura nei confronti dei capitali privati.