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Il futuro dell’Europa dopo gli attacchi di Bruxelles.

di Emmanuel
Karagiannis,
docente
presso il King’s College di Londra, aljazeera .

Traduzione
italiana: Fabio Testini, ProMosaik Redazione Italia.

Potrebbe essere
troppo presto per trarre conclusioni su come sono stati organizzati
gli attacchi dello Stato Islamico dell’Iraq e Levante (ISIL) a
Bruxelles, ma è più che evidente che sono stati altamente
coordinati.
Nonostante il recente arresto di Salah Abdeslam,
il gruppo è riuscito a colpire al cuore dell’Unione europea. I
molteplici attentati contro obiettivi non sensibili, ma di alto
profilo nella capitale belga, indicano un livello di organizzazione e
raffinatezza che ha preso le autorità belghe di sorpresa.

Gli eventi tragici
solleveranno inevitabilmente domande circa la cooperazione tra i
servizi d’intelligence e i controlli alle frontiere, la politica UE
per i rifugiati e, infine, l’intero progetto di integrazione
europea.

Non è la prima,
ma è diversa.


Perché è
stata attaccata Bruxelles?


Gli attentati
di martedì confermano il sospetto di molti europei dopo gli attacchi
di novembre 2015 a Parigi. L’Unione Europea ha fallito
drammaticamente, non riuscendo a proteggere i suoi cittadini dal
terrorismo.


Molti paesi europei
hanno provato a contrastare il terrorismo, anche se non sempre in
modo efficace.
Tuttavia, l’Esercito repubblicano irlandese
(IRA), l’ETA basca, il gruppo tedesco Baader-Meinhof, le Brigate
Rosse in Italia e le Cellule Comuniste Combattenti Belghe, avevano
capacità limitate ed evitato, il più delle volte, obiettivi
civili.
Ora i governi europei devono affrontare un nuovo tipo di
terrorismo, che cerca di infliggere enormi perdite alla popolazione
per due ragioni principali: in primo luogo, l’opinione pubblica
europea è stata identificata come il “centro di gravità”,
vale a dire la fonte di forza e legittimità per i governi in
Europa.

Le azioni dell’ISIL, noto anche come ISIS, mirano alla
ripetizione dello “scenario spagnolo”, vale a dire, la
sconfitta elettorale dei politici che favoriscono l’azione militare
contro i militanti – come è successo con l’ex primo ministro
spagnolo José Maria Aznar a seguito degli attentati a Madrid del
2004.
È utile ricordare
che l’aumento del bigottismo e della xenofobia è un fenomeno
complesso, che richiede un risposta multi-livello che non può venire
solo dall’élite politica.

Se questo non dovesse
accadere e dovesse esserci un maggiore coinvolgimento militare
europeo in Medio Oriente, lo scontro di civiltà tra l’Occidente e
l’Islam potrebbe diventare una profezia che si autoavvera.
Prendendo
di mira i civili, l’Isil spera anche di innescare una reazione
razzista nei confronti delle comunità musulmane in Europa e quindi
guadagnare più reclute.


Si
tratta essenzialmente di una situazione
win-win
per il gruppo e non ci sono soluzioni facili a questo.

 Quale futuro per
l’UE?


Ma gli attacchi di
Bruxelles sono destinati pure ad avere un impatto sul futuro politico
dell’Europa. Il recente successo del partito anti-rifugiati
Alternative für Deutschland (AFD)
nelle elezioni regionali tedesche, ha dimostrato solo che l’Europa
sta affrontando una crisi di fiducia che può portare a una nuova era
di intolleranza e di nazionalismo.
L’AFD è uno dei tanti
partiti di estrema destra che sta collezionando voti.


Il partito finnico
Finns ha
ottenuto il 17 per cento alle elezioni parlamentari finlandesi
nell’aprile 2015. Due mesi dopo, il Partito popolare danese ha
raggiunto il 21 per cento dei voti nelle elezioni parlamentari
danesi.
Lo scorso settembre il partito neonazista
Alba
Dorata
ha ottenuto il 7 per cento alle
elezioni parlamentari greche, una percentuale di voti senza
precedenti in un paese che ha sofferto tanto durante la seconda
guerra mondiale.

La strage degli
innocenti a Bruxelles

Ma questo
non è tutto. Gruppi di estrema destra come il tedesco German
Pegida
sono diventati sempre più
visibili nella vita pubblica, mentre gli attacchi contro gli
immigrati e rifugiati hanno avuto luogo in molte città europee.


In breve, l’estrema
destra è uscita allo scoperto nella scena politica.

La
combinazione tra stagnazione economica, intensi flussi di rifugiati e
il terrorismo jihadista, potrebbe diventare un game-changer
per la politica interna europea.


E l’estrema destra
sfrutterà gli eventi di Bruxelles per ottenere più potere
attraverso le elezioni.
Belgium Mourns After Deadly Brussels Terror Attacks

Come la retorica
si radicalizza
.

È utile
ricordare che l’aumento del bigottismo e della xenofobia è un
fenomeno complesso che richiede una risposta multi-livello che non
può venire solo da élite politiche.

La società civile,
i media, le chiese cristiane e la comunità imprenditoriale
dovrebbero collaborare per difendere la tolleranza e l’apertura agli
altri.

A peggiorare le cose, l’estrema destra europea non sarà
l’unica beneficiaria degli attacchi di Bruxelles, ma potrebbe
influenzare anche il dibattito su Brexit.


Anche se il governo
britannico ha saggiamente mantenuto il controllo sui suoi confini,
nell’opinione pubblica britannica c’è una preoccupazione diffusa
sulla sicurezza dei confini della zona Schengen e l’immigrazione
irregolare.

Il problema
terrorismo nell’Unione europea peggiorerà.

Gli
attacchi in Belgio daranno munizioni politiche alla campagna “Vota
per lasciare”, che comprende conservatori euroscettici,
populisti UK dell’Independence Party di
Nigel Farage
, la sinistra radicale, e
le altre forze anti-UE.
Brexit potrebbe essere il
catalizzatore per più etnocentrismo e la disintegrazione in tutto il
continente. E sarebbe certamente in aumento la possibilità di
Marine
Le Pen
di vincere la presidenza
francese nel 2017.
In breve, gli attacchi di Bruxelles
potrebbero presto innescare una reazione a catena con conseguenze
politiche sconosciute per il futuro dell’Europa.
Viste le
circostanze, ciò che è necessario è un dibattito onesto e leale
sull’integrazione europea, immigrazione e sicurezza interna.
Una
Unione Europea rinchiusa in sé stessa porterebbe inevitabilmente al
declino, ma è giunto il momento per una maggiore collaborazione e
meno
dare e prendere
tra gli stati membri.