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Golpe in un hotel di lusso – ascesa al trono del “governo unitario” libico


Di Knut Mellenthin, Junge
Welt, 14 marzo 2015, traduzione italiana di Milena Rampoldi, ProMosaik
e.V.
Da oltre un anno l’Unione Europea
e gli Stati Uniti cercano di formare un “governo dell’unità nazionale” in
Libia. Il compito primario di questo governo consisterebbe nel richiedere il
sostegno della NATO per giustificare il proprio intervento militare. Ma ci è
voluto il suo tempo per trovare i politici libici disposti a partecipare a
questo gioco. Ma l’alleanza occidentale, iniziando a perdere la pazienza,
inizia a mettere in atto metodi sempre più grossolani. Approfittando del
silenzio russo, si è riusciti a manipolare il Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Uniti per raggiungere i propri fini: in dicembre delle persone, mai
autorizzate da nessun’istituzione libica, hanno firmato un “accordo di intesa”
tra i due parlamenti che si dividono il paese, loro proposto dal diplomatico
spagnolo Bernardino León, incaricato dal Consiglio di Sicurezza.
Fino ad oggi i due governi
rivali di Tripoli e Tobruk, inclusi i parlamenti che li sostengono, si sono
rifiutati di firmare l’accordo. Ma nonostante tutto si è riusciti a formare un
Consiglio Presidiale, i cui nove membri comunque non hanno alcun mandato
democratico. La commissione in gennaio ha proposto una lista di gabinetto al
parlamento di Tobruk, senza neppure interpellare il consiglio nazionale nella
capitale Tripoli. I parlamentari hanno rifiutato la lista. E una lista
modificata fino ad oggi non si è potuta votare vista la ripetuta mancanza del
quorum.
Tutto questo richiedeva una
rapida dissoluzione del nodo gordiano. Spronato dal diplomatico tedesco Martin
Kobler che dal 17 novembre 2015 ricopre la carica di León in qualità di suo
successore, il Consiglio Presidiale verso mezzanotte tra sabato sera e domenica
ha ordinato l’assunzione di potere da parte del “governo unitario” da lui
nominato. Tutte le istituzioni libiche sono state intimate a sottomettersi al
nuovo comando. Contemporaneamente è stato annunciato il loro trasferimento a
Tripoli. Ma il governo della capitale da tempo si oppone con forza a questo “trasloco”.
Dunque il trasferimento delle commissioni istituite dall’Unione Europea, dagli
Stati Uniti e dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sembra impossibile
senza il dispiego di mezzi militari. Ma ancora non è chiaro come imporre il
tutto: Il Consiglio Presidiale e il “governo unitario” risiedono infatti in
degli hotel di lusso in  Tunisia e non
dispongono di proprie truppe o milizie.
Si rischia una seconda guerra
civile, in cui l’esercito privato del guerrafondaio Khalifa Haftar, sostenuto
dall’Egitto e dagli Emirati Arabi Uniti, insieme ad alcune milizie locali,
assumerà la “protezione militare del governo unitario”. La NATO al momento
auspica che gli attacchi aerei, il dispiego di piccole unità speciali su terra
e generose forniture di armi siano sufficienti per garantire la vittoria dei suoi
alleati.
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