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Fiabe africane in (quasi) tutte le lingue del mondo.

di Antonella
Sinopoli
vociglobali,
29 Marzo 2016
Leggere una
favola, leggerla nella propria lingua madre, apprendere la propria
cultura e nello stesso tempo aprire la mente ad altre culture e ad
altre lingue.
È questo,
in sostanza, lo scopo del progetto African Storybook.
L’iniziativa
fa capo al SAIDE (Istituto sudafricano per l’educazione a
distanza)
ed è già diventata una piattaforma di riferimento per
insegnanti, studenti, lettori.
Avviato in
Sud Africa, Lesotho, Kenya e Uganda, il progetto si è poi allargato
e ora coinvolge anche il Ghana, Ruanda, Niger, Mozambico, Etiopia,
Tanzania.
Un
contenitore che raccoglie favole classiche provenienti anche dai più
piccoli villaggi dei singoli Paesi, ma anche un luogo in cui si può
sperimentare la creatività e la scrittura proponendo nuove fiabe e
racconti.
Alcune
storie nascono infatti nell’ambito di workshop in cui collaborano
studenti, insegnanti, e anche librai e genitori.
Ma la cosa
ancora più interessante è l’opera di traduzione dei testi.
Quarantotto
le lingue in cui sono – al momento – tradotte le favole, 348 le
storie illustrate e 1.025 le traduzioni
.
In Africa
sono circa 2.000 le lingue parlate, un patrimonio enorme di culture e
tradizioni di cui le fiabe rappresentano una significativa realtà
che trasmette usi, costumi, credenze. 
Ma anche
miti e leggende.
Per dare il
proprio contributo nella traduzione o adattamento delle storie, basta
registrarsi – ognuno può scegliere la lingua che preferisce e anzi
più si tratta di lingue poco parlate più si aiuta la diffusione
della conoscenza e la protezione della cultura dal rischio di
estinzione. Naturalmente l’intero progetto è in licenza Creative
Commons.
La bicicletta di Namukuru”, fiaba in lingua Oluwanga, Kenya.

Immagine
ripresa da African Storybook.org
L’opera
di traduzione non riguarda solo le lingue parlate nel continente
africano.
La
diffusione del progetto – con Global African Storybook Project –
sta permettendo di acquisire sempre nuovi spazi e volontari e sono
finora 16 le lingue europee in cui sono tradotte le favole. Favole
che fanno così da ponte tra continenti, culture, persone, bambini…
African Storybook ha anche il merito di rendere disponibile uno
strumento di intrattenimento e insegnamento – la fiaba appunto –
laddove la circolazione di testi scritti è assai limitata. Basta
avere una connessione Internet e scaricare le favole nella lingua
scelta. E per facilitarne la distribuzione i documenti sul sito sono
in audio, word, pdf, immagini. Le storie possono anche essere lette
su tablet e cellulari.
Naturalmente
le sfide non sono poche: dai problemi di elettricità e di
connessione nelle aree rurali, a quelli legati alle dinamiche di
acquisizione e insegnamento di una lingua diversa da quella madre, al
recupero, in alcuni casi, della propria lingua madre.
Al primo
problema il centro sudafricano di educazione a distanza sta ovviando
sia attraverso, come si diceva, l’utilizzo di applicazioni su
smartphone e la possibilità di utilizzare liberamente i materiali
scaricati, sia attraverso lo sviluppo di un programma Intranet.
Per quanto
riguarda le questioni legate alla “cultura del linguaggio”,
nel continente africano si vive in modo alternato un doppio standard
che si manifesta nei diversi approcci con cui ci si identifica con la
lingua parlata: volontà degli ex colonizzatori di piegare le
popolazioni alla cultura dominante e quindi conservazione strenua del
proprio linguaggio o – dall’altro lato – l’abbandono totale
della propria lingua madre nella convinzione che solo adottando la
lingua ufficiale si può trovare un buon lavoro e un posto nella
società.
Ma, come
dimostrato da diversi studi e ricerche, imparare la lingua ufficiale
senza dimenticare, ma anzi coltivando la propria, allarga la mente e
la possibilità di esperienze.
Un
arricchimento che – fin da bambini – le favole e i racconti del
proprio villaggio, città, Paese e di quelle di altri villaggi, città
e Paesi africani, possono contribuire a rendere ancora più profondo.
E, perché no, anche divertente.