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Classifica felicità 2016


Redazione Italia, ilfattoquotidiano.it, 21 Marzo 2016


di Luisiana Gaita

La felicità non è solo questione di pil, ma anche di fattori sociali e ambientali. 
Anche per questo in Italia la percezione del benessere è sempre più solo un ricordo. 
Lo rivela il Rapporto mondiale sulla felicità 2016 nel quale sono stati presi in esame i livelli di soddisfazione espressi dai cittadini di 156 nazioni. 
Non è un caso, dunque, se la Danimarca quest’anno ha superato la Svizzera come Paese più felice al mondo e, purtroppo, non lo è neppure la presenza di ben 16 Paesi africani nelle ultime venti posizioni. Il dossier è stato prodotto dal Sustainable Development Solutions Network, organismo dell’Onu che riunisce esperti mondiali nei campi dell’economia, della psicologia, della salute e della sicurezza pubblica. 
I dati sull’Italia parlano chiaro: è al cinquantesimo posto, superata da Malaysia, Nicaragua e Uzbekistan e seguita da Ecuador, Belize e Giappone. 
Conferma sì la sua posizione, ma è tra i dieci Paesi con il maggiore calo di felicità. 
Quelli che risentono maggiormente di una serie di tensioni economiche, politiche e sociali. 

Un
fattore importante è determinato dalle disuguaglianze. 

Più crescono, più aumenta l’infelicità.  
L’obiettivo dell’indagine,
infatti, giunta alla sua quarta edizione e presentata in occasione della
giornata mondiale della Felicità delle Nazioni Unite (che ricorre il 20
marzo) è quello di studiare i fattori che determinano il benessere
delle persone e che sono generalmente trascurati da misure tradizionali
come, appunto, il reddito.

                                                                 

LE CAUSE DELL’INFELICITÀ 

Disoccupazione giovanile e corruzione sono i fattori che hanno inciso più degli altri sui risultati che riguardano l’Italia. Che “potrebbe essere molto più felice di quanto non sia oggi” ha detto l’economista Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute presso la Columbia University, tra i curatori del rapporto. 
Ed è sempre la disoccupazione e la conseguente preoccupazione
per il futuro a rendere i giovani meno felici degli anziani. 

Un dato,
questo, che accomuna l’Italia anche ad altri Paesi. “Al posto di
adottare un approccio incentrato esclusivamente sulla crescita economica – ha concluso – dovremmo promuovere società prospere, giuste e sostenibili dal punto di vista ambientale”