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“Mai l’Islam si è opposto alla parità di diritti per le donne!” Intervista alla Dott.ssa Sedigheh Vasmaghi

Milena Rampoldi میلنا رامپلدی 
Tradotto da  Curzio Bettio

La Dott.ssa Sedigheh Vasmaghi è un professoressa di diritto, poetessa e scrittrice iraniana; nota in Iran per la sua partecipazione al movimento per le riforme, è stata costretta a fuggire a causa di minacce e persecuzioni.



Sedigheh Vasmaghi ha conseguito il suo PhD (Philosophiae Doctor – equivale alla libera docenza e conferisce il dottorato di ricerca) presso l’Università di Teheran ed è una delle poche donne che in Iran hanno insegnato materie giuridiche riguardanti il diritto islamico. Poetessa di valore riconosciuto, ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie Pregare per la pioggianel 1989. Da allora ha pubblicato cinque raccolte di poesie, oltre a diversi testi accademici. Ha inoltre tradotto in Farsi poesie della letteratura classica araba. Gli scritti di Sedigheh Vasmaghi e le sue opinioni politiche hanno provocato nei suoi confronti una sempre crescente censura, intimidazioni e minacce. Dopo le elezioni presidenziali del 2009 in Iran, ha partecipato al movimento di protesta attraverso la pubblicazione di lettere, poesie e articoli. Alla fine è stata costretta a lasciare il paese. La Dott.ssa Vasmaghi è arrivata a Uppsala, in Svezia, nel 2012.


Abbiamo rivolto alla Dott.ssa Sedigheh Vasmaghi alcune domande circa la differenza tra il “vero Islam” che sostiene i diritti delle donne e l’interpretazione di molti che usano l’Islam per opprimere le donne. Le società musulmane giustificano l’oppressione delle donne attraverso i dettami dell’Islam, e così vengono commessi tanti errori. Il mettere in luce questa questione costituisce una delle più importanti sfide del femminismo islamico di questi giorni. Abbiamo urgente bisogno di riforme in nome dell’Islam, che fortemente ha contrastato la discriminazione nei confronti delle donne. Vorrei ringraziare Sedigheh per la sua disponibilità.-MR

Milena Rampoldi: Quanto è stato difficile per Lei come donna insegnare la legge islamica? Quali sono i pregiudizi più importanti nei confronti delle donne nelle società musulmane?

Sedigheh Vasmaghi: Sono stata la prima donna in Iran che ha conseguito il dottorato di ricerca in Diritto Islamico. Quando ho ricevuto questo titolo, ero docente presso l’Università di Teheran, alla facoltà di Teologia, come unica donna presso il Dipartimento di Diritto Islamico. Ora il dottorato mi assegnava il diritto di insegnare presso corsi specializzati, ma non era facile farlo. Esisteva una tradizione sbagliata presso la Facoltà di Teologia, per cui le donne venivano ammesse solo ad insegnare nei corsi generali, e solo alle ragazze e non ai ragazzi, mentre gli insegnanti di sesso maschile potevano insegnare sia alle ragazze che ai ragazzi, in corsi generali e in quelli specializzati. Secondo questa tradizione sbagliata e ingiusta, ad una donna insegnante veniva impedito condurre sia corsi di specializzazione che insegnamenti a livelli più elevati. Questa è la discriminazione più ingiusta nei confronti delle donne in ambito accademico. Non potevo tollerarlo, così ho dovuto lottare contro questa tradizione.
I miei colleghi maschi si dimostravano d’accordo con me, ma non hanno voluto partecipare alla lotta contro una tradizione sbagliata, perché non era il loro problema. Anche alcune insegnanti donne di altri dipartimenti non sono state disposte ad aiutarmi. Forse pensavano che questo tentativo non avrebbe prodotto alcun risultato, o non avevano voglia di pagare un probabile prezzo per il loro appoggio. In ogni caso, all’inizio mi sono trovata sola in questa lotta, ma certi studenti determinati mi hanno sostenuta, ed è stato veramente utile, in particolare grazie a studenti maschi. Avevo il diritto di insegnare in corsi specializzati per studenti e studentesse. Ma senza il supporto dei miei studenti non avrei potuto avere successo.                                                                             

Anche se io ho potuto insegnare, cosa che desideravo assolutamente, non ho potuto cambiare la tradizione ingiusta e discriminatoria nei confronti delle donne, perché ciò richiede un grande sforzo da più parti, non solo da parte delle donne, ma anche da parte degli uomini. Io ricordo che un giorno, quando sono entrata nella mia classe, come al solito, ho visto con mia sorpresa che il direttore della facoltà, un religioso, stava insegnando al posto mio. Egli aveva tentato in tutti i modi di impedirmi di insegnare in quel corso altamente specializzato, però in questo processo di scontro era stato sconfitto, grazie all’appoggio degli studenti e di alcuni media.
I miei studi dimostrano che l’Islam non ha mai ispirato una tale ingiustizia contro le donne. Il Corano, che è la principale fonte dell’Islam, la rigetta in modo netto. Anche la tradizione islamica respinge la discriminazione contro le donne, ma questo pregiudizio ignorante è stato giustificato dalla giurisprudenza islamica in modo sbagliato, per cui un tale abominio non è considerato proibito. Purtroppo, anche il diritto penale iraniano non respinge un tale massacro di verità, mentre l’attestazione islamica afferma che gli atti Halal e Haram (Ammesso e Proibito) sono sullo stesso piano sia per gli uomini che per le donne. Di fatto, il genere non viene considerato nelle normative islamiche originali. Secondo la regola razionale, quello che è considerato come un crimine per una donna è considerato crimine anche per un uomo. Questa norma è accettata dall’Islam, ma non è implementata esattamente. È per questo che l’insieme dei reati addossato alle donne è più esteso nelle società musulmane di dominio maschile.


Uomo=essere umano-Donna=essere umano
Essere umano=essere umano
Donna-Uomo
MR: Che significa per Lei il femminismo nell’Islam?

SV: Il femminismo è un movimento incentrato sulla eliminazione delle discriminazioni contro le donne e sulla lotta per la parità dei diritti fondamentali per il sesso femminile. Se lei mi ha chiesto se l’Islam sostiene gli obiettivi del femminismo summenzionati, risponderei che non vedo alcuna contraddizione tra gli insegnamenti dell’Islam e gli obiettivi del femminismo. Quattordici secoli fa, l’Islam ha fatto passi importanti per migliorare i diritti delle donne, in un tempo in cui non esisteva alcun movimento per l’uguaglianza dei diritti delle donne. Le riforme dell’Islam in favore delle donne non sono state supportate dagli uomini, e le donne non avevano abbastanza potere intellettuale e concreto per dare impulso a queste riforme. Le riforme islamiche sono state applicate proporzionalmente alle capacità espresse da quelle società.
Non ci sono prove che dimostrano che l’Islam è contro la parità tra uomini e donne. Le discriminazioni non sono imposte dall’Islam, ma dalla gente. Quindi, è un dovere delle stesse persone cancellare le discriminazioni. La legislazione non è compito dell’Islam. La giurisprudenza islamica tradizionale non tutela l’uguaglianza, ma a questo punto vorrei fare una distinzione tra Islam e Giurisprudenza. Qualunque siano le asserzioni della giurisprudenza, non sono asserzioni islamiche. Dal momento che la giurisprudenza islamica tradizionale non è assolutamente motivata per opporsi alle discriminazioni contro le donne!

MR: Quali sono gli argomenti più importanti da Lei trattati nel suo saggio “Donne, Giurisprudenza, Islam”?

SV: In questo libro ho desiderato centrare l’attenzione su tre punti fondamentali di discussione:

– La differenziazione tra l’Islam e le norme giurisprudenziali presentate dai giureconsultiislamici e attribuite all’Islam nel corso della storia dell’Islam. Credo che la stragrande maggioranza di queste norme non siano radicate nell’Islam, invece sia la tradizione la loro fonte.
– La contestazione delle leggi discriminatorie contro le donne attribuite alla Sharia islamica. Ho respinto le ragioni addotte dai giureconsulti islamici, che hanno cercato di dimostrare che queste leggi sono leggi islamiche, e che quindi devono essere applicate. Hanno teorizzato le discriminazioni contro le donne sulla base di ragioni che io ho contestato e discusso nel mio libro. Sono stati in grado di imporre queste norme alle società musulmane e alla cultura musulmana non a causa di loro indiscutibili motivazioni, ma perché nessuno, in particolare nessuna donna, ha messo le loro opinioni in discussione, contestandole.
– Arrivo alla conclusione che tutte le leggi, tra cui le norme sulla famiglia, le leggi sociali, civili e penali sono escluse dalla Sharia. La legislazione viene assegnata al popolo e ogni società prende in considerazione le norme da legiferare dati i suoi bisogni, le condizioni e le sue esigenze, e non segue l’Islam, ma attribuisce le soluzioni tradizionali all’Islam, anche se non sono emanate dall’Islam.

Credo fermamente che il mondo musulmano necessiti di una riforma urgente della Sharia. Questo significa che l’ambito di applicazione della Sharia deve essere limitato agli insegnamenti morali e agli atti del culto, escludendo dalla Sharia le leggi civili e penali, soprattutto in Iran.
Nella introduzione al mio testo, si afferma:

“Nel suo libro, Sedigheh Vasmaghi tratta su come migliorare la condizione attuale delle donne dal punto di vista legislativo, e affronta a livello accademico i problemi di interpretazione delle fonti giuridiche Shi’ite, vale a dire il Corano e le tradizioni del Profeta e degli Imam. Nel fare questo, la Vasmaghi assume posizioni che sono opposte a quelle del governo iraniano, dei giuristi ufficiali e della legislazione attuale vigente in Iran.
Sulla base di una nuova analisi delle fonti, l’autrice dimostra che nella legge islamica è possibile una maggior eguaglianza di genere, e che le donne musulmane hanno molti più diritti di quelli a loro assegnati in Iran. Inoltre, mette in discussione norme controverse presenti nell’area della giurisprudenza penale. Infatti, la Vasmaghi muove critiche rispetto all’età relativa alla responsabilità penale nel Codice Penale iraniano, vale a dire nove anni per le fanciulle, un’età decisamente troppo giovane. In più, mette in discussione la poligamia, che lei considera essere una severa minaccia alla moderna vita familiare, e argomenta sul diritto delle donne alla tutela e alla custodia dei bambini, così come sul diritto delle donne ad assumere nei processi il ruolo di testimone e di giudice. Mentre prima della Rivoluzione le donne in Iran potevano diventare giudici, dopo la Rivoluzione Islamica del 1979 questo diritto è stato abolito. Attualmente, alle donne è solo concesso sostenere sentenze in vertenze di diritto di famiglia, sempre comunque con la presenza di un giudiche di sesso maschile.”   

MR: Che cosa significa per Lei la poesia? Quale importanza ha nella sua vita?

SV: Da quando ho incontrato la poesia, la poesia ed io abbiamo vissuto insieme. Per me la poesia è l’aria per cui respiro, ed è il linguaggio più forte e più immediato per protestare. La poesia è la mia amica. Mi dà la pace nei momenti difficili della vita. Per me, la poesia è sempre stata importante come mezzo formidabile per esprimermi. Più volte, sono stata accusata e minacciata a causa delle mie poesie. Questo dimostra l’importanza del ruolo della poesia nella mia vita.

MR: Che riforme sono necessarie nell’Iran attuale per garantire alle donne musulmane i loro diritti?

SV: Ci sono alcune riforme da realizzare a breve termine, e alcune a lungo termine, necessarie a garantire diritti alle donne in Iran.
Con il termine “riforme a breve termine”, intendo riforme del diritto, come norme sociali e norme concernenti il diritto di famiglia. Per darvi alcuni esempi: in Iran, l’hijab è obbligatorio per le donne.  L’hijab obbligatorio dipende da una norma sbagliata, ingiusta e immorale, che ha avuto un impatto deleterio sulla vita delle donne. L’intervento dello Stato in una questione privata come l’abbigliamento comporta molti limiti e difficoltà per le donne, e ciò ha danneggiato la sicurezza sociale e psicologica delle donne; infatti, questa regola permette alla polizia specifica di adottare misure e azioni immorali e ingiustificate contro quelle donne che non si conformano esattamente a questa regola.
A causa di questa norma, nel campo dello sport, le donne non hanno alcuna possibilità reale.
Un altro esempio di legge discriminatoria si verifica quando una donna ha bisogno del permesso del marito per ottenere il passaporto. Molti uomini potrebbero abusare di questa legge sbagliata per mettere sotto pressione le donne.
In accordo con il diritto di famiglia iraniano, secondo la (cosiddetta) Shariah, una madre, anche dopo la morte del marito, non ha alcuna potestà giuridica sui suoi figli. I suoi diritti sui suoi figli non sono riconosciuti, e la responsabilità legale per loro viene trasferita al nonno paterno. Io credo che tali norme non siano compatibili con la situazione attuale delle donne. Le donne non hanno alcun potere politico. Una donna non ha il diritto di assumere una presidenza o di frequentare qualche importante istituzione politica.
 Il miglioramento dei diritti delle donne richiede la riforma di tali leggi.
Per un processo di “riforme a lungo termine”, è necessaria la riforma della legge costituzionale.
Un’altra necessità urgente riguarda le riforme culturali. Ritengo che tutte le tradizioni e i punti di vista sbagliati che condizionano le società musulmane devono essere riformati. E questo è sicuramente il caso dell’Iran!
Per fare le riforme, sia a breve che a lungo termine, le donne hanno bisogno di detenere potere civile e politico. Comunque, le donne stanno lavorando consapevolmente per conquistare i loro diritti.

MR: Perchè un’opposizione islamica all’Islam statale è così importante per l’Iran e il mondo musulmano?  

SV: Uno Stato islamico usa l’Islam come tramite per agire. Legislazioni, limitazioni, politiche, soppressioni e quant’altro, vengono attribuiti all’Islam. L’opposizione alle legislazioni e alle politiche viene considerata come opposizione all’Islam, e quindi meritevole di punizione. La maggior parte delle persone non ha abbastanza conoscenze sull’Islam. E questo dà allo Stato islamico l’opportunità di far prevalere le superstizioni nel nome dell’Islam per sopprimere i diritti umani e le libertà. Se potessi parlare con le persone, rendendole consapevoli del fatto che le superstizioni non sono insegnamenti islamici, poi il compiere passi verso cambiamenti sarebbe molto più facile. Infatti, fintanto che la gente nel mondo musulmano crede che tutto ciò che viene sbandierato dai religiosi musulmani e dalla giurisprudenza musulmana sia parte della Shariah islamica, il processo di riforme sarà molto difficile. Quando si parla alle persone circa le loro credenze religiose, con l’obiettivo di indurle a rifiutare o correggere le superstizioni, è necessario disporre di sufficienti argomentazioni, bisogna utilizzare i mezzi e il linguaggio adeguati per convincerle.
Per fare un esempio nel campo dei diritti delle donne: per molti secoli, la giurisprudenza islamica ha affermato che queste leggi discriminatorie provengono dalla Sharia islamica. Ogni giorno migliaia di studenti in migliaia di scuole islamiche imparano che queste norme fanno parte della Sacra Sharia. Perciò, è decisamente difficile opporsi a queste regole e insegnamenti. Tuttavia, se si consegue qualcosa in questo campo, questo sarà importante per tutto il mondo musulmano. Le comunità musulmane sono collegate fra di loro e incidono e si influenzano a vicenda. Le regole della Shariah islamica sono molto simili nelle diverse scuole di diritto musulmano e nelle differenti sette religiose. Anche nel campo dei diritti delle donne non vi è alcuna differenza fondamentale tra di loro.
A questo punto, vorrei ricordare che il fondamento di ogni Stato islamico (basato su qualsiasi setta islamica) è l’applicazione della Legge islamica. La maggior parte delle regole della Shariah si focalizza sul diritto familiare e sul diritto penale. Tuttavia, uno Stato islamico, in considerazione dei propri interessi, può cessare di applicare alcune delle cosiddette norme penali islamiche come la lapidazione, la fustigazione o l’amputazione, ma l’esperienza dimostra che lo Stato islamico non può cessare di intervenire sul diritto di famiglia. L’attenzione sul diritto di famiglia all’interno della Sharia è tutta incentrata sul controllo della donna e sul riconoscimento del diritto tradizionale riservato agli uomini di discriminare le donne. Ciò significa che l’obiettivo principale per uno Stato islamico è su come mantenere la posizione tradizionale della donna, opponendosi a qualsiasi riforma a favore delle donne. In realtà, uno Stato islamico non troverebbe alcun senso nella Sharia in cui i diritti delle donne fossero uguali ai diritti degli uomini. Questo mostra quanto sia difficile e importante lottare per i diritti delle donne nelle società musulmane, ma soprattutto si dimostra come l’Islam mai si oppone alla parità dei diritti delle donne.