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Tunisia: 1 anno di carcere per i tre artisti Fakhri El Ghezal, Ala Eddine Slim & Atef Maatallah

“Capo, non sono dei terroristi, keffamo?” – Allora accusateli di detenzione di zetla (erba)”





Various Authors – Versch. Autoren – AA.VV. – Auteurs div.




Tradotto da 
Milena Rampoldi میلنا رامپلدی



Il comitato di
sostegno dei tre artisti Fakhri El Ghezal, Ala Eddine Slim & Atef
Maatallah ha pubblicato un comunicato in cui spiega come i tre artisti
sono stati imprigionati e condannati sulla base di accuse infondate per
detenzione di stupefacenti.

52/92, una “legge” fuorilegge
Giovedì,
19 novembre 2015: Ala Eddine Slim e Yosra Nafti, sua moglie incinta
all’ottavo mese, ricevono Fakhri El Ghezal e Atef Maâtallah a casa loro.
Due ore dopo una quindicina di poliziotti armati irrompono nella loro
casa e arrestano i quattro amici. Martedì, 8 dicembre, Atef, Ala e
Fakhri sono stati condannati ad un anno di prigione per detenzione di
stupefacenti.

Tre amici artisti, che hanno dedicato la loro vita alle loro pratiche e
ai loro lavori, grazie ai quali il loro paese ha ottenuto presentazioni,
distinzioni ed onorificenze nei musei, festival e nei media più famosi
al mondo, cittadini con la fedina penale pulita che con le loro opere
instaurano e creano valori di libertà, solidarietà ed umiltà sono
sospettati di attività terroristiche.

Il mandato di perquisizione, emesso dal procuratore della Repubblica di
Nabeul stipula in modo esplicito i sospetti della polizia per quanto
riguarda le attività terroristiche presso il domicilio di Ala Eddine
Slim. Ecco gli elementi a carico dei tre: delle persone barbute che
vengono spesso a trovare la coppia. E quel giovedì, la polizia crede di
aver raccolto le prove sufficienti. Due persone vengono a trovare Ala e
Yosra: una delle due porta una barba (Atef) e l’altra porta un sacco
“strano” (Fakhri). A causa di questo sacco è stato emesso il mandato,
ordinando la persecuzione. Questo sacco conteneva una videocamera
Panasonic che Fakhri utilizzava per avviare un nuovo progetto di film.

A questo punto la polizia indirizza l’affare non più verso una missione
ufficiale, che oramai si avvera basata su delle informazioni erronee, ma
verso un affare legato a stupefacenti.

Mercoledì 25, Ala, Fakhri e Atef vengono condotti dinnanzi al
procuratore della repubblica. Quest’ultimo, martedì 1° dicembre, li fa
comparire davanti al Tribunale di primo grado di Nabeul. Davanti al
giudice tutti e tre, Fakhri, Atef ed Ala, negano di aver consumato erba e
difendono il loro diritto costituzionale di disporre dei propri corpi e
di non assoggettarli ad un test  di urina.

Il verbale della polizia si basa su degli elementi contradditori ed
evidenzia diversi elementi di vizio di forma. Il giudice dichiara che
non ci si trovi in presenza di un caso di consumo di stupefacenti, ma
nonostante tutto condanna Ala Eddine Slim, Fakhri El Ghezal ed Atef
Maâtallah rispettivamente a un anno di reclusione e ad un ammenda di
1000 dinari [=500 €] per detenzione di stupefacenti, cosa che i tre
negano con convinzione.

Si uniscono ad una decina di migliaia
di detenuti, reclusi nelle prigioni tunisine sulla base della legge 52
del 18 maggio 1992. Si tratta di una legge unica nel codice penale
tunisino: non sono previste circostanze attenuanti e neppure la
possibilità di sospensione, una legge che utilizza i dati personali e
viola l’integrità fisica per ottenere delle cosiddette prove materiali,
una legge che criminalizza una sostanza e trasforma il suo consumatore
in un delinquente, sebbene la sostanza sia meno nociva della sigaretta e
dell’alcool e possa essere benefica se trasformata in farmaci e
prodigiosa come cura supplementare per una decina di patologie (in oltre
venti paesi in tutto il mondo).

La sigaretta e l’alcool ogni anno in questo paese seminano decine di
migliaia di morti, anche se vengono venduti legalmente e sebbene lo
stato incassi delle tasse astronomiche sulla loro vendita. L’erba che
non fa morire nessuno in Tunisia e neppure all’estero, invece riempie le
prigioni. Infatti i detenuti per cannabis costituiscono circa un terzo
della popolazione carceraria. Le sostanze letali riempiono le tasche
dello stato e una sostanza capace di curare invia il suo consumatore in
carcere per almeno un anno (visto che la pena ammonta da 1 a 3 anni). Ma
sono le stesse autorità a mettere in rilievo che le istituzioni
carcerarie in genere sono troppo affollate. Le ONG internazionali e gli
osservatori tunisini inoltre le considerano globalmente come invivibili e
come fabbriche per creare frustrazioni sociali e tentazioni estremiste.

L’applicazione, spesso scrupolosa e
liberticida di questa legge retrograda (Adnène Meddeb e Amine Mabrouk
sono stati condannati ad un anno di prigione per il semplice possesso di
un pacchetto di cartine da rotolare), da parte di uno Stato che dice di
“lottare contro il terrorismo” e che non vuole sapere che il movimento
jihadista contemporaneo (tipo ISIS) è nato e si è sviluppato in
prigione, dall’incoscienza dello stato e peggio ancora della complicità
con la diffusione del pensiero jihadista.

Noi non sosteniamo Atef Maâtallah, Fakhri El Ghezal e Ala Eddine Slim
perché sono tra gli artisti tunisini più interessanti, talentati,
promettenti e distinti della loro generazione, e non li sosteniamo
neppure perché hanno offerto a questo paese infinitamente più di quanto
il paese non abbia ricompensato loro, ma li sosteniamo perché sono
vittime di un fiasco della polizia che li prende per terroristi,
giustificando poi questo fiasco con l’accusa errata di consumo di erba.
Noi li sosteniamo invece perché il rapporto della polizia è colmo di
imprecisioni e contraddizioni e di allegati aggiunti agli atti
all’ultimo momento prima dell’udienza quando gli accusati erano in
carcere già da 19 giorni.

Noi li sosteniamo perché sono vittime di una legge vecchia 23 anni che
riempie le prigioni di innocenti per trasformarli in criminali o in
terroristi e poi rilasciarli affinché riempiano le strade di violenza.
Noi li sosteniamo e sosteniamo senza eccezione tutti i consumatori
reclusi ai sensi della legge 52 visto che le statistiche ufficiali
fornite dagli stati  e gli studi
seri e di lunga durata condotti da noti scienziati senza ombra di dubbio
oggi dimostrano che la cannabis è una sostanza infinitamente meno
nociva sul piano della salute pubblica, ma anche dell’equilibrio
personale che decine di prodotti e farmaci venduti legalmente nei negozi
e nelle farmacie.

Sosteniamo migliaia di migliaia di vittime di questa legge iniqua ed
assurda e chiediamo che le promesse elettorali del partito al governo
vengano immediatamente rispettate, rielaborando completamente la legge
52 e vietando la reclusione dei consumatori, concentrando invece gli
sforzi dello Stato per combattere le reti, i trafficanti e i baroni
della corruzione e della droga, piuttosto che contro i semplici
cittadini che consumano una sostanza venduta ad ogni angolo di strada in
Tunisie.

Tunisi, 12 dicembre 2015

  
Ala Eddine Slim e una delle sue opere
 
Atef Maatallah e una delle sue opere
 
Fakhri El Ghezal e una delle sue opere, Ostages (Ostaggi)  (2009)