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Il dramma dei profughi ed i raid israeliani sulla Siria

di
Antonietta Chiodo e.V. ProMosaik Italia.
Si grida all’emergenza profughi, non si comprende come riuscire a rimettere
insieme tutti i pezzi, tasselli di un puzzle che non vogliono incastrarsi tra
loro, sagomati sembra alla perfezione, ma molto pesanti, come fatti di piombo, perché
storici, come i loro nomi, Kobane, Gaza. E più si prosegue e più è complessa la
soluzione del dilemma. E il tutto con la 
Slovenia che ha gridato di essere stata lasciata sola di fronte
all’invasione dei profughi di guerra. Viene definita invasione, come quando
abbiamo la cucina invasa dalle formiche da debellare con il didit: ecco la
sensazione che mi smuovono questi titoli dei quotidiani. Gli insetti da
fermare, che tutti vogliono tenere lontani dalle loro lussuose città e dagli
apparentemente luccicanti sono i profughi da rinchiudere in ghetti, ben
separati dalle case altolocate.

L’essere umano oramai ha preso l’abitudine di voler restare nel suo
asettico mini mondo. Non vuole relazionarsi con l’altro, indipendentemente dal
fatto se giunge alle nostre frontiere o se combatte per i propri diritti
violati.
Sono oramai tre giorni che in Slovenia
i profughi attendono di poter proseguire il loro viaggio. Ovunque i militari
del piccolo stato balcanico pattugliano il territorio per fare in modo che
nulla accada. Si sta facendo di tutto per attivare alla perfezione le pratiche
burocratiche, ma le persone tenute in ostaggio dalle scelte di chi non ha
preventivato tutto questo non ne può più. Alcuni gridano di volere uscire dalle
vecchie fabbriche, in cui sono tenuti, chiedendo di poter proseguire il loro
viaggio.                              

Nel frattempo
il presidente Barack Obama ha ordinato il dispiegamento di 50 comandi di forze
speciali da terra verso territorio il siriano, in direzione della zona nord est
del paese.

Inoltre ha rafforzato la presenza aerea di F15 e A-10 per combattere le
milizie dell’ISIS. Decisioni prese sembra con urgenza dal presidente degli
Stati Uniti che precedentemente non era intenzionato ad inviare truppe in Siria.
Sembra abbia cambiato idea nelle ultime ore. Si cerca quindi di stipulare un
accordo con il governo iracheno, coinvolgendo le forze di Baghdad per un
attacco ancora più efficace. Per trovare una soluzione diplomatica al problema
della Siria, nei giorni scorsi i rappresentanti di ben venti paesi, tra cui anche
dell’Iran, si sono ritrovati a Vienna. L’iter diplomatico dovrebbe concludersi
con l’eliminazione del dittatore siriano Bashar al-Assad dalla scena politica
del paese. 
Alle 23.30 di
venerdì 30 ottobre 2015 secondo fonti libanesi 14 aerei israeliani sono entrati
in Libano, hanno volato lungo la frontiera siriana e quindi sono entrati in
Siria per colpire, nella regione di Qalamoun, un convoglio militare Hezbollah,
partito in precedenza da Damasco. La tv siriana ha inoltre annunciato che i jet
oltre che colpire Damasco hanno attaccato una base appartenente al Fronte
popolare della liberazione della Palestina-Comando Generale, una fazione
pro-Assad. Il governo israeliano in merito alla questione ha preferito non
rilasciare alcuna dichiarazione, definendo semplicemente numerosi gli attacchi
senza definirne il numero preciso.