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Corte di Strasburgo condanna l’Italia, violati i diritti dei minori


di Antonietta Chiodo, ProMosaik e.V. Italia – In Italia a chi
non è capitato di inciampare incautamente in titoli di quotidiani che
evidenziassero situazioni limite per le famiglie italiane, soprattutto in
questo periodo di profonda crisi economica e sociale. Ci siamo lentamente resi
conto con l’avanzare di questo periodo di lunga transizione che avrebbe dovuto
ridonarci benessere e serenità della perdita di identità che travolge la
penisola da oramai troppo tempo. Per molti genitori la cui ripresa economica si
è trasformata in una lontana utopia ingigantendo le difficoltà nei casi di
separazioni legali, vedendo uno dei due cadere nella disperazione e nella
povertà assoluta. Il declino della possibilità della riconciliazione con la
figura genitoriale trova riscontro la maggior parte delle volte in una bilancia
indicativamente squilibrata da vecchie abitudini giudiziali, mettendo la figura
materna al di sopra di quella paterna.



 

In questi giorni il ricorso dell’avvocato Francesco
Morcavallo, ex giudice minorile, presso la Corte Europea dei diritti dell’uomo
è stato accolto,  ottenendo dunque giustizia
in data 13 ottobre 2015. Intervistato da un quotidiano nazionale, l’avvocato
spiega la motivazione della sentenza e l’origine della sua richiesta: “La sentenza del 13 ottobre, da parte
della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, riguarda l’accoglimento di un
Ricorso che avevo presentato per la violazione dell’art. 8 della Convenzione dei
Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali, in materia di Tutela della Vita
Privata e Familiare. Era passata in giudicato, in Italia, l’adattabilità di 3
bambini tolti alla madre per via di difficoltà familiari e per una fase di
depressione personale. Nessun maltrattamento era stato subito dai bambini,
dunque: si trattava solo di una difficoltà all’interno della Famiglia. I
bambini erano stati portati in Comunità. Ma avevano mostrato una grossa
sofferenza. Anche il CTU – il consulente incaricato dal Tribunale di
verificarne lo stato – aveva ravvisato una grossa tristezza e sofferenza, nei
Minori: soffrivano perché lontani dalla mamma. Eppure, secondo lo Stato
Italiano, dovevano restare presso l’Istituto Privato che li aveva in custodia
e, in un secondo momento, ne era stata decretata addirittura
l’adottabilità”.
Scandalo delle toghe nei tribunali
per minori
Negli ultimi mesi uno scandalo ha investito il diritto
minorile ed un migliaio di magistrati che operano all’interno dei 29 tribunali
italiani. I magistrati percepiscono un compenso in base all’attività svolta
come camere di consiglio e udienze camerali.
Il ruolo del giudice onorario ha per definizione lo
stesso peso del giudice togato. L’associazione Finalmente Liberi che da anni si batte per la tutela dei minori ha
indagato la facilità con cui i bambini venivano affidati o dati in adozione. In
questo contesto, ha scoperto che 151 dei giudici onorari attivi nei Tribunali,
di cui 54 nelle Corti d’appello, operano in totale e palese conflitto
d’interessi. L’associazione è stata in grado di provare che vi è stata e vi è
tutt’ora collusione tra magistratura ed enti locali in cui la retta anche
giornaliera nei centri di affido arriva sino a 400 euro.
In Italia si ha un numero sproporzionato di minori
allontanati dalle famiglie. Inoltre gli affidi e le adozioni vengono spesso
gestiti senza alcuna trasparenza. Secondo una stima del ministero del Lavoro e
delle politiche sociali al 31 dicembre 2010 i bambini ed i ragazzi separati dalle
loro famiglie erano 39.698. Si tratta comunque di una statistica difficile da
determinare a causa di dati non sempre resi pubblici dai servizi per la tutela.
Finalmente liberi stima che il loro numero superi le 50.000 unità. Si può
pertanto ipotizzare che alimentino un potenziale “mercato” di 1 o 2 miliardi di
euro all’anno.
Ovviamente non dobbiamo fare di tutta l’erba un fascio
visto che la maggioranza delle istituzioni d’affido svolge certamente un ruolo
positivo di reale protezione dei minori in situazioni difficili. Criminalizzare
l’intera categoria sarebbe dunque sbagliato e profondamente ingiusto.
In alcune regioni italiane, varie diocesi hanno messo
in atto il progetto di adozione da famiglia a famiglia al fine di evitare che i
nuclei familiari meno abbienti si sgretolino. I promotori di questo progetto
sono la Caritas e la fondazione Paideia che perseguono l’obiettivo di provvedere
all’unione familiare e cercare in tutto e per tutto di non ledere una delle due
figure genitoriali.
– Famiglie affidatarie e compensi –
Sia per l’affidamento a tempo determinato che a tempo
prolungato le regioni nei loro statuti prevendono aiuti economici e sgravi
fiscali per le famiglie affidatarie. La famiglia temporanea percepisce un
contributo fisso mensile svincolato dal reddito, con il quale l’Amministrazione
sostiene finanziariamente la famiglia affidataria, riconoscendo dunque l’impegno
sociale da essa svolto. L’importo del contributo è determinato dall’entità
dell’impegno richiesto alla famiglia affidataria e dalle delibere  delle singole Amministrazioni e ammonta a
circa 500 euro al mese.
La legge nazionale prevede misure di sostegno ed aiuto
economico in favore della famiglia affidataria che possono comprendere anche un
rimborso spese a favore della stessa. Le delibere istitutive ed i regolamenti
delle amministrazioni locali che istituiscono il Servizio di Affido Familiare
prevedono un sostegno economico agli affidatari per consentire a tutte le
famiglie idonee di operare questa scelta, indipendentemente dalle loro condizioni
di reddito individuali.
Questo provvedimento comporta che, nel caso in cui
ovviamente non vi siano abusi sui minori, ma semplicemente un non adeguato
stile economico sociale, esempio a causa della perdita del lavoro, lo stato in
cui viviamo dovrebbe consentirci di poter provvedere ai bisogni dei bambini e
dei ragazzi. Forse in questo senso si possono attendere cambiamenti nel nostro
paese.