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-Scontri in Palestina, rifiutate le richieste della Francia e dell’ONU-


di Antonietta Chiodo, ProMosaik e.V.
Italia
Ottobre 2015, nel giorno del 17 i
morti palestinesi salgono a 39 e quelli israeliani a 8. Ad Hebron un ragazzo
palestinese rimane ucciso durante uno scontro con un militare israeliano. Si
cercano ancora di comprendere le dinamiche che hanno fatto perdere la vita ad una
donna palestinese nella colonia ebraica illegale di Kiryat Arba.
I militari dichiarano che la donna si sarebbe lanciata
contro una soldatessa con l’intento di accoltellarla e che allora si sarebbe stati
costretti ad aprire il fuoco. La mattina invece a Gerusalemme un altro minore
di 16 anni muore durante altri scontri. Ricordiamo che la città di Hebron è
pattugliata da circa 600 coloni che violano manifestamente il diritto internazionale. 
Si riapre nuovamente la polemica razziale che blocca
continuamente gli accordi di pace, soprattutto dopo i video che gli attivisti
presenti sul posto riescono a far girare in rete: Fadel al Qawasmeh, un
diciottenne ucciso da un militare. Il suo corpo ferito viene circondato. Sembra
che la vittima sia stata portata all’interno di una strada isolata per poi
strapparle la vita.
Sconvolgente la testimonianza di attivisti anche
occidentali che narrano la distribuzione di caramelle alla popolazione dopo la
sua uccisione.
La sessione
straordinaria dell’Onu di oggi cerca di individuare le mosse da apportare nel
più breve tempo possibile per frenare l’ennesima ondata di violenza che miete
vittime soprattutto tra i minori palestinesi. Nel frattempo le misure punitive
da parte del governo di Netanyahu si fanno sempre più dure e repressive. I
corpi delle persone uccise non verranno restituite alle famiglie e le loro case
verranno demolite.
                                                                               
La Francia comunica la propria intenzione di inviare osservatori
internazionali a Gerusalemme per controllare che non vengano commesse
violazioni dei Diritti Umani. Sentendosi negare questa ennesima richiesta, la
prossima settimana si attende l’arrivo di John Kerry in Israele.