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Nuovi bombardamenti sulla striscia di Gaza e… tutto tace

di Antonietta Chiodo, ProMosaik e.V.
Italia
Nel silenzio dei media lunedì 26 Ottobre 2015 Israele
ha violato nuovamente i patti stipulati nel 2014, bombardando la striscia di
Gaza. Causando danni ingenti alle proprietà il primo attacco ha colpito l’area
orientale del campo profughi di al-Maghazi, nella Striscia di Gaza centrale. È
rimasto ferito un palestinese, che è stato ricoverato nell’ospedale di al-Aqsa,
a Deir al-Balah. Il secondo attacco invece ha colpito la zona di Rafah nelle
vicinanze dell’ex aeroporto internazionale.
Le forze israeliane dichiarano che un razzo avrebbe
colpito dei campi deserti, quindi senza ferimenti di alcun genere alla
popolazione civile.
Pochi giorni fa una commissione d’inchiesta
indipendente per i diritti umani ha confermato i crimini di guerra israeliani
nei confronti della popolazione di Gaza durante i bombardamenti dell’estate
2014. Colpevoli sia Hamas che Israele di avere violato i patti internazionali,
l’ONU rende pubblica la dichiarazione della presidente della commissione
d’inchiesta Mary McGowan Davis secondo cui
“l’entità della devastazione e della sofferenza a Gaza non ha precedenti e avrà
un
impatto sulle generazioni future.”
Ricordiamo che l’Operazione Margine Protettivo che ebbe inizio l’8 luglio del 2014 e durò 51
giorni, mietendo ben 1.462 vittime civili palestinesi, di cui un terzo furono
bambini inermi. Le dichiarazioni xenofobe di alcuni rappresentanti del governo
d’Israele dimostrano chiaramente come l’uccisione dei minori fece parte di una
vera e propria decisione strategica dei rappresentanti governativi.

Mentre l’ONU senza intervenire in alcun modo continua
a pensare a chi attribuire la colpa del tutto, Israele continua ad arrestare
civili palestinesi, irrompendo con violenza nelle loro case. L’associazione per
i diritti umani Addameer dichiara il
sequestro in quest’ultimo mese di oltre 1000 palestinesi, tra cui 147 minorenni.
La maggior parte di questi arresti illegali si sono verificati nelle zone di
Jenin, Beit Ummar, nel nord di Hebron, nella città di Hebron, aNablus,
Qalqiliya, Ramallah e Betlemme.
Nel frattempo non poteva mancare un
messaggio di minaccia di distruggere lo Stato di Israele, pervenuto da parte
del cosiddetto Stato Islamico. Ma il caos oramai si propaga a macchia d’olio, e
non solo per le minacce del Califfato. Il 23 Ottobre un ebreo estremista incappucciato
ha persino cercato di pugnalare un rabbino pacifista. E allo stesso tempo le
tensioni tra civili palestinesi ed israeliani sono al limite. Ecco il messaggio
di ISIS a Israele:
“La guerra
vera – ha avvertito un miliziano incappucciato – non è ancora iniziata. Stiamo
arrivando, ci stiamo avvicinando a voi da Sud (Sinai, ndr) e da Nord (Golan,
ndr). Il nostro scopo è di cancellare per sempre i confini tracciati (dalle
potenze occidentali nel 1916, ndr) con gli accordi di Sykes-Picot”.
Nel frattempo il segretario generale
dell’Onu Ban Ki-moon,, ritornato dalla regione di crisi, da New York esorta “i leader di Israele e Palestina a
sedersi insieme al tavolo
dei negoziati”. L’invito di Ban Ki Moon è
irrobustito dalla spola diplomatica del segretario di stato Usa John Kerry che
ha recentemente avuto un incontro a quattr’occhi con il presidente israeliano Benjamin
Netanyahu: “E’ necessario mettere
fine all’incitamento e alla violenza in Medio Oriente”,
queste le testuali parole del rappresentante
degli Stati Uniti d’America mentre Netanyahu ha controbattuto accusando degli
accadimenti Abu Mazen rappresentante dell’ANP di “divulgare menzogne che portano conflitto”.
Il leader di Hamas Khaled Mashaal non ha accettato i
risultati di questi incontri, perché non hanno portato ad alcun risultato,
mentre i rapimenti e le uccisioni dei cittadini palestinesi continuano
indisturbati. Ha reso dunque pubblico l’annuncio che “l’Intifada non si fermerà fino al raggiungimento della libertà
per la Palestina”.