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-La ricerca del “Sé”: i veri No Global del nuovo millennio-



di Antonietta
Chiodo, ProMosaik e.V. Italia
Ci troviamo in
anni di guerre e di incomprensioni, ma in realtà esiste un mondo nascosto dei
veri No Global di questo secolo: le persone che lasciano la città per tornare alla
natura, alla ricerca del sé, che rifiutano tutto ciò che regalano le
multinazionali, il flusso di persone tra i trenta e cinquanta anni che sceglie
di spostarsi al di fuori della metropoli, cambiando completamente la loro
esistenza è in continuo aumento. Questo nuovo tipo di vita nel mezzo della
natura comporta un adeguamento del proprio essere ed una cultura che in realtà è
radicata dentro di noi e che consiste nel tornare alla terra, coltivare il
proprio cibo, e conoscere piante ed arbusti per potersi medicare con essi
tramite tisane ed infusi. Non si tratta comunque di persone che si ritirano in
un eremo. Infatti spesso lavorano in città e la sera ritornano nella pace del
quieto vivere, si scaldano con la legna e cercano di alimentarsi il più
possibile con prodotti del Mercato Equo.

Sono attivisti e combattono in primis partendo da una
consapevolezza di se stessi, amano viaggiare e conoscere il mondo nella sua
globalità, spesso abbracciano la medicina alternativa come la naturopatia e
quella olistica. Sono quindi alla ricerca di tutto ciò che comporta un vivere
in armonia con l’ambiente.

Spesso si trovano a
combattere conto il pregiudizio perché oramai la globalizzazione è diventata
parte permanente di una società comoda. Affrontano giornalmente i cambiamenti
non solo climatici, ma soprattutto si oppongono alle leggi che spesso non
tengono affatto conto delle dinamiche metereologiche, sottovalutando dunque gli
incredibili danni causati ai nostri territori. Il Protocollo di Kyoto del
2012 non ha dato frutti.



Il dibattito sui danni climatici provocati
dalle emissioni tossiche tace dal 2012, la partita per limitare le emissioni
inquinanti è stata praticamente persa a tavolino, visto che la Conferenza Onu
sui cambiamenti climatici, nonostante l’ultimatum della scienza, non è riuscita
a centrare gli obiettivi che si era prefissata. A Doha venne predeterminato un
calendario che non è stato minimamente rispettato e tutto è rimandato all’anno
2020. Gli stati meno interessati ai danni delle emissioni e alla necessità di
un cambiamento sono Canada, Russia, Cina,
Brasile, India e Unione Europea
.
Australia, UE,
Giappone, Liechtenstein, Principato di Monaco e Svizzera hanno dichiarato che
non intendono rimettere in gioco eventuali crediti di emissioni di negoziazione
in eccedenza nel secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto. Dal canto
loro, Germania, Regno Unito, Francia, Danimarca e Svezia hanno annunciato
impegni finanziari concreti a Doha fino alla fine del 2015, per un totale di
circa 6 miliardi di dollari.
Decisione sulla
ratifica
La decisione autorizza l’UE a ratificare l’emendamento
di Doha nella sua veste di firmatario del protocollo di Kyoto. Il testo
legislativo stabilisce inoltre le condizioni cui dovranno attenersi gli Stati
membri e l’Islanda per centrare l’obiettivo comune di una riduzione del 20%
delle emissioni.
La decisione sulla ratifica non modifica né gli
eventuali obiettivi nazionali delineati nel pacchetto sul clima e l’energia, né
il tetto relativo alle emissioni nel quadro del sistema di scambio di quote di
emissioni dell’UE (ETS dell’UE), con una riduzione del 21% di emissioni
rispetto ai livelli del 2005 entro il 2020.
Aspetti tecnici
legati all’attuazione
Il regolamento proposto, che disciplina gli aspetti
tecnici legati all’attuazione, costituisce la base per una serie di atti
legislativi relativi a questioni tecniche legate all’attuazione, da parte
dell’UE e degli Stati membri, del secondo periodo di impegno.
( Parlamento Europeo – sito istituzionale)

Christiana Figueres
il
segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici (UNFCCC). Ha invitato i paesi ad attuare rapidamente ciò
che è stato concordato a Doha in modo che le temperature del pianeta possano
rimanere al di sotto dei due gradi concordati a livello internazionale. “Ora
c’è molto lavoro da fare. Doha è un altro passo nella giusta direzione, ma
abbiamo ancora una lunga strada davanti. La porta di rimanere al di sotto di
due gradi è socchiusa. La scienza lo dimostra, i dati lo dimostrano.”

Di Caprio è intervenuto al New York
Climate Summit 2014, quando insieme a Ban Ki-Moon, ha ribadito la necessità di
agire in fretta per contrastare i cambiamenti climatici, in vista della
conferenza delle Nazioni Unite di Parigi, la Cop21.
L’attore nel 2010 donò ben 1.000.000
di dollari all’associazione del WWF
per salvare le tigri.



Al contrario di
ciò che potremmo immaginare i diritti umani comprendono ampie gamme di lotta,
quella del pianeta e della salvaguardia della dignità dell’essere umano non
sono battaglie distinte e separate, ma come ci insegnano i naturisti e gli
attivisti tutto è correlato. Non possiamo pensare
di
vivere in un’anima marcia, in un pianeta marcio e pensare che le leggi e le

regole di vita siano lustre e pulite,
dobbiamo prima salvaguardare noi stessi per proteggere i popoli più poveri.