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– I DIRITTI DEI BAMBINI NON SONO TUTELATI: Massimiliano Frassi di Prometeo Onlus –


Di Antonietta Chiodo, ProMosaik e.V. Italia

Pedofilia,
una parola che spesso viene cancellata dai giornalisti durante i dibattiti in
tv, che il più delle volte ricordano le rassegne teatrali di Gilberto Govi degli
inizi del 900. Dispiacevole notare come il diritto umano sia fermo ed ancorato
al benessere del tapparsi bocca, occhi ed orecchie come le tre scimmiette. Con
la redazione di ProMosaik e.V. stiamo lavorando ad un progetto che racconta le
atrocità sulle bambine e future donne, ovvero dell’FGM, delle mutilazioni
genitali femminili. Andando anche poco oltre per comprendere meglio il tutto, la
sensazione è quella di essere afferrati per le braccia e spinti contro una
stanza di cemento. Rimbalziamo, ci pieghiamo su noi stessi, e una forza
terrificante ci afferra nuovamente ed ancora, ed ancora… vediamo bambini.
Quando si parla di bambini, non esiste nazione, non esiste sesso, non esiste
religione, non esiste giustificazione: i bambini siriani massacrati e lasciati
morire al freddo, i bambini resi profughi, i bambini palestinesi presi di mira
da cecchini sadici a cui è solo chiesto di sparire, perché l’annullamento sarebbe
l’unico modo per falciare il futuro di un intero popolo. Bambine thailandesi di
6 anni, chiuse in camere d’albergo, stese nude su di un letto con uomini sudati
che le toccano in cambio della loro vita ma… non è solo questo, la vita, gli
organi, il web, film pedopornografici che serviranno per far divertire
qualcuno, qualcuno che sa molto bene quello che fa. Infatti, come ci descrive
Massimiliano Frassi, presidente dell’Associazione Prometeo di Bergamo: “il
pedofilo non prende solo il tuo corpo, non incide solo sulla tua carne, ma anche
sulla tua anima, un’anima che resterà lesa per anni”, un’anima che le vittime
con grande coraggio riescono a conservare con l’aiuto di professionisti e duro
lavoro di equipe.
Massimiliano
Frassi
Nato a Lovere (Bergamo) il
13.08.1969, dopo la laurea ha deciso di impegnarsi attivamente nel sociale,
operando dapprima nel campo dell’emarginazione grave adulta (con particolare
attenzione alle povertà di strada, alla tossicodipendenza ed all’AIDS,
lavorando come operatore sia in strada che presso enti pubblici e privati e
facendo nascere il primo gruppo di auto-aiuto per sieropositivi nel bergamasco).
Successivamente diventa fondatore e presidente dell’Associazione Prometeo Onlus
che da più di 15 anni si occupa di lotta alla pedofilia, dedicando la sua vita
a sostenere le vittime dei pedofili e lavorando per creare una presa di
coscienza del problema da parte della società.
Frassi è stato promotore di una
proposta di legge contro la pedofilia e tiene circa 200 conferenze all’anno,
tra cui anche numerosi corsi di formazione, tra l’altro per docenti e per le forze
dell’ordine. Molto amato dalla gente è invece da sempre duramente attaccato da
movimenti pedofili italiani e stranieri.

Massimiliano Frassi è stato
insignito di numerosi riconoscimenti tra cui il premio Kiwanis – We Build
International 2000
, la medaglia della
Polizia di Stato
, conferitagli dal Questore di Bergamo nel 2003 e la medaglia d’oro dell’F.B.I., assegnata a
lui (ed alla Prometeo) dal responsabile della storica F.B.I. di New York nel
2004. Inoltre ha ricevuto, con la sua associazione (primo caso in Italia) il prestigioso
Premio Livatino “Pro Bene Justitiae”,
intitolato al noto Giudice anti-mafia. Frassi è consulente nel campo dei
servizi sociali e da cinque anni collabora anche con la catena Epolis, con
degli editoriali, pubblicati a cadenza settimanale sul tema dell’infanzia
violata.
Con l’Associazione Prometeo
ha creato il coordinamento nazionale delle vittime di abuso, che riunisce
adulti che sono stati abusati da piccoli e genitori di bambini vittime di
pedofili. Inoltre con la stessa collabora attivamente con realtà internazionali
come con quella di Scotland Yard.



Antonietta Chiodo:
Ultimamente riguardo alle violazioni contro i diritti dei bambini ProMosaik
e.V. ha parlato dell’FGM. Sono stata a Bologna ultimamente e mi hanno
raccontato di casi di bambine straniere infibulate pur essendo residenti in
Italia. Mi ha colpito il fatto che queste associazioni lavorano non sul
distaccamento del minore, ma anche sull’affiancamento dell’intera famiglia a
livello psicologico, che cosa ne pensi?

Massimiliano Frassi: Io
penso il peggio del peggio, sono convinto che al bimbo vada garantito un
ambiente familiare, sereno, tranquillo, ma qui non parlo più di bambino a
trecentosessanta gradi, ma lo traduco in “bambina”, perché l’unica vittima dell’FGM
è la bambina, …, parlo al femminile, e vorrei dire che una bambina che subisce
quel tipo di mutilazioni e vive in quell’ambiente, non avrà mai un luogo per
lei accogliente a misura di bambina. Dovrà stare sempre un passo dietro all’uomo,
a testa bassa.
Antonietta Chiodo: Quando si
parla dell’FGM, tutti si mettono a parlare di cultura. E poi paradossalmente
sono io ad imporre la mia cultura occidentale, creando una forma di
sottomissione nei nostri confronti. Dunque sono dell’idea che ci voglia più di una
semplice mediazione per risolvere questo problema. Che ne pensi?
Massimiliano Frassi: Mi
sembra che giochino alquanto con le parole. Da una parte non voglio entrare con
la mia cultura, dall’altra però intervengo comunque con dei determinati atteggiamenti
perché venga modificata. E alla fine intervengo per fare tutto, non
raggiungendo assolutamente nulla. Se c’è un comportamento sbagliato e se quella
bambina e quella donna hanno dei diritti, va benissimo il loro discorso, ma qui
non si parla di interferire, imponendo la cultura occidentale. Infatti vorrei
dire che io continuerò a rispettare le tue usanze, i tuoi riti, la tua
religione, i tuoi usi e costumi, ma credo comunque che l’FGM oggi come oggi sia
una pratica da rifiutare e da combattere. Non possiamo dare alcun alibi a delle
pratiche del genere.
Antonietta Chiodo: Questa secondo
te è una forma di sottomissione femminile?
Massimiliano Frassi: Assolutamente
sì, ma questa forma di sottomissione come mille altri comportamenti. In questo
contesto vorrei raccontarti un caso di Reggio Emilia che ha visto coinvolto un
padre di origine albanese che abusava del figlio, anche tramite rapporti orali.
La segnalazione venne fatta da parte della maestra alla procura, dopo che il
piccolo le esplicitò cosa accadeva. Ed è stato il primo caso al mondo, diciamo
pure, di una presunta vittima di abusi da parte del padre che venne portato in
piazza per chiederne la scarcerazione, quindi una violenza nella violenza.
Antonietta Chiodo: Quindi a questo bambino in casa
deve essere stato detto di tutto… si trova ancora in famiglia?
Massimiliano Frassi: Si, perché che cosa accade, che
al processo gli esperti, quindi i periti che il padre porta dicono che nella
tribù rurale di provenienza del padre è tipico dare dei baci nelle parti
genitali del bambino maschietto perché così facendo diventerà un adulto
prolifico, un vero maschio.
Antonietta Chiodo: Quindi parliamo di culture
tribali e di quanta manipolazione c’è in realtà in queste situazioni…
Massimiliano Frassi: Esatto. Su questa base mi muovo
all’obiezione che loro muovono a te, la mia cultura non vuole prevaricare sulla
tua, accetterò tutto delle altre culture, anche quella di pregare il tuo Dio
che poi scopriremmo non essere tanto diverso dal mio, e mi andrà tutto bene, ma
non posso accettare quello che riporta me all’età della pietra, o che riporta
me donna a dover arrivare addirittura a pensare a quelli che sono diritti che
dovrei dare per scontati. Poi ripeto, l’Italia oggi non offre un bell’esempio
della tutela di questi diritti. Infatti siamo ancora in alto mare. Abbiamo
tanto lavoro da fare per proteggere i bambini.  
Antonietta Chiodo: Vorrei
farti una domanda a cui io non riesco a trovare una risposta e che mi tormenta
da anni. A livello politico,
quale è
l’anello mancante che blocca l’ingranaggio della giustizia e non permettere di
combattere lo sfruttamento sessuali dei bambini?
Massimiliano Frassi: Si
blocca tutto quando si arriva in alto. E come hai detto tu, noi che ci mettiamo
la faccia, a volte ci chiediamo come mai … Poi ci ritroviamo in tribunale, e i
rei sono un bidello semi analfabeta di Palermo, un ingegnere informatico di
Belluno, un docente universitario di Torino e un insegnante di teatro a Reggio
Emilia. Che cosa hanno in comune queste quattro persone? Le persone alla fine
la scampano perché hanno gli agganci giusti. Hanno legami politici e basta.  

Gli abusi contro i bambini
nel mondo sono talmente numerosi che siamo incapaci di parlare di tutto. Alcuni
esempi di cui abbiamo parlato sono i bambini nelle carceri israeliane, i
bambini che nel terzo mondo vivono in un paese non censito, le bambine del
Camerun a cui si stira il seno, le bambine vittime delle mutilazioni genitali
femminili, i bambini schiavi in Mauritania, i bambini che muoiono di fame in
molti paesi africani, i bambini che muoiono di NOMA per colpa della
malnutrizione, le bambine vendute, le bambine abusate sessualmente dai
loverboy. Esistono vite inesistenti, bambini che vengono catturati nella rete
della tratta, bambini venduti, abusati in casa o nelle carceri, bambini a cui è
negato il gioco ma… ma in questo articolo ho voluto mettere in rilievo la responsabilità
degli adulti con le loro bugie e la loro freddezza con cui voltano lo sguardo e
fanno finta di niente. I pedofili infatti dopo il loro crimine tornano a casa
dal lavoro con un giocattolo per il proprio figlio, mentre un altro bambino sta
ardendo all’inferno.
Non dimentichiamo mai che i
bambini sono i germogli della vita. Ma i fiori sono destinati a morire se non li
curiamo. Ciò che accade è sempre colpa di un carnefice, ma non dimentichiamo
che anche i complici hanno un peso fondamentale in questo orrore chiamato
Mondo. Non aspettiamoci un mondo migliore, se ai nostri figli diamo l’esempio
che la vita di un bambino che non conosciamo non ha lo stesso peso della
nostra. Infatti ogni bambino ha lo stesso valore e gli stessi diritti.