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Dolore dell’anima, bombe che spezzano ossa e sogni, essere donna nel secondo millennio

by Antonietta Chiodo, ProMosaik e.V. Italia.

“Non si nasce donna, ma lo si diventa.”
Il mio lavoro mi conduce spesso al confronto
con figure femminili, sono semplicemente un essere umano in un corpo di donna,
che collabora con persone il cui unico interesse è cercare di dare voce ai
problemi degli ultimi e dare senso a ciò che per altri un senso non lo ha.
Ancora ora a 39 anni mi ritrovo spesso a dover combattere contro il
pregiudizio, ho varcato portoni, ho incontrato uomini importanti che forse ho
erroneamente sottovalutato istintivamente, per la mia effimera idea che tutti
siamo uguali, semplici ed abbiamo sempre qualcosa da imparare. Parecchie volte
mi sono state fatte delle avances, ma continuo a percorrere la mia strada,
anche quando un anno fa da un uomo politico con un sorriso beffardo mi sentii
dare della ” Puttana di classe”, forse per lui era un complimento,
per me un po’ meno, ma è questo l’atteggiamento che spesso gli uomini assumono
nei confronti delle donne.
Ad ogni storia resto lì ad ascoltare e
trascrivere e come uno specchio guardo negli occhi di chi mi sta difronte ed
analizzo ogni ferita: parlo con donne che sanno cosa sia il dolore, la
depressione, l’abuso sul proprio corpo, bambine cresciute troppo presto,
incarcerate in un corpo adulto fatto di seni, ciclo mestruale e maternità,
solitudine o sogni frenati dal potere maschile.
La donna di questo millennio è una guerriera
che vorrebbe gridare la propria forza e a cui non è permesso scegliere. Noi
donne siamo donne istruite, attente a non commettere errori che vengono spesso
commessi perché la donna il più delle volte ha il difetto di non voler ferire,
tenendo dentro di sé quelle cicatrici che sanguinano irrequiete, un viso
perfetto, lo sguardo fiero e dolce al momento giusto. Donne che si alzano
presto la mattina, preparano i bambini per andare a scuola, si truccano, fanno
colazione, quando si ricordano di farla, scappano all’aperto veloci, contando i
minuti e l’agenda sempre nella borsa e quella morsa allo stomaco che nega la
voglia di immaginarsi ancora, di nuovo, amata. E anche se oramai senza coraggio
ci si spera ancora, sognando ad occhi aperti.

Donne che perdonano o pensano di esserci
riuscite, donne che non riescono a mangiare e se mangiano vomitano, perché
quella maledetta perfezione che non esiste nel mondo intorno a loro, la
pretendono da loro stesse. Pur essendo belle come il sole, si specchiano
vedendo un ratto indigeribile. Infatti il male di vivere ti toglie la
voglia di esistere. Donne in guerra, donne sole con i propri bambini tra le
bombe che trascinano il proprio coraggio in un drappo di seta intorno al viso,
serie, fiere che pregano e chiedono a Dio di star loro vicino e di difenderle,
quella difesa che spesso gli uomini non hanno il coraggio di dare.
Madri che stringono il cucciolo ucciso, e non smettono
di baciarlo, perché tuo figlio non può morire per mano di nessun altro che non
sia il supremo. Sorelle che fanno da genitori già da piccole, sapendo che il futuro
nasce dal dolore di adesso. Più mi guardo intorno e più mi rendo conto di
quanto siamo fragili come bicchieri di cristallo, fragili come i sogni che i
potenti cercano di spazzare via nel silenzio più totale, in una società pronta
a divorarti viva, perché devi correre, stare al passo. Non basta essere amica e
madre, ma devi essere anche cavaliere di te stessa in questo periodo storico
dove la maggior parte degli uomini ha visto perdere lungo la strada la propria
identità. Uomini dal grande coraggio e dal colletto inamidato, affascinanti,
uomini dalle brillanti carriere con doppie vite, tra mogli e amanti e i Natali
con i figlioletti, sapendo che ci sarà sempre qualcuno a scambiare minuti
silenziosi e nascosti con loro. Donne a cui è negato il posto di potere, donne
che gridano ai diritti umani, donne che vorrebbero cambiare il mondo ed in
fondo ci sono riuscite senza saperlo, donne chiuse in un manicomio, artiste
straordinarie che usano il cuore e la mente per distruggere i muri dell’ignoranza.

Alda Merini. Dopo un’infanzia ed un’adolescenza segnate
dalla malinconia e dall’introversione, a soli 15 anni esordisce come autrice e
a 17 viene internata per un mese, per quello che sarà in seguito diagnosticato
come disturbo bipolare.
” E’ necessario che una donna lasci il segno di sé, della propria
anima, ad un uomo perché a fare l’amore siamo brave tutte! “
Alda Merini (Milano, 21 marzo 1931 – Milano, 1º novembre 2009)
Le cose stanno cambiando, nell’epoca delle
bombe e della lotta. Senza rendercene conto percorriamo una ricerca dello
spirito che ci conduce sempre più spesso verso le discipline orientali e ad un
confronto e/o scontro con la propria anima, discipline che ci portano ad
entrare dentro se stessi per portare il silenzio della mente, quella mente che
combattiamo e che i media bombardano di segnali e immagini a cui dovremmo
rappresentarci totalmente senza batter ciglio. Ma le donne di oggi stanno
cambiando, stanno diventando di nuovo combattive come in passato. Infatti, nel
silenzio di ogni passo cercano di cambiare qualcosa intorno a loro.
Sempre di più quelle che si occupano di
attivismo, senza paura di essere additate a stupide senza cervello, oggi
vogliono sapere, vogliono comprendere e decidere, che camminano a testa alta e
gridano al suono della parola “Giustizia” le loro motivazioni con orgoglio e
gli occhi che brillano di sogni. Eppure qualcosa sfugge, siamo come angeli in
un cappotto bagnato perché sentiamo che spesso bisogna guardarsi le spalle e le
donne sanno che il male di vivere è una morsa allo stomaco, qualcosa che
ti toglie il sonno e ti porta alla solitudine.
Il periodo più brutto della mia vita sono
stati questi venti mesi in Senato. Venti mesi veramente inutili, la mia
dolcissima, cara amica giornalista, mi attribuisce meriti che in realtà io non
ho. Franca Rame (Parabiago, 18 luglio 1929 – Milano, 29 maggio 2013)
Professor Raffaele Morelli
Lo psicologo Raffaele Morelli si è laureato in
Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Pavia nel 1973, nel
1974 inizia il suo servizio come militare di leva a Trapani, dove svolge
attività di studio sulle problematiche relazionali dei militari nello svolgimento
delle proprie mansioni. Si è poi specializzato in psichiatria presso
l’Università degli Studi di Milano nel 1977. Dal 1979 è direttore dell’Istituto
Riza, un gruppo di ricerca che pubblica la rivista Riza Psicosomatica ed altre
pubblicazioni specializzate. Persegue lo scopo di “studiare l’essere umano
come espressione della simultaneità psicofisica, riconducendo a questa
concezione l’interpretazione della malattia, della sua diagnosi e della sua
cura”. Inoltre è direttore delle riviste Dimagrire e Salute Naturale. Dall’attività
dell’Istituto Riza è sorta anche la Scuola di Formazione in Psicoterapia con
indirizzo psicosomatico, riconosciuta ufficialmente dal Ministero
dell’Università e della Ricerca nell’ottobre del 1994.
Raffaele Morelli è anche vicepresidente della
SIMP (Società Italiana di Medicina Psicosomatica)
– In molte persone esiste un’idea
profondamente sbagliata, che fa credere che le sofferenze dell’anima siano
destinate a durare per tutta la vita. Non è così: dentro ognuno di noi esiste
un processo creativo, qualcosa che sta “facendo” adesso l’essere che sei,
indipendentemente dalla vita che ho fatto, da chi ho incontrato. Valga questo
esempio: una mia collega mi dice che sta attraversando un periodo difficile, e
mentre mi parla delle cose che non vanno bene della sua vita, le ricollega alla
sua storia famigliare. Le chiedo allora di guardarsi intorno e di chiedersi
cosa sta accadendo intorno a lei in quel momento, perché ciò che sta creando il
suo essere, è tutto quello che la circonda in quel preciso momento… Noi
dobbiamo guardarci intorno e guardare a ciò che stiamo creando in questo
preciso momento, non collegare le nostre sofferenze a una causa. Le nostre
ferite “eterne” (ovvero quelle che cronicizziamo con il pensiero) impediscono
che l’esistenza continui; il cervello è fatto per produrre cicatrici,
allontanare i traumi e andare avanti. Per questo non dobbiamo più andare a
toccare le nostre cicatrici, dobbiamo lasciarle nel nostro passato. Le cose
valgono solo nel momento in cui accadono, non c’è nulla che duri per sempre;
noi cambiamo continuamente, sia di giorno che di notte, cambiamo a seconda dei
sogni che facciamo, dei nostri modi di stare “in campo”. – dott. Raffaele Morelli