General

Attivismo e sangue freddo per difendere i bambini delle guerre

di Antonietta
Chiodo, ProMosaik e.V. Italia
La mia
generazione è cresciuta a cavallo, tra la lotta del sessantotto e gli anni
ottanta in cui tutto è stato stravolto. Le guerre del potere e gli accordi
sottobanco cominciavano a tessere ragnatele complesse, mentre la musica creava
generi Rock ed Hard Rock, ritmi veloci e voglia ed un forte senso di libertà, mettendosi
ai piedi un paio di anfibi alla scoperta del mondo. Le droghe sintetiche giravano
come mentine e tutti erano pronti a ricordarci quanto era stato fatto e quanto
noi non saremmo stati all’altezza. Il mondo della moda e delle copertine
patinate riempivano le edicole. Internet era solo un immaginario lontano,
sentivamo ancora il profumo della carta stampata, non esistevano i cellulari e
tutto era meno veloce e permetteva alla mente di scappare lontana ed elaborare
soluzioni ed anche tantissimi problemi. Ma nulla è mai cambiato: sono semplicemente
stati il mercato del denaro, il Business, i film e la bravura dei pubblicitari a
confonderci per brevi momenti, sino a quando le lotte dei nostri genitori in
piazza, per i diritti dei lavoratori, delle nostre madri perché le donne
potessero gridare a voce alta la propria libertà di scelta ci ha rimesso ai
piedi comode scarpe da ginnastica per inseguire strade di libertà e pace. Elencheremo
a termine dell’articolo la regolamentazione giuridica delle attività online.

Armati di tastiere, genitori e lavoratori, operai,
avvocati, tassisti, contadini, madri: l’attivismo non ha età e non ha classe
sociale; è la voce di chiunque non accetti il potere decisionale di un
agglomerato di selezionati omini di alti vertici. Si concludono guerre in nome
della sovranità del denaro e sapendo che le banche controllano maggior parte
dell’ossigeno terrestre, gli attivisti rubano ogni singolo minuto del tempo
libero in proprio possesso a divulgare notizie. Molti hanno sentito certamente
parlare di Anonymous, gli hacker più famosi al mondo. Sono cellule disperse,
persone comuni che si trasformano in pirati del web in nome della giustizia e
dell’informazione, non sono assassini della democrazia o qualcosa del genere,
spesso non si incontrano e non si conoscono i loro visi. Hanno codici etici che
permettono loro di riconoscersi e di comprendere chi dall’altra parte del monitor
sia un infiltrato o meno. È anche vero che questo tipo di lotta sia diventata una
moda negli ultimi tempi, una forma di ribellione al sistema.
Le attività di chi di volta in volta si riconosce
nell’azione collettiva generata o ispirata ad Anonymous, sono grosso modo di
due tipi, suddivisi nella pubblicazione di informazioni riservate acquisite
tramite incursioni informatiche quali exploit, phishing e metodi di ingegneria
sociale, dall’altra una modifica o un blocco temporaneo delle attività online
del target ottenibili attraverso tecniche di defacement e DDoS. A differenza di
altri movimenti sociali l’azione di Anonymous si caratterizza per la
compresenza di attività di protesta effettuate online, come il netstrike, e in
pubblico, nella vita reale, quando i partecipanti alle proteste si mostrano con
indosso la maschera di Guy Fawkes, resa famosa dalla
serie a fumetti V per Vendetta.
Ma attenzione: qui si lotta con la guerra, le leggi,
le intercettazioni! La maggior parte degli attivisti seri sa di essere
controllato e di perdere il proprio diritto alla privacy. Ma quando si arriva a
visionare tonnellate di video di bambini morti e soprusi su minori ed intere
popolazioni sino a rendersi conto che non ci si può fermare, ecco che gli
attivisti danno il via ad azioni continue e fluenti nel web. Poi tra di loro si
conoscono, si fiutano, e dopo anni si riconoscono e si rispettano. I media,
l’ONU, la FAO, le ONG dichiarano parte di ciò che accade realmente. Su internet
le notizie e le informazioni viaggiano veloci. Nomi, leggi, fotografie, video,
tutto permette agli hacker e agli attivisti di fare un lavoro di collaborazione
intrecciato con la stessa velocità, con la quale le nazioni modificano i propri
accordi.
Durante
il bombardamento della scorsa estate sulla striscia di Gaza, pochi sanno che vi
fu una collaborazione a distanza da vari paesi del mondo per difendere i
bambini dei palestinesi dal genocidio israeliano, la cosiddetta Operazione Margine Protettivo o Scogliera Solida. Si unirono dandosi un
codice collettivo, un orario ben preciso di una sera verso le ore 22.00. Così migliaia
di persone, attivisti ed hacker posizionate davanti a monitor e tastiere cominciarono
il loro bombardamento a tappeto di insulti e richieste presso il sito
istituzionale delle Nazioni Unite, sollecitando interventi e sanzioni nei
confronti del sionismo che stava mietendo centinaia di vittime.
A febbraio
di quest’anno invece una hacker siriana di Anonymous, riuscì a sedurre un jihadista
in chat, rubando dati dal suo computer e permettendo così alle truppe di Assad
di attaccare i combattenti, individuando la loro postazione.
L’Umanità
li unisce tutti nella pace e nell’uguaglianza. Dunque ho scelto alcuni attivisti,
ponendo loro due domande.
Tam è una donna combattiva che
lotta perché la verità venga divulgata a dispetto di ciò che decidono i media.
Spesso per motivi di sicurezza ha dovuto riaprire i propri account o ricomporre
le sue pagine per non fermarsi. Ma la lotta è più forte, perché – come ci spiega
– quando entri in questo giro, la tua umanità non può dormire di fronte a certe
immagini.
Antonietta
Chiodo: Qual è stata la molla che ha fatto scattare in te la voglia di
diventare un’attivista su internet?
Tam: La scarsa parola per i
deboli, gli ultimi…. sono tutti compatti per far vedere una società
progresso.
Antonietta
Chiodo: C’è stato un momento in cui hai avuto paura di essere controllata?
Tam: Sempre… Su Facebook mi
bloccano le pagine quando ci sono incontri o manifestazioni… o tipo Gaza. Ma
non importa io cerco solo di dare una diversa informazione. Sono contro il
sistema….
A lui invece piace essere definito Il Nonno, e questo per vari motivi: da
una parte per la sua vita vissuta nelle strade e nelle manifestazioni. Infatti
è un uomo per il quale il mondo non dovrebbe avere confini. Da poco tempo ha un
nuovo nipotino. Ama i bambini ed in tutto e per tutto crede nella loro difesa e
lotta perché i loro diritti vengano rispettati.
Antonietta
Chiodo: Che cosa pensi quando ti rendi conto che la maggior parte delle persone
non sappia cosa accade realmente nel mondo?
Il Nonno: E’ una consapevolezza che ho
ormai da decenni … la gente … le masse popolari sono ormai “pilotate” dai
mass-media a vedere e conoscere sempre meno e sempre solo una parte della
verità, funzionale al pensiero unico del capitalismo e del consumismo di massa.
Questo fa in modo che la violenza diventi abitudine, la morte spettacolarizzata.
Ognuno si chiude nel suo castello a guardare alla tv, quello che è il mondo e
non si ha più esperienza diretta, confronto, dialettica tra le persone … penso
che siamo abbastanza nella merda, alla tv e su internet.
Antonietta
Chiodo: Quanto alto è il tuo senso di impotenza nei riguardi di ciò che accade
ai più deboli?
Il Nonno: Zero.. con il mio agire e
comunicare quotidiano e nel concreto, individualmente ed in modo collettivo,
lotto, e diffondo pratiche di ribellione, azione diretta, liberazione dagli
schemi di omologazione dell’individuo.
Quindi non mi sento impotente
perché metto le mie forze ed energie in quello che faccio e questo da un lato
mi appaga, dall’ altro mi induce a continuare e comunicare con gli altri,
capire, conoscere, sperimentare esperienze altrui e condividere le mie. Mi
sento impotente quando vedo lo strazio della morte degli innocenti…
Vi elenchiamo
qui di seguito la regolamentazione dell’uso dei social Network:
Qualunque attività effettuata su Internet (e di
conseguenza anche su Facebook) è registrata sui siti in cui viene eseguita (da un
minimo di 3 mesi a un massimo di 2 anni, in funzione della legislazione dello
Stato di origine del gestore), e l’autore è, generalmente, SEMPRE
rintracciabile da parte degli organi di controllo preposti (Polizia Postale,
Carabinieri, Guardia di Finanza) e a seguito di un ordine di procedura da parte
dell’Autorità Giudiziaria.
Utilizzo di Facebook per comunicare con altri utenti
(in modo “sbagliato”)
 Alcuni reati
più comuni, che se perpetrati a voce possono passare quasi inosservati, su
Facebook assumono delle caratteristiche che risultano sanzionabili d’ufficio,
anche in assenza di una denuncia da parte dell’interessato.
 Diffamazione
Il reato, punito dall’art. 595 c.p. con pene, nella
forma aggravata, fino a 3 anni di reclusione (con annesso diritto al
risarcimento nei confronti della parte lesa), prevede l’inserimento di frasi
offensive (battute “pesanti”), notizie riservate la cui divulgazione
provoca pregiudizi, foto denigratorie o comunque la cui pubblicazione ha
ripercussioni negative, anche potenziali, sulla reputazione della persona
ritratta.
 Sostituzione di persona e usurpazione di
titoli e onori
 La Cassazione,
nel 2007, ha ritenuto che rientri in tale reato il comportamento di chi crea un
falso account di posta elettronica, intrattenendo corrispondenze informatiche
con altre persone e spacciandosi per persona diversa (quindi come su FB). Anche
se per integrare il reato di cui all’art. 494 c.p. è necessario il fine di
conseguire un vantaggio o recare un danno, tali requisiti sono intesi in modo molto
ampio, come non comprensivi solamente di vantaggi e/o danni di tipo economico
ed è molto facile ravvisarli nei casi concreti.
E’ reato quindi (anche su Facebook) spacciarsi per
persona diversa, o utilizzare marchi, simboli o loghi per rappresentare ciò che
non si è, o trarre comunque in inganno altri utenti sulla propria professione.
Si potrebbe configurare (?) anche il caso previsto
dall’art 613 (Stato di incapacità procurato mediante violenza), in fase di
integrazione (bis-ter) dove si sta discutendo in questi termini: “La
fattispecie è descritta come il comportamento di colui che, salvo che il fatto
costituisca più grave reato, …. pone taluno in uno stato di soggezione
continuativa tale da escludere o da limitare grandemente la libertà di autodeterminazione,
utilizzando tecniche di condizionamento della personalità o di suggestione, che
possono far uso unicamente sia di mezzi di carattere esclusivamente psicologico
sia di mezzi materiali.” (Disegno di Legge – Resoconto sommario n. 171 del
08/06/2010).
 Art. 494 Sostituzione di persona
Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un
vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo
illegittimamente la propria all’altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri
un falso nome, o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce
effetti giuridici, è punito, se il fatto non costituisce un altro delitto
contro la fede pubblica, con la reclusione fino a un anno.
 Art. 498 Usurpazione di titoli o di onori
Chiunque abusivamente porta in pubblico la divisa o i
segni distintivi di un ufficio o impiego pubblico, o di un Corpo politico,
amministrativo o giudiziario, ovvero di una professione per la quale è
richiesta una speciale abilitazione dello Stato, ovvero indossa abusivamente in
pubblico l’abito ecclesiastico, è punito con la multa da lire duecentomila a
due milioni. Alla stessa pena soggiace chi si arroga dignità o gradi
accademici, titoli, decorazioni o altre pubbliche insegne onorifiche, ovvero
qualità inerenti ad alcuno degli uffici, impieghi o professioni, indicati nella
disposizione precedente. La condanna importa la pubblicazione della sentenza.
Offese a una
confessione religiosa
Il reato di Vilipendio della religione dello Stato è
stato modificato (2000).
Ecco gli
articoli del Codice di Procedura Penale che trattano l’argomento:
Art. 402 Vilipendio della religione
dello Stato [Il 13 Novembre 2000 La corte costituzionale nella sentenza numero
508 dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 402 del codice penale
(Vilipendio della religione dello Stato). Il Testo riportava: “Chiunque
pubblicamente vilipende la religione dello Stato è punito con la reclusione
fino a un anno”].
Art. 403 Offese a una confessione
religiosa mediante vilipendio di persone
Chiunque pubblicamente offende una confessione
religiosa, mediante vilipendio di chi la professa, è punito con la multa da
euro 1.000 a euro 5.000. Si applica la multa da euro 2.000 a euro 6.000 a chi
offende una confessione religiosa, mediante vilipendio di un ministro del
culto.
Art. 404 Offese a una confessione
religiosa mediante vilipendio o danneggiamento di cose
Chiunque, in luogo destinato al culto, o in luogo
pubblico o aperto al pubblico, offendendo una confessione religiosa, vilipende
con espressioni ingiuriose cose che formino oggetto di culto, o siano
consacrate al culto, o siano destinate necessariamente all’esercizio del culto,
ovvero commette il fatto in occasione di funzioni religiose, compiute in luogo
privato da un ministro del culto, è punito con la multa da euro 1.000 a euro
5.000. (…)”
Peculato (dipendenti pubblici)
Recentemente (2007) è fatto espresso divieto ai
dipendenti pubblici di utilizzare Internet (e quindi anche Facebook) nel luogo
di lavoro. E’ stato messo in evidenza da una sentenza della Cassazione che
risponde di peculato il dipendente pubblico che accede indebitamente a internet
(non dunque per attività autorizzate che a lui competono per il lavoro che
svolge), anche quando il contratto di erogazione del servizio stipulato dalla
Pubblica amministrazione è un contratto a forfait (che prevede cioè un
pagamento di una tariffa fissa indipendentemente dalla durata della
navigazione). Anche se tale comportamento non provoca alcuna lesione al
patrimonio della Pubblica Amministrazione è comunque tale da ledere l’altro
bene giuridico tutelato dalla norma che punisce il peculato, cioè il buon
andamento della Pubblica Amministrazione.

Fonti
utilizzate e consultabili:
Lotta allo spam, i rimedi possibili (IlSole24ore.com)
Il Codice in materia di protezione dei dati personali
Modificazioni ed integrazioni delle norme del codice
penale e del codice di procedura penale in tema di criminalità informatica
(LEGGE 23 dicembre 1993 n. 547)
Wikisource.org – Codice Penale – Libro II – Titolo IV